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I Soul Takers sono il nuovo acquisto in casa Dragonheart Records. La band di Milano, al primo album con la nuova etichetta, ha in realtà una storia già fortemente consolidata alle spalle e con il nuovo album “Flies In A Jar” punta a farsi conoscere sempre più grazie ai sapienti intrecci tra musica classica ed heavy metal creati dalle sorelle Francesca e Federica Badalini. Abbiamo incontrato proprio Francesca per sapere qualcosa di più..
Ciao Francesca, è un piacere per me poterti intervistare, vi seguo da parecchi anni e finalmente vi vedo arrivare ad un contratto con la Dragonheart Records. Voi però avevate già pubblicato “Tides” un paio di anni fa. Ci vuoi fare un rapido riassunto della storia dei Soul Takers per chi vi scopre solo ora?
Questo gruppo è stato fondato da me e mia sorella alla fine degli anni ’90. Dopo qualche anno e qualche cambio di formazione abbiamo registrato un promo “Through the Silence of Words” (2002) e, nel 2004, è uscito il primo full lenght, “Tides”, per la Northwind Records.
Abbiamo sempre suonato dal vivo abbastanza spesso, ma specialmente dopo l’uscita di “Tides”, quando abbiamo organizzato una lunga serie di date per promuovere l’album. Durante questo periodo siamo entrati in contatto con la Dragonheart Records ed abbiamo firmato un contratto per tre album.
In seguito ci siamo presi un periodo di “riposo” dai live, perché avevamo davvero bisogno di concentrarci completamente sulla stesura e sugli arrangiamenti dei brani.
L’idea di fondere la musica classica con il metal non è una novità, fino a pochi anni fa però sembrava riservata ai virtuosismi di autori come Ritchie Blackmore, Malmsteen, Alex Masi, ecc. Quello che invece nasce dalle vostre menti è diverso, più intimo e profondo. Come nascono le vostre composizioni e come riuscite a rimanere a cavallo tra due generi così apparentemente lontani? (heavy metal e musica classica)
Certamente la fusione tra i due generi non è una novità! Ed in effetti non abbiamo nemmeno mai pensato di proporla come tale, anzi è un’idea che non è nata consapevolmente in noi, ma si è sviluppata quasi involontariamente, nel momento in cui abbiamo cominciato a comporre canzoni. Io e Federica prima di conoscere il metal ascoltavamo praticamente solo musica classica…il metal è stato per noi una sorta di folgorazione e l’apertura verso la musica “moderna”.
Forse è per questo che l’uso della musica classica suona “diverso” in noi, senza contare che all’inizio non conoscevamo il filone metal “classicheggiante”, che quindi non ci ha potuto influenzare più di tanto: ascoltavamo i primi Helloween, Metallica, Megadeth, Skid Row…
Quando componiamo questa fusione nasce abbastanza naturalmente: partiamo dalla linea vocale e poi elaboriamo la struttura della canzone e gli arrangiamenti a seconda di ciò che secondo noi funziona meglio. A volte stravolgiamo addirittura l’idea originaria: una ballad può diventare una canzone tirata, una melodia orecchiabile può diventare oscura e delirante…dipende dalla commistione dei vari elementi in gioco.
Ho letto in giro diverse recensioni di “Flies In A Jar”, vedo che il disco viene molto apprezzato (voti sul 7 o 7.5) oppure diciamo che “non viene capito” e prende a volte anche dei 5. Tu come vedi questa cosa? Ti aspettavi che il disco non fosse alla portata di tutti?
No, non me lo aspettavo, sapevamo perfettamente di suonare un genere assolutamente di nicchia, anzi di non rientrare nemmeno in un vero e proprio genere, cosa che, se da una parte può essere vantaggiosa, dall’altra può spiazzare e lasciare perplesso l’ascoltatore che crede di sapere cosa aspettarsi. In realtà sulle riviste cartacee le cose sono andate molto bene e abbiamo preso tutti voti sopra il 7, il ‘problema’ è stato più che altro su alcune webzine.
Senz’altro siamo un gruppo che divide… c’è gente che adora la nostra musica e che ci segue con grande attenzione e gente che, appare chiaro leggendo le recensioni, si aspetta dal metal tutt’altro! Per questi ultimi probabilmente un album così non ha senso.
L’unica cosa che mi dà fastidio è che alcuni recensori mancano totalmente di rispetto nel modo in cui esprimono il loro “sdegno”…
Credo che vada comunque riconosciuto a questo album una sua dignità, al di là dei gusti personali e, anche se così non fosse, un po’ di tatto in più non guasterebbe in certi casi!
Ti faccio una domanda sulla vostra attività live. Non sono ancora riuscito a vedervi dal vivo, sono curioso di sapere come fate a conciliare in sede live la dolcezza che esprimi tu al piano o Jari al violino mista alle chitarre elettriche di tua sorella Federica o al drumming di Mauro. Come sono i vostri live e come venite accolti da chi non vi conosce?
