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Attivi con il nucleo originale sin dal 1980, i Rain rappresentano uno dei gruppi più longevi dell’underground italiano. Dopo anni e anni di dura gavetta il gruppo bolognese è finalmente uscito dall’anonimato e sta raccogliendo consensi e successi non solo in terra italiana, come è dimostrato dalla loro presenza al Metal Camp della scorsa estate. In questa intervista che abbiamo raccolto dai simpatici ragazzi felsinei abbiamo analizzato il loro momento e abbiamo parlato del loro futuro. I Rain sono stati recentemente alle prese con dissidi interni al gruppo e con la separazione dal loro primo chitarrista Lucio, fondatore del gruppo oltre 25 anni fa. Nelle domande che seguiranno questo episodio non è stato preso in considerazione, non vogliamo farci della pubblicità gratuita facendo “gossip” o facile giornalismo attaccandoci alle polemiche o alle chiacchiere. Ho intervistato personalmente i Rain perchè, con o senza Lucio, li considero un ottimo gruppo metal e in quest’ottica ho impostato la chiacchierata. Non troverete veleni nè polemiche in questa intervista, ma solo sano rock’n roll!
Rispondono alle domande Tronco, cantante e Amos, chitarrista.
Partiamo dalle notizie che ho letto sul vostro sito: “Dad Is Dead” sarà il titolo del prossimo album? Vorremmo sapere quando uscirà e se uscirà sempre per la Deadsun Records, con cui avete inciso “Headshaker”.
Tronco: Il titolo non è ancora definitivo.
Amos: Diciamo che dovrebbe uscire comunque entro la fine del 2006. Le offerte sono svariate, le stiamo vagliando una dopo l’altra. la Dead Sun comunque ci ha riproposto di rimanere con loro però ora vediamo un attimo, perchè si sta facendo sotto dell’altra gente che ci può garantire magari qualcosa di più grosso quindi attenderemo un po’. Stiamo già preproducendo l’album nuovo, appena avremo terminate le tracce le faremo sentire a tutti quelli che ci stanno proponendo qualcosa e vedremo chi ci offrirà di più, chi ci darà qualcosa di più consistente, poi decideremo.
Ma gli album con la Deadsun Records non erano due da contratto?
Amos: In teoria sì, ma svincolarsi da un contratto non è poi così difficoltoso, basta dare all’etichetta quello che deve avere e sei a posto. Quando fai un contratto c’è sempre anche un modo per uscirne quindi come l’hai fatto lo puoi disfare.
Tronco: la cosa buona è che loro ci hanno chiesto di rimanere. Vi è una clausola che dice che noi possiamo fare quello che ci pare, però loro ci hanno chiesto di rimanere, quindi evidentemente credono in noi. E specifico che sono interessati a questa formazione dei Rain, perchè in fin dei conti siamo sempre noi, non è cambiato niente.
Amos: L’album conterrà una decina di pezzi nuovi e uscirà con in allegato un bonus dvd, a cui stiamo lavorando da oltre un anno, che raccoglie il meglio dei concerti live che abbiamo fatto a supporto del tour di “Headshaker”. Tra l’altro siamo rimasti molto contenti perchè il video del singolo vecchio “Only for the Raincrew” ha girato in parecchie televisioni satellitari, match music, rock tv, è stato anche a Roxy Bar con Red Ronnie ed è andato sempre bene.
I Rain stanno raccogliendo un sacco di successo dopo una gavetta interminabile nell’underground. Vi è mai passata per la mente l’idea di mollare tutto, vedendo che la notorietà faticava ad arrivare?
Tronco (sicuro di se’): No! neanche per un minuto, perchè io mi sono sempre divertito, stavo con gli amici.. e comunque adesso stiamo raccogliendo tantissimo, ma non è per questo che faccio queste cose. Però adesso si sta meglio che prima, su questo non c’è il minimo dubbio!
