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La mia collaborazione con www.entrateparallele.it ebbe inizio con la recensione di “Hatred & Warlust”, demo di quella che allora era una band molto promettente la cui musica mi ha rapito sin dal primo ascolto e che nel corso degli anni non ho mai smesso di seguire e supportare: gli Holy Martyr! Per me è stata una splendida serata quella trascorsa in compagnia di Ivano ed Alex, a cui poi si è aggiunto Eros, ed è stata una forte emozione realizzare questa lunga intervista con una delle mie band preferite: devo dire però che quello che più mi ha colpito sono la genuinità, l’amicizia e la semplicità di tre persone splendidamente umili ed entusiaste di quello che finora sono riusciti a costruire con le proprie forze! Dagli esordi ai giorni nostri, ecco a voi la storia di quella che ritengo una delle migliori metal band tricolori, raccontata attraverso aneddoti, momenti belli e momenti meno belli… Buona lettura!
Benvenuti sulle web pagine di www.entrateparallele.it! Allora ragazzi, direi di presentare la band attraverso la sua storia discografica, a partire dal 1994!
Ivano: Posso dire che è iniziato tutto in un centro sociale, dove si radunavano i ragazzi del mio paese.. quello era l’unico posto dove si poteva suonare gratuitamente! Ricordo che c’era la batteria, c’erano degli amplificatori mezzi scassati.. Abbiamo cominciato io e il mio vecchio bassista, Roberto: figurati, amici da sempre, giocavamo nella stessa squadra di pallanuoto ed in più l’ho pure “traviato” io all’ascolto dell’heavy metal, lui preferiva cose più soft come i Queen. Sempre in questo centro sociale ho conosciuto Daniele Ferru, non era bravo però suonava veloce.. Era anche un po’ scoordinato ma andava forte: insomma, avevamo bisogno di un batterista e abbiamo preso lui anche perché gli altri erano peggio. (ahah perdonaci Dany stiamo parlando al passato) , Abbiamo iniziato come trio iniziando fin da subito a suonare composizioni nostre.
Vi chiamavate già HellForge?
Ivano: Beh, oddio.. ci sono stati vari nomi, ma Hellforge indica in effetti quel trio! Eravamo abbastanza scarsi ma riuscivamo comunque a fare un po’ di cover, anche se ricordo che dicevo a Roberto “… dai Roby, facciamo i pezzi nostri che è meglio!!” eheheh! Avevamo diciassette anni e stavano nascendo le prime canzoni: era cominciato tutto così, per gioco! Con il tempo siamo diventati un po’ più bravi e riuscivamo a suonare per intero un pezzo dei Black Sabbath fatto male, oppure un pezzo dei Saxon ma fatto male (risate generali N.d.Avalon) , ma quello che ci ha caratterizzati da subito è stato avere pezzi nostri! Gli altri ragazzi ci guardavano e ci chiedevano “..ma voi chi siete??” perché facevamo musica nostra, di cui siamo sempre stati orgogliosi! Ricordo che al primo concerto suonammo tre pezzi nostri strumentali dato che non avevamo un cantante. Siamo rimasti in questa situazione in pratica fino al 2000. Qualche cantante lo abbiamo avuto, qualche volta cantavo io.. Quando abbiamo cominciato era il 1994, il periodo del grunge, ed era un po’ strano per dei ragazzini andare in giro con la maglietta dei Saxon o la toppa degli Iron Maiden: si veniva guardati male e ci si sentiva delle mosche bianche, andava tutt’altro genere musicale.
..eh, mi ricordo, purtroppo..
Ivano: Anche in un paese come il nostro c’era la mania del grunge! Abbiamo portato avanti questo progetto a forza, anche perché, secondo me, chi si sente dentro la passione per l’heavy metal la porta avanti nel tempo indipendentemente dal genere che va di moda. Dal 2000 le strade dei componenti di quel trio si sono separate e successe che ad un certo punto mi ritrovai da solo: ho sempre creduto in quello che stavo facendo, ed anche da solo ho continuato a cercare altri membri per il mio gruppo. Pensa, nel ‘98 abbiamo suonato nel paese di Alex, ed esiste la testimonianza video che lo stesso Alex fece da sotto il palco.
Alex, quindi il periodo in cui sei entrato nella band era quello?
Alex: nooo, sono entrato molto dopo!
Ivano: Prima avevamo un cantante che era il suo compagno di classe!
Alex: Vero, eravamo compagni di classe! Mi diceva che doveva andare a fare un provino per una band.. gli Holy Martyr. Dopo qualche settimana questa persona mi dice che i ragazzi della band gli avevano chiesto di registrare una demo!
Ivano: La nostra prima demo mancata!
Alex: Quando lo incontrai di nuovo, passati i giorni in cui avrebbe dovuto registrare, alla mia domanda su come fosse andata lui mi rispose che non era andato a registrare. Stupito, gli chiesi come mai e lui rispose “eeehh, sai, ho avuto casini con la mia ragazza..”
Ivano: Probabilmente aveva paura di registrare! Tutto il gruppo aveva registrato le tracce del demotape: siamo nel 1998, al massimo agli inizi dell’anno successivo. Quello fu il primo demo degli Holy Martyr, interamente strumentale, di cui forse conservo ancora qualcosa in mp3!
A quel punto il gestore del locale decide di alzare la musica nella sala dove siamo, generando un certo fastidio in noi. Ivano, un po’ scocciato, incarica il massiccio Alex di sistemare la faccenda: il buon Alex parte come un fulmine, ma per quanto cerchi di far capire al gestore che si sta facendo un’intervista, non si riesce ad ottenere nulla.. forse sarebbero serviti un po’ di guerrieri Spartani eheheh.
Facciamo un passo indietro: da Hellforge ad Holy Martyr.. perché cambiaste nome?
Ivano: Sinceramente mi aveva un po’ stancato il vecchio nome: volevo dare un taglio al passato. In quel periodo leggevo molta fantasy, e volevo un nome che fosse molto epico!
Quindi non c’entra niente il titolo del pezzo degli Omen?
Ivano: Beh, no! Anche loro hanno avuto il loro peso nella scelta, in quel periodo gli Omen erano uno dei gruppi che ascoltavo di più! Volevo un monicker per così dire eroico e che al tempo stesso rimandasse ad un certo tipo di heavy metal! “Holy Martyr” è perfetto: come molti ci hanno detto in passato siamo saliti dagli inferi al cielo in brevissimo tempo! Probabilmente il nome Holy Martyr mi fu ispirato dalla battaglia delle Termopili: c’è una sorta di concatenazione di cose che ha portato al nome attuale!
Ma cosa successe dopo quel demo “fantasma” a cui accennavi prima?
Ivano: Come ti dicevo nel 2000 sono rimasto da solo, poi piano piano ho cominciato a trovare persone veramente interessate all’heavy metal, cosa che non era successa in passato. Finalmente trovammo un cantante..
..che dura tuttora!
Ivano: Infatti!! Pensa che dal 1994 al 2000 il cantante che è durato di più nella band è rimasto sei mesi! Con Alex alla voce abbiamo provato a fare le cose da professionisti: “Hatred & Warlust”, “Hail To Hellas” e “Vis Et Honor”, i nostri primi passi autofinanziati!
Alex, come sei entrato nella band?
Alex: A Cagliari organizzavano dei concerti al molo, nel porto della città, qui salutai un amico che poi scoprii avevamo in comune, tale Federico: questo ragazzo altri non è che colui che ha pronunciato il giuramento dei legionari che si può sentire su “Vis Et Honor” e “Still At War”.. Comunque, lui mi presentò ad Ivano, che già più o meno conoscevo per averlo visto in concerto in alcuni paesi: la band aveva una lineup già piuttosto stabile. Venne fuori che gli Holy Martyr stavano cercando un cantante. In quel periodo la band aveva iniziato a farsi un certo nome nel cagliaritano, il che voleva dire avere tutti contro: cioè, tu ti facevi un nome quando avevi la maggior parte delle critiche addosso, mica perché avevi fatto qualcosa di buono! Comunque conoscevo già la band e li avevo visti suonare: avevo un po’ di soggezione, passata dopo pochi secondi.. chiesi ad Ivano cosa dovevo fare per provare e lui mi rispose di prepararmi due pezzi degli Iron Maiden, “The Loneliness Of The Long Distance Runner” e “The Number Of The Beast”. Mi preparai i pezzi e mi recai alla sala prove. Siccome sono appassionato fan di Bruce Dickinson fui contentissimo di sostenere il provino con questi brani ed alla fine fummo tutti contenti!
Ivano: Aspetta! Tutti contenti sino ad un certo punto, perché sia Carlo (Olla) che Giacomo (Macis) avrebbero preferito una voce più alta. Io non l’avevo mai sentito cantare e mi ricordava molto il cantante degli Omen..
In effetti più volte ho accostato Alex a J.D. Kimball!
Ivano: Ti dirò.. Alex non ha mai ascoltato gli Omen prima di conoscermi! Comunque sentii nella sua voce questo vibrato molto epico e gli dissi “Tu sei nel gruppo!” nonostante i dubbi iniziali degli altri della band! Alex poi era molto titubante, ricordo una telefonata in cui mi diceva che era troppo difficoltoso per via della distanza da casa sua alla sala prove, che sarebbe stato difficile provare e che rinunciava a cantare con gli Holy Martyr. Cercammo di tranquillizzarlo e per un certo periodo facemmo avanti e indietro tra casa sua e la sala prove dato che non aveva ancora la patente. Il bello è che Alex era contento di come era andato il provino, ma non voleva cantare con noi per non creare problemi a causa della distanza! Per fortuna il nostro ex chitarrista è riuscito a convincerlo a rimanere nella band!
Da li in avanti le cose per voi hanno iniziato a girare per il verso giusto, fino ad arrivare alla pubblicazione di “Hatred & Warlust”. Come venne accolto quel demo?
Ivano: Venne accolto molto bene, così tanto che ci chiedemmo dove saremmo arrivati..
Alex, un pregio ed un difetto di “Hatred & Warlust”.
Alex: Un pregio di “Hatred & Warlust è sicuramente che è un demo genuino, mentre il difetto è che è suscettibile al volerlo cambiare migliaia di volte!
Ivano: I pezzi che compaiono su quel demo sono molto acerbi, sono composizioni molto vecchie e slegate tra loro a causa dei diversi periodi in cui sono stati scritte, qualcuna è del ’94, qualcuna è del ’98.. Con Alex abbiamo fatto “Son Of A King”, “Hatred Is My Strength” e “Warmonger” : sono le prime fatte con lui alla voce.
E poi c’era la cover dei Cirith Ungol..
Ivano: Quella venne registrata qualche mese dopo i pezzi!
Se non sbaglio, dopo due anni arriva “Hail To Hellas”..
Ivano: No! In realtà dopo pochi giorni dal rilascio di “Hatred & Warlust” già stavamo componendo del nuovo materiale!
… e anche questo demo venne accolto molto bene!
Ivano: Esatto! Questo demo venne accolto ancora meglio rispetto al primo, che pure era andato piuttosto bene! Eravamo un gruppo emergente, raccogliemmo voti piuttosto alti oltre a comparire su riviste come Rock Hard.. Ricordo il giorno in cui entrai un po’ per caso nel forum di Rock Hard e contattai una persona chiedendogli di ascoltare i nostri pezzi: il giorno dopo questa persona mi ricontatta dicendomi che facciamo dei pezzi fantastici e che vuole il nostro demo. Questa persona era Oliