Andre Matos


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Intervista Andre Matos

Eccolo! Andre Matos fa tappa in Italia per il promo del suo album “Time To Be Free”. I ripetuti ritardi che si accumulano l’uno in seguito all’altro a causa del volo non puntualissimo non tolgono il piacere di incontrare l’artista brasiliano. All’interno del Multicenter Mondadori Andre inscena infatti, con il solo aiuto del chitarrista Andre Hernandes, uno showcase acustico da brividi, incominciando dalla presentazione dei brani “Rio” e “Looking Back” direttamente dal nuovo album per poi ripescare due successi degli Angra come “Make Believe” e “Holy Land”. Il pubblico è coinvoltissimo grazie non solo alla simpatia di Andre, che parla un fluente italiano, ma anche alla bella atmosfera creatasi e alla sua potente voce. Dopo un’altra delle nuove tracce (“Letting Go”), Andre invita sul palco Fernando Ribeiro, carismatico leader dei Moonspell. Insieme si esibiscono in “More” e “Lisbon”, in onore proprio dell’ospite portoghese. Si torna agli Angra con “Carry On”, veramente da applausi, ed infine l’esibizione si chiude con “How Long (Unleashed Away)”, tratta sempre dal nuovo album. Dopo averlo sentito cantare dal vivo l’entusiasmo di intervistarlo è tanto…

Ciao Andre! Parliamo del tuo nuovo album, che si intitola “Time To Be Free”: che cosa significa per te?

A.M. – Essere liberi… la prima impressione che questo titolo può dare è che io stia cercando di liberarmi dal mio passato, dai miei ex gruppi per essere libero di esibirmi e di fare il tipo di musica che mi va; giusto, ma non si tratta solo di questo. Sì, in un certo senso sono libero da certi limiti del passato. Perchè questo? Perchè quando sei parte di una band devi conformarti ad un certo standard musicale che caratterizza quella band: così ad esempio gli Angra erano una cosa e gli Sha(a)man un’altra, ed era importante che lavorassero in maniera piuttosto diversa, perchè si veniva a creare una differenza per cui uno non copiava ciò che aveva fatto prima. Così c’erano un po’ di paletti e dovevamo seguire una certa direzione nel creare musica in ognuno dei due gruppi, ma ora con questa, che è una solo band, ritengo di essere libero di attraversare tutte le mie esperienze musicali, ed è probabilmente quello che troverete in questo album… ma non per questo intendo copiare dal mio passato. E’ diverso, è come… sono influenzato dal mio passato ma creo qualcosa di originale in cima a tutto questo. Questa è la cosa più importante… è la prima interpretazione di “Time To Be Free”. Il motivo più profondo per cui questo titolo è stato scelto è un concetto: quando noi pensiamo “It’s time to be free” immaginiamo di liberarci, da cosa? Oggi viviamo in un mondo che non è mai stato così prima d’ora. Tutto è veloce, connesso, controllato tutto il tempo: è incredibile come il mondo virtuale stia rimpiazzando il mondo reale. Da una parte è molto bello ed importante che la tecnologia abbia un peso nelle nostre vite, perchè ci dà un sacco di comodità, non lo possiamo negare; ma dall’altro lato c’è un prezzo da pagare e credo proprio che oggi, essendo così connessi alla tecnologia, stiamo incominciando a dimenticare alcuni valori umani importanti, che esistevano in passato e che stanno venendo a poco a poco rimpiazzati dal virtuale, così, ad esempio, ci capita di avere un amico molto simpatico in Cina, via internet, ma di non sapere chi è il nostro vicino di casa. E penso che tutte e due le cose dovrebbero essere importanti e non dovremmo dimenticare l’altro lato. Quando dico che è il momento di liberarci non dico che dobbiamo cercare la libertà all’esterno, ma dentro di noi. Le persone al giorno d’oggi sono troppo impegnate a fare carriera, guadagnare soldi, per poi spenderli in vacanza e pensare che così troveranno la loro libertà… ma non è così. Non conta dove, l’importante è essere in armonia con se stessi, trascorrere dei momenti felici: non c’è nulla che possa sostituirli, nessun villaggio estivo nel mondo, per quanto bellissimo, potrà darti una sensazione simile. Questa è una cosa molto importante su cui riflettere ed è anche il senso di questo album: abbiamo bisogno di avere tempo per essere liberi. Quindi dovremmo riflettere e impegnarci di più per raggiungere la libertà interiore… perchè altrimenti non saremo mai liberi e passeremo un’esistenza piatta ed alienata, che non dà valore all’umanità. Credo che dovremmo stare molto attenti, perchè il nostro pianeta sta iniziando a lamentarsi per colpa nostra, e lo sentiamo sulla nostra pelle ogni giorno sempre di più.

