Elven


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Mi trovo all’EP Metal Fest in compagnia degli Elven al gran completo, band emergente dedita ad un metal estremo, dalle tinte nordiche e perché no, folkloristiche; che ha recentemente registrato il primo demo “Damned Marsh”.

Cosa significa il monicker Elven?

Ilden: Sai, abitando a Vigevano ed avendo vicino una situazione come quella del parco del Ticino, siamo molto attaccati a questo ambiente e cerchiamo di portare queste influenze nella nostra musica.
Elven infatti, significa “il fiume” in norvegese.

Come nascono gli Elven?

Ilden: La band è nata circa due anni e mezzo fa, quasi per caso.
Mio fratello Berg (voce e chitarra degli Elven, nda) e Marko (batteria, nda) stavano già componendo dei pezzi per conto loro insieme ad un nostro amico; era un progetto molto più indirizzato verso il death metal rispetto a quanto prodotto oggi con gli Elven.
Col passare del tempo il lavoro è sempre più rallentato e sono rimasti solo Berg e Marko; a quel punto sono entrato nella band proponendo di spostare il tutto su sonorità più black metal e più folk.
A loro questa proposta è piaciuta e da allora siamo andati verso questa direzione.

Come definire il sound degli Elven oggi? Quali sono le vostre maggiori influenze?

Berg: Guarda, le influenze sono abbastanza varie, ogni membro della band ha le sue preferenze che vanno dal black al death al viking o comunque un metal prevalentemente estremo.
Abbiamo voluto mischiare le sonorità fredde, tipiche del black, a dei suoni più corposi di stampo death metal per ottenere un risultato diverso dal solito…

Domanda per il chitarrista Sorghum, ultimo entrato nella band, come nascono le canzoni degli Elven?

Sorghum: Dunque, principalmente partiamo da un’idea di fondo, che può essere data da un riff di chitarra o da un pezzo di batteria, che viene successivamente trasformata in base al riffing e al mood che vogliamo dare al pezzo e iniziamo a creare lo scheletro sul quale si arrangerà la canzone.
La batteria e il basso lavorano sulla sezione ritmica, mentre le chitarre sulle melodie.
Una volta concluso lo scheletro iniziale, iniziamo a pensare ad un testo da poterci montare sopra e arrangiamo il risultato in modo da amalgamare il tutto apportando anche modifiche al famoso scheletro.
Come ultima cosa si inseriscono le voci, prima quella di Berg e poi di Ivy, oppure in contemporanea, e si rifinisce il tutto con le ultime modifiche.
Questo è il processo creativo della maggior parte delle canzoni.

Parlatemi del vostro demo “Damned Marsh”, come è stato registrato?

Ilden: Il demo è stato registrato in maniera piuttosto casereccia siccome non avevamo la possibilità di usufruire di attrezzature di alto livello.
Diciamo che non avendo nessun fondo dal quale attingere, ci siamo arrangiati con ciò che avevamo per ottenere il risultato più professionale possibile.
Abbiamo iniziato registrando la base di batteria a metronomo e successivamente le chitarre e il basso; a seguire le voci e alla fine i vari effetti e abbellimenti del caso.
Per quel che riguarda la scaletta, abbiamo scelto questa tracklist perché erano gli unici pezzi pronti al momento e creavano una situazione musicale il più possibile omogenea.

Ivy, tu sei la curatrice dei testi, come nascono e di cosa parlano le liriche degli Elven?