Voi avete suonato con grandi nomi del rock e del metal come Michael Schenker, Udo, i Rage, Paul Di Anno che vi ha addirittura scelto come spalla delle sue date italiane. Che impressioni vi hanno fatto questi artisti?
Tronco: Michael Schenker è un po’ schivo, ma fa parte del suo carattere, non è assolutamente scontroso. Di Anno è un “baraccone”, dopo due secondi era già a bere in mezzo a noi, ci siamo presi delle “balle” incredibili assieme a lui.
Amos: la scena più bella è stata, dopo un concerto a Torino, il dialogo tra Tronco e Paul Di Anno, il Tronco parlava in italiano, Di Anno gli rispondeva in inglese e sono andati avanti a parlarsi così per due ore!
Tronco: .. ubriachi marci.. con Di Anno è stato davvero uno spasso!
Amos: .. con Udo abbiamo fatto il festival a Valpolicella ma non l’abbiamo visto più di tanto, lui suonava alla sera ed è arrivato poco prima, noi invece nel pomeriggio. Idem per gli Iron Savior giù all’ Agglutination, con loro abbiamo fatto un po’ di casino in albergo ma si facevano abbastanza i fatti loro, anche perchè loro non sono, a mio parere, una band live, dato che sono dei produttori (Piet Sielck tra questi) e sono prevalentemente una band da studio. Hanno fatto il loro classico concerto, sembravano i classici tedeschi in vacanza in Italia.
Con i Rage secondo me è stato un bel colpo, perchè ci hanno messo davanti un buon pubblico per le tre serate, tutti belli carichi, è nata una bella collaborazione con loro e pensiamo di riuscire a fare qualcosa anche il prossimo anno con loro tornando a fare la nostra modesta figura. Assieme a noi due c’erano anche i Dead Soul Tribe, che fanno un genere diverso però erano di ottima compagnia.
Ci raccontate qualcosa della vostra prestazione al Metal Camp 2005?
Amos: il Metal Camp è stato bellissimo. siamo arrivati lì in un contesto, specialmente nel palco dove suonavamo noi, di gruppi prevalentemente estremi. Noi siamo arrivati lì proponendo il nostro vecchio genere, e la gente si è esaltata prepotentemente perchè comunque era una proposta un po’ diversa dagli altri, eravamo davanti ad un pubblico che praticamente non ci conosceva, non ci avevano mai visto ma subito al secondo ritornello partivano a cantare i pezzi ipercarichi, e quando abbiamo finito di suonare dopo la nostra mezz’oretta la gente ci chiamava per il bis, siamo scesi e il gruppo che doveva suonare dopo di noi è rimasto basito, sembrava pensassero “e ora come facciamo?”. Ci hanno fatto un sacco di complimenti, è stata una gran bella situazione. Non solo il nostro concerto, ma tutta la tre giorni, il posto è bellissimo, consiglio a tutti di andarci perchè ci si diverte, si sta bene, c’è il lago, secondo me quel festival potrebbe diventare un equivalente del Wacken per il sud Europa, ci sono le strutture per fare una cosa enorme perchè c’è anche un campeggio ben attrezzato, il paesino è tranquillo e pieno di donne!
I Rain hanno sempre avuto un occhio di riguardo per i loro fans, a cui hanno anche dedicato la song “Only for the Raincrew” e ad ogni concerto ci sono sempre pù persone che vi scoprono e che vi seguono entrando di fatto nel fan club, la Rain Crew. Come spieghi questa continua adesione di persone alla vostra causa?