Intervista Andre Matos

Riguardo al contenuto generale del tuo nuovo album, sembra che tu sia tornato alle origini e allo stile power dei tuoi esordi, diminuendo gli elementi folk che caratterizzavano i tuoi lavori più recenti. Quanto c’è delle tue esperienze precedenti in “Time To Be Free”?

AM – Dunque, non mi sono dimenticato delle venature folk. Semplicemente le uso in un modo diverso. Quando ero più giovane volevo fare un sacco di cose, mescolare stili musicali diversi, di solito agli esordi – a quei tempi ero un adolescente… (Dice qualcosa ad Andre Hernandes che sta crollando di sonno al suo fianco e poi esordisce in una digressione sul fatto che per via dei loro numerosi impegni in promo tour hanno dormito due ore per notte, ma negli ultimi due giorni solo un’ora a notte! “Nemmeno quando ero uno studente…”) … Bè, dicevo. Quando sei giovane sei entusiasta e pieno di voglia di fare, e la porti agli estremi. Ed a volte è un po’ forzato, da qualche anno a questa parte ci sono molte band che lo fanno e il risultato spesso non è molto convincente. Perchè non si tratta semplicemente di fare tipo “Oh, prendo un po’ di heavy metal qui, poi ci metto sopra un pezzo di musica classica, ed ora vediamo come suonano insieme…”. Una cosa che ho imparato studiando musica e come comporre è che la forma musicale è la cosa più importante, e credo personalmente che generi come la classica ed il metal siano molto simili per via della loro forma musicale, e mescolarli per me è naturale, ma solo se c’entrano veramente: la canzone deve nascere già con questa idea, non deve essere un qualcosa che aggiungi semplicemente alla canzone.
Sì, ci sono elementi etno nell’album, li puoi percepire, ma li ho inseriti in una maniera più subliminale, perchè penso sia più d’impatto e colpisca le persone di più anche se non si accorgono del motivo per cui sono colpite.

Bè, facci un esempio prendendolo dalle tue nuove canzoni…

AM – Ad esempio la canzone “Rio”, che parla della città di Rio de Janeiro, ci è stata ispirata dalla visione del film “City of God”, che ritrae una realtà veramente esistente in Brasile, e volevo parlarne anch’io, anche perchè quando parli di Brasile subito si pensa all’estate… al carnevale… ma ci sono anche altre realtà più cupe e quindi cosa abbiamo fatto in questo brano? Abbiamo inserito ritmi samba lungo tutta la canzone, che risulta comunque piuttosto “dark”, lenta e profonda, perchè volevamo rendere questa (batte i pugni sul tavolo con un fracasso che potrebbe far crollare l’intera saletta ed i nostri registratori sussultano per lo shock, ndJ) profonda sensazione avuta dal film. Penso che ci sia qualcosa di oscuro, di aggressivo dentro questa canzone ed anche i ritmi samba lavorano per rendere quest’idea… è molto intuitivo, subliminale, ma è lì e contribuisce al suono della canzone. Anche nella canzone “Looking Back” ci sono molte percussioni che si fondono perfettamente col resto della musica ed il risultato è più una percezione, una sensazione, che una strumentazione rigorosa e ben definita. E… scusa, qual era l’inizio della tua domanda?

Intervista Andre Matos

Parlavamo delle tue esperienze precedenti e ti chiedevamo quanto ti hanno influenzato nel tuo nuovo album.

AM – Oh bene, giusto… come ho detto prima, per me questo album è una specie di riassunto di un’intera carriera, ma non una copia di questa: mi dà veramente fastidio quando un musicista copia troppo da se stesso o da altri, ripetendo la stessa vecchia formula e pensando che semplicemente perchè fa così avrà successo… e la cosa peggiore è che molti di loro hanno davvero successo! Sono famosi per un po’, ma ti dico, non credo che i loro nomi saranno scritti nella storia. Loro passeranno, e gli originali resteranno per sempre. Nel mio percorso musicale ho sempre cercato l’originalità e credo che sia ancora possibile creare cose nuove nel campo del metal, nonostante esista ormai da trent’anni, ma del resto se non fosse così sarebbero scomparsi anche altri generi musicali come la musica classica o il jazz, che ci sono ancora perchè ci sono persone in grado di rinnovarli, senza ripetere ciò che è già stato fatto. Se può sembrare che il mio nuovo lavoro suoni un po’ come i lavori degli Angra, può anche essere dovuto al fatto che negli Angra ho trascorso la maggior parte della mia carriera. Ciò potrebbe influenzare il mio lavoro, che può ricordarli, ma non di certo esserne una copia.