Ivy: Per quel che riguarda il demo, non avevamo delle idee ben precise con le quali iniziare; come hanno già detto Ilden e Berg riguardo alla musica, ognuno aveva qualcosa di diverso in testa, ma abbiamo deciso di continuare a trarre ispirazione dalla situazione che noi viviamo, essendo ancorati al nostro fiume e alle tradizioni del posto.
“Damned Marsh” segue una sorta di concept incentrato sulle vicende riguardanti il Ticino; abbiamo preso delle storie popolari, leggende e anche fatti di cronaca legati alla nostra zona, cose che appartengono ad un passato recente quanto lontano.
Inizialmente siamo rimasti fedeli a questa idea di lirica incentrata sulle vicende strettamente riguardanti il fiume, ma poi abbiamo contaminato l’idea iniziale con degli elementi storici (come la storia della nascita di Mortara, nda) e fantastici.
In questo modo ogni canzone ha mantenuta la propria identità, per esempio la titletrack è ispirata da dei fatti di cronaca e dalla atmosfera “fisica” del Ticino; mentre “Witch Hollow”, che personalmente preferisco, parla della leggenda legata ad un luogo particolare del fiume chiamato “ramo delle streghe”, sta agli ascoltatori scegliere se credere o no alla leggenda…
“Pulcra Silva” invece tratta un argomento prettamente storico, è la storia abbastanza riassunta di ciò che sono stati gli avvenimenti che hanno portato a determinate situazioni locali.

Come procede sul fronte live? Quali pezzi proponete dal vivo?

Ilden: Ma si, diciamo che va bene, anche se l’ultimo non è stato proprio eccelso, anzi… faceva un po’ cagare (risate generali, nda)!
Però in generale portare dal vivo una band come gli Elven è un’esperienza abbastanza soddisfacente, anche la risposta del pubblico è molto buona.

Berg: Well… (risate, nda) fondamentalmente la nostra scaletta per i live contiene gli stessi pezzi del demo e ultimamente abbiamo presentato anche uno dei nuovi pezzi in preparazione e devo dire che ha riscosso un discreto successo!

Sorghum: Esattamente. Il nuovo pezzo è una storia, una sorta di fiaba che noi abbiamo adattato al sound della band.
Si tratta di un pezzo molto atmosferico e, a mio parere, si sente una vera e propria maturazione del nostro sound; forse è un pezzo “meno pieno” rispetto agli altri, ma molto meglio amalgamato e per quel che riguarda i live è la canzone che rende meglio dopo “Damned Marsh”, che è un po’ il nostro “masterpiece”.

Cosa ne pensate della scena metal italiana?

Sorghum: Dunque, io credo che il metal in Italia non sia morto, ma poco ci manca…
Una cosa che mi è sembrata di capire della scena italiana è che tra gruppi non solo non ci si aiuta a vicenda, ma addirittura si cerca di ostacolarsi. E non parlo solo della scena underground.
E poi il metal in Italia è matematicamente il genere che va di meno e anche quello più denigrato.
E’ triste, ma purtroppo è una realtà e penalizza il lavoro che un gruppo cerca di fare per ottenere visibilità all’interno della scena o anche solo per se stesso…

Ivy: Esatto e poi c’è anche un altro fattore da non sottovalutare: molte persone, come sta succedendo adesso a noi, si lamentano della situazione generale quando anche i nostalgici del genere non dimostrano più l’entusiasmo nemmeno per i grandi gruppi.
Molti pretendono il sound dei grandi gruppi, ma anche ai concerti dei suddetti, non dimostrano il calore e la carica che ostentano nelle lamentele.
Si sa che il metal non è un genere “facile”, ma un supporto ed una spontaneità maggiori potrebbero influire molto sulla scena italiana…

Quali sono i progetti degli Elven per il prossimo futuro?

Sorghum: Ultimamente stiamo facendo un po’ di date nella nostra zona (Vigevano – Mortara) e iniziamo a girare a Milano e la prossima data è appunto al Transilvania Live di Milano, Martedì 23 Maggio.
Altre date non sono ancora state confermate, ma ci stiamo organizzando.
Ovviamente chi volesse avere delle informazioni sulle date o sulla band, non deve far altro che contattarci.

Siamo giunti alla fine di questa chiacchierata con gli Elven ai quali auguro una meritata scalata all’interno della scena. Volete salutare i lettori di EP?

Berg: Rock’n’Roll!
Sorghum: Fuck off!
Ivy: A presto!
Ilden: Burp!
Marko: Viva la figa
(Risate generali, nda)

Ricordo a tutti l’indirizzo Myspace degli Elven

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