Ehm…veramente io suono la chitarra…è mia sorella a suonare il piano…forse la confusione nasce dal fatto che ho una mia attività parallela come pianista…(Che gaffe! E’ l’età che si fa sentire! Chiedo scusa!)
Cmq la domanda resta valida! In effetti è un problema: la cosa migliore sarebbe avere un proprio fonico che conosca la nostra musica e le nostre esigenze… spesso dal vivo le varie componenti del nostro sound rischiano di perdere quell’equilibrio che abbiamo cercato di dar loro…ma credo che l’importante sia riuscire, anche in queste situazioni, a non deconcentrarsi e continuare a tirar fuori la propria carica emotiva
Leggo che sei spesso impegnata, con la band oppure in forma solista, all’accompagnamento dei film muti, tra l’altro veri e propri capolavori, dal “Nosferatu” alla (temibile!) “Corazzata Potemkin”, al “Metropolis” di Lang. Anche lo stile della tua pagina myspace http://www.myspace.com/francescapiano sembra molto retrò. Che fascino esercitano su di te (e di conseguenza sui Soul Takers) queste ambientazioni?
Adoro il mondo dei film muti! La mia attività in questo campo mi sta dando molto: prima di tutto, come dicevi, mi trovo spesso a lavorare su veri capolavori, film che ancora oggi esprimono tantissimo e questo è davvero stimolante, in secondo luogo sono libera di improvvisare radicalmente oppure di comporre in qualsiasi modo io ritenga opportuno senza alcun vincolo: così passo, a seconda di ciò che ritengo più opportuno a seconda del film, da ensemble classicissimi con violoncello, violino, clarinetto, pianoforte ecc. a formazioni più sperimentali che prevedono anche l’uso dell’elettronica, al rock (con i Soul Takers), fino all’ultimo” esperimento” che presenteremo io e Federica al Festival Internazionale “Strade del cinema”: un accompagnamento musicale eseguito con strumenti giocattolo. Per chi fosse interessato l’appuntamento è la sera del 9 agosto al teatro romano di Aosta.
Nella nostra recensione abbiamo definito “Flies In A Jar” un disco “romantico”, da ascoltare in una stanza scura, senza disturbi per lasciarsi avvolgere dalla vostra musica, che abbiamo definito quasi “musica da camera”. Sei d’accordo con queste nostre impressioni?
Sostanzialmente sì, anche se credo che nell’album siano presenti varie sfaccettature, che lasciano spazio a momenti meno meditativi, ad esempio in “Silent Empire”, che ha un sapore più hard rock, ed in “Icon”, quasi thrash.
Ci sono episodi particolari o curiosi che ricordi in seguito alle registrazioni di “Flies In A Jar”?
Ricordo il periodo della registrazione come un periodo molto divertente…in cui, molto più che durante la registrazione di “Tides”, avevamo la sensazione che tutto filasse liscio e che stavamo realizzando un bel lavoro che soddisfaceva appieno ciò che volevamo al momento…in questo clima disteso (senza ovviamente perdere la concentrazione!) ricordo che abbiamo piantato una rete da beach volley nel cortile di Stefanini e, durante le pause, abbiamo giocato non so quante partite, con Luigi che se la cavava alla grande!
Con il vostro ingresso nella Dragonheart aumenta ancora di più la schiera di formazioni italiane in questa valida etichetta, come Domine, Thunderstorm, Doomsword, White Skull, Macbeth, Fury & Grace, ecc. a dimostrazione della grande fertilità del Metal Italiano. Qual’è il tuo parere a riguardo, dato che siete nella scena da diversi anni?
In effetti ci sono molte band che stimiamo, tra cui proprio quelle che hai citato…
Credo che in Italia siano ormai tanti i gruppi che non hanno nulla da invidiare alle band straniere.
Quali saranno le prossime mosse dei Soul Takers? Pensate di supportare l’album con un vero e proprio tour o continuerete nelle date live con la stessa frequenza di prima?
Ancora non abbiamo programmato un vero e proprio tour, ma l’idea ci piacerebbe, nel futuro si vedrà!
Per il momento abbiamo organizzato la presentazione di “Flies in a Jar” il 29 luglio presso lo Spazio Oberdan di Milano, dove suoneremo in versione acustica.
Hai qualche “sassolino nella scarpa” da toglierti nei confronti di chi potrebbe non aver creduto nella vostra musica o nel complesso ti senti soddisfatta di dove siete arrivati finora?
Senz’altro sono contenta del fatto che, con una persona professionale e disponibile come Enrico, sentiamo di poterci dedicare alla nostra musica, con tranquillità, sentendoci sostenuti. Riguardo ai “sassolini” al momento non me ne viene in mente nessuno…;-)
L’intervista è finita, Francesca. Ti ringrazio per la tua disponibilità e cortesia. A te il saluto finale per i lettori di www.entrateparallele.it e in bocca al lupo per tutti voi!
Grazie a te! Alla prossima!
Links utili: www.soultakers.net
http://www.myspace.com/soultakersmetal
http://www.myspace.com/federica75
http://www.myspace.com/francescapiano