Sempre riguardo agli Angra, non ti dà un po’ fastidio che il tuo nome sia associato continuamente al loro? Persino nel poster del promo…

AM – Eh eh beh in questo caso posso dirti che non sono stato io a fare il poster e a prendere in prestito il loro nome!!! Comunque no, non mi dà fastidio, anche perchè ho fondato io gli Angra, ci sono rimasto per i primi nove anni, sono molto orgoglioso di quello che abbiamo realizzato insieme. Purtroppo poi tutto è finito, come del resto nella vita: tutte le cose hanno una fine… è triste ma… vero (“sad but true”, ndJ), come i Metallica, eheheh! (Ride). Ma ancora oggi quando ascolto i miei lavori fatti con gli Angra mi sento molto fiero, certo ci sono alcune cose che, ad essere onesto, avremmo potuto fare meglio, con l’esperienza di oggi… ma è giusto così perchè bisogna sempre migliorarsi. Un’altra cosa molto importante da chiarire riguardo al mio nuovo gruppo è che questa band non è un semplice progetto, che magari non dura molto tempo; questa è una vera e propria band anche se porta il mio nome. C’è un buonissimo rapporto tra tutti i componenti: non era mia intenzione quella di creare un gruppo per esserne il capo, ma per essere amico dei miei musicisti e per lavorare con loro, infatti tutte le canzoni sono state scritte insieme… Non sono il dittatore che arriva con il lavoro già pronto e dice “Fai così, suona questo e chiudi il becco”, perchè non credo sia la cosa giusta… sono maturato molto durante la mia carriera e so cosa è realmente importante: essere sinceri con gli altri, rispettarli… questo è probabilmente il motivo per cui molte band si sono sciolte. Ho messo il mio nome sulla copertina non per essere il capo, ma per essere responsabile della band e dei suoi errori, mettendoci la faccia. Ciò accadeva anche in passato, sono sempre stato coinvolto in tutte le attività del gruppo, dalla copertina all’incisione, dal mixaggio alle interviste; non è molto differente da quello che faccio ora: l’unica differenza è che l’atmosfera è molto migliore perchè non ci sono un sacco di persone che litigano per imporre la propria opinione su quella degli altri e così tutto funziona per il meglio.

Intervista Andre Matos

Sappiamo che parteciperai al tour di Avantasia; hai altri progetti oltre ad Avantasia per questa estate?

AM – Probabilmente saprete che i festival estivi vengono organizzati con grande anticipo, il mio album è appena uscito ed è un po’ tardi per parlare di festival per quest’estate. Se l’album fosse uscito anche qui, come in Giappone, alla fine dell’anno scorso, forse se ne sarebbe potuto parlare, invece così… magari c’è una possibilità, ci sono sempre delle offerte all’ultimo momento e mi piacerebbe se capitasse, altrimenti pazienza, parteciperò al tour di Avantasia e tornerò a fine estate. Poi ci sarà il tempo di organizzare un grande tour in Europa e sicuramente di suonare in Italia! Ci tengo moltissimo a suonare qui e non solo a Milano, che è il classico posto dove tenere dei concerti, ma anche al Sud… penso che ci siano dei posti che meritano tantissimo, anche perchè le persone che abitano al Sud non sempre hanno la possibilità di venire fino a Milano per un concerto. Mi piacerebbe suonare in città come Roma o Napoli. Sarebbe bello!

Domanda stupida ma anche no (ma anche sì, ndJ)… cosa ne pensi dell’ultimo lavoro degli Shaaman?

AM – Devo proprio rispondere? Sinceramente, preferisco non parlarne perchè non voglio influenzare nessuno; ognuno è libero di pensarla a modo suo su quell’album.

Ma cos’è successo all’interno del gruppo, Andre?

AM- C’è stato un grande… logoramento dei rapporti tra di noi. Abbiamo cercato di risolvere il problema, ma alla fine non è stato possibile e ci siamo trovati in questa situazione: dovevamo comporre il materiale per un nuovo album e nessuna buona idea saltava fuori, perchè non eravamo più in sintonia tra di noi. Quando certe cose succedono – e ve lo posso dire perchè ci sono passato più di una volta – a volte devi scegliere la via più drastica. Non parlo solo del mondo della musica, parlo della vita in generale: a volte fai un lavoro e non riesci proprio ad andare d’accordo con un tuo collega o col tuo capo e ad un certo punto esplodi e ti dici “bè, o mollo tutto o questa situazione mi ucciderà”; a volte succede la stessa cosa in un rapporto personale… c’è un momento in cui dobbiamo dire “no”, in cui dobbiamo ammettere che sbagliamo, che stiamo mantenendo quel rapporto solo perchè ci conviene – ed è questo che succede in molti gruppi, le grandi band forse sono le peggiori in questo: le persone non si parlano tra di loro, e non è per niente bello a vedersi; suona come opportunismo, perchè restano insieme per i soldi e per non perdere il loro status. Secondo me è un’azione vile, perchè la mascherano dicendo delle stronzate come “Oh, lo facciamo perchè siamo professionisti”, ma io non credo a queste cose perchè fare musica non è come lavorare in fabbrica… la musica richiede delle emozioni che devono essere condivise con gli altri e per farla devi avere un rapporto di fiducia con gli altri componenti della tua band; se questo rapporto viene a mancare, non sei in grado di trasmettere le stesse emozioni. Così purtroppo anche con gli Shaaman ho dovuto prendere questa decisione, non ha fatto piacere nemmeno a me perchè è triste rovinare un tuo sogno ed abbiamo rovinato questo sogno anche a tanti fan, ma penso che ora capiranno che ho rotto con gli Shaaman perchè avevo bisogno di una motivazione per continuare a fare musica… vedremo come va!

