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L’organizzazione del Gods Of Metal per certi aspetti non è granchè, diciamolo.
Nessuna persona sana di mente organizzerebbe delle interviste / conferenze stampa nel retropalco di un festival all’aperto, dietro le casse, durante l’esibizione degli altri gruppi. L’unico risultato ottenibile è che dieci persone sedute attorno ad un tavolo, a meno di un metro di distanza l’uno dall’altro, non riescono a sentire quello che dicono, sovrastati da un rumore orribilmente cacofonico che tirerebbe scemo anche il Signore Delle Mosche.
Come ciliegina sulla torta sembrava brutto non aggiungere un tempo più che limitato a causa di “necessari” e casuali sgomberi del backstage da parte di chiunque tra stampa e artisti, per imprecisati motivi sicuramente di sicurezza nazionale del tipo “l’arrivo degli Heaven & Hell”.
Il risultato di questo tipo di organizzazione, per quanto riguarda la conferenza dei Symphony X, sono i pochi concetti raccolti qui, o almeno quel che ho potuto intuire e ricostruire attraverso la tempesta sonora che ci circondava e prima che tutti venissimo cacciati dal retro-palco.
Nota: I Symphony X sono presenti al gran completo all’intervista, ma alle domande ha risposto solo il frontman Russel Allen, persona molto cordiale e che sembra avere sempre una costante allegria.
Allora, quali sono le vostre impressioni sulla giornata di oggi e sul Gods Of Metal 2007?
Bel tempo, yeah, bello! Direi che questa è la cosa principale. Temevamo veramente una giornata come quella di ieri; per la nostra esibizione non sarebbe stata ottimale una condizione del genere e saremmo stati a disagio sia noi che il pubblico. Ma siamo stati fortunati e oggi si stava molto bene.
Che differenze avete trovato rispetto ad altri festival?
Non credo ci siano molte differenze tra i vari festival: le differenze sono tra i vari paesi in cui si svolgono e quindi tra i molti tipi di pubblico. Il bello del pubblico italiano è che riesce a sprigionare una enorme quantità di energia e ti fa sentire la passione. Ci sono posti, come in Germania, dove invece la caratteristica principale è lo stupendo boato che il pubblico riesce a generare cantando.
Poi ci sono posti in cui invece il pubblico è una massa di fattoni che sono lì solo per fare casino e non prestano la minima attenzione a noi che suoniamo.
Fortunatamente l’Italia non è così, anzi, proprio il contrario.
Cosa c’è di nuovo nell’ultimo album?
Prima di tutto c’è un nuovo processo di creazione delle musiche in quanto è un lavoro più pesante rispetto a quelli precedenti, quindi abbiamo dovuto approcciarci alle musiche in maniera totalmente diversa per riuscire ad ottenere un suono comunque in linea con le nostre sonorità. E poi in questa occasione anche la produzione è migliore rispetto che in passato, i suoni sono più puliti e insomma anche “il contorno” è stato organizzato meglio.
E’ stato difficile?
Sì, è stato complesso. Questo album non è un concept e così è stato più complesso da assemblare perchè per ogni canzone c’è stato un processo creativo separato dal resto. Una volta create un bel po’ di canzoni abbiamo dovuto riunirci e scegliere quelle migliori rispetto alle altre e all’interno di quelle abbiamo dovuto tirare fuori le dieci che sarebbero andate a costituire la tracklist definitiva. Non è stato per niente facile, no!
Lavorando su “The Revenge” hai imparato qualcosa di nuovo?
Lavorando con Jorn a quell’album, pieno di influenze blues, ho imparato molto sul cantato melodico e sul lavoro in studio. Ho imparato anche altro, perchè è stato un lavoro molto più organico rispetto a quello dei Symphony X e anche da questo ho tratto insegnamenti.
Dicci qualcosa riguardo ai testi dell’ultimo album.
Mi piace cantare di emozioni che sento; qualcosa che va oltre le semplici canzoni. Per poter costruire questo album abbiamo fatto molti esperimenti con le emozioni e ogni canzone ne rappresenta una diversa. La traccia numero uno per esempio tratta del tradimento e di tutto ciò che questo implica nell’uomo e c’è un emozione diversa associata ad ogni traccia dell’album.
Le tue capacità come cantante sono frutto di esercizio specifico oppure è tecnica naturale?
Ho fatto tantissimo esercizio per imparare ad usare al meglio il diaframma e a dosare il fiato per resistere uno spettacolo intero, ma sono stato molto fortunato e in gran parte ho delle capacità naturali. Insomma è un po’ come per un giocatore di baseball famoso: sicuramente ha imparato ad usare la mazza per colpire la pallina con più precisione, ma probabilmente era già capace di farlo meglio dei suoi amici fin da quando era piccolo.
Pensa che la prima volta che sono salito su un palco a cantare avevo 4 anni!! Insomma sono proprio stato aiutato molto da Dio! W Dio!
Ridiamo tutti divertiti su questa battuta e in quel frangente ci annunciano che il backstage deve essere sgomberato. In un minuto siamo fuori senza la possibilità di salutare o di concludere degnamente l’intervista.
Spero vivamente di riincontrare Allen e soci in una situazione più consona.
A cura del Fiero Ladrobardo