Amos: C’è poco da spiegare, dovunque noi andiamo facciamo il nostro concerto, davanti a due persone, come davanti a mille, per noi è sempre uguale, perchè ci piace suonare in un certo modo, ci divertiamo noi per primi a farlo e secondo me alla gente piacciamo anche per quello, noi non siamo il gruppo che se c’è poca gente si tira indietro oppure ha paura, noi facciamo sempre casino, ampli a manetta e alla fine la gente si gasa sempre di brutto. Poi abbiamo fortunatamente uno staff di persone che ci seguono e che ci danno una mano, chi vende il cd, chi fa le luci, chi fa il fonico, e l’importanza di queste persone è fondamentale, perchè riesci a concentrarti di più a quello che devi fare sul palco. Se dovessimo gestire tutto da soli sarebbe un po’ un casino, infatti il fatto del fan club è stato alimentato anche dalle tante persone che ci aiutano spesso in queste situazioni. Ise, Edo e gli altri.
Tronco (imitando Vasco): la gente aderisce alla causa perchè.. aderisce alla causa, se no farebbe altre cose!
Ed ora una domanda che ci riporta al passato. dato che adoro gli anni 80, ci puoi dire come erano i rapporti con le bands dell’epoca (Crying Steel, Vanadium, Strana Officina, Skanners) e quali erano le difficoltà o i momenti di soddisfazione maggiori?
Tronco: Bella domanda. Noi all’epoca eravamo abbastanza collocati sul territorio, quindi Bologna e poco altro. noi avevamo contatti con gli Skanners per questioni di amicizia perchè un nostro carissimo amico che abitava a Bologna era un loro roadie, quindi quando venivano a trovarlo abbiamo avuto modo di conoscerli anche dal lato umano. Con i Crying Steel c’era invece, e c’è tuttora, un rapporto di amicizia, sopratutto con alcuni membri come Simonini e Nipoti, i due chitarristi, anzi Nipoti ha anche suonato con noi in qualche concerto. Con Vanadium e Strana Officina all’epoca non c’erano assolutamente rapporti, adesso abbiamo suonato sia con Pino Scotto che con il Bud (Ancillotti, ex cantante della band), ci siamo conosciuti e comunque i rapporti sono ottimi. Tra l’altro sono entrambi nostri compagni di agenzia, la Eagle Booking, che ci organizza i tour. Le difficoltà erano all’epoca da un punto di vista pratico, la mancanza di strutture sopratutto, ma nella maniera più assoluta, a Bologna si facevano due-tre concerti l’anno, poi magari ti capitava di fare un concerto fuori, a Budrio ad esempio (che culo! n.d.r.). Questo per noi, per loro c’era qualche possibilità in più, i Crying Steel fecero un tour di promozione per On the Prowl di quattordici date, una cosa incredibile mai ripetuta che per l’epoca era un record. A volte in situazioni paradossali, con impianto voce che andava a carbone, e in ambiti davvero disagevoli. Le soddisfazioni erano perchè, comunque, si aveva un bel po’ di anni di meno e c’erano ovviamente molti più sogni, tu speravi di diventare i nuovi Iron Maiden, i nuovi Saxon, alla fine tutti l’hanno pigliato in quel posto, però in tutti noi, da qualche parte del cuore, c’era questa speranza.
Ma secondo te, molte bands possono essere rimaste deluse perchè, nonostante le potenzialità, facevano parte della scena italiana e quindi penalizzate da mancanza di strutture, più che di idee?
Indubbiamente, e ti voglio citare un gruppo importante dell’epoca, i Danger Zone, loro erano un gruppo di Bologna, ebbero una grossissima delusione da parte di un produttore che aveva fatto registrare il disco in una certa maniera, con certa gente, ma che in realtà non è mai stato interessato a produrgli davvero il disco e a farglielo uscire, sono stati a suonare in cantina tantissimi anni, andarono anche negli Usa un mese, alla fine la presero in quel posto e rinunciarono. questa è una cosa che ho assolutamente toccato con mano.
Ringraziamo Amos, Tronco e il resto della band per la disponibilità e diamo appuntamento a loro e a voi ai prossimi concerti, con un classico “Rock’n Roll”!!
Intervista realizzata da Alessio e Lucia.
Sito ufficiale della band: www.raincrew.com – immagini prese dal sito ufficiale.