Intervista Andre Matos

Posso farti una domanda in portoghese?!

AM – Muito beeeeem! Sei portoghese? Ah, italiana? Complimenti per il tuo portoghese!

Grazie mille! Volevo chiederti, considerato che hai ben cinque diplomi di conservatorio, se pensi che sia necessario al giorno d’oggi aver studiato per avere successo nel mondo della musica.

AM- No, non penso sia necessario; per me lo è stato, ma ognuno ha il suo percorso. Per me è stato veramente utile e devo molto al fatto di aver studiato in un conservatorio perchè apre i tuoi orizzonti musicali; ho studiato varie cose che mi aiutano a lavorare bene ancora oggi, oltre ad essermi servite lungo tutta la mia carriera. Ci sono però anche delle persone… come si dice… autodidatti?, che possono essere comunque molto brave in ciò che fanno. Se parliamo in maniera specifica dell’heavy metal, la maggior parte dei musicisti non ha un diploma o cose del genere, ma sono comunque dei grandi musicisti, per cui dipende da persona a persona. Per me è stata una scelta importantissima, ero ancora un ragazzino e mi sono detto: “Ok, se voglio diventare un musicista, diventerò un musicista vero” e per me il musicista per eccellenza era quello di musica classica, la madre di tutti i generi musicali. Ho voluto impararla anche se magari non ci avrei mai lavorato, mi piacerebbe poterlo fare un giorno perchè la amo: mi aiuta in ciò che faccio e rende migliore la mia vita. Tornando al discorso di prima, penso stia a ciascuno pensare che cosa è meglio per lui: io suggerirei di studiare musica, perchè può sicuramente aiutare a farla, ma non credo sia una necessità assoluta.

Ultima domanda… ci spieghi come è nata la collaborazione di due bravissimi produttori molto diversi tra di loro quali Sascha Paeth e Roy Z?

AM – Certo! All’inizio l’album doveva essere prodotto dal solo Sascha, ma in quel periodo era troppo impegnato per potersene occupare. Mi ha detto che era in grado di portare a termine la produzione, ma che avrei dovuto provvedere a trovare qualcuno che la iniziasse. Io ero già in contatto con Roy Z per suonare con lui in Brasile ed era da tempo che ci eravamo proposti di lavorare insieme e così è avvenuto. E’ stata un’esperienza molto fortunata poter collaborare con entrambi, per il loro modo diverso di produrre e di essere: Roy, mezzo messicano, è più intuitivo, “latino” ed ha realizzato un suono molto caldo, colorato. Con lui abbiamo scoperto anche nuovi modi di lavorare in studio, è molto bravo sui suoni. Invece Sascha è tedesco, ha una mente clinica e fredda, da vero professionista che non lascia passare una minima sbavatura. E’ stato un piacere per me avere questi due grandi produttori a lavorare con me: sono probabilmente il migliore dell’Europa ed il migliore dell’America.

Intervista Andre Matos

L’intervista si conclude, ma Andre ha ancora il tempo di scherzare e di farsi fotografare con ciascuno di noi. Una persona senza dubbio molto simpatica e disponibile, capace di dedicare tempo e passione ai suoi fan come purtroppo non tutti sono in grado di fare, ma anche un bravo cantante. Ci auguriamo di rivederlo presto in Italia!

Un grazie a: Ada, preziosa amica e brava aiutante nel tradurre in portoghese; David e Martino, dalla Liguria a Milano attendendo con me davanti a miriadi di birre che Matos arrivasse; Cesare ed Alberto della webzine Heavyworlds, per avermi dato un passaggio fino quasi a casa quando ho scoperto tra la disperazione e i morsi della fame che il primo treno era alle 21,30.

Sito ufficiale: www.andrematos.net
Myspace: www.myspace.com/andrematossolo

Recensione “Time To Be Free” su Entrateparallele: http://www.entrateparallele.it/modules/lykos_reviews/index.php?op=r&rev_id=986&cat_id=1&sort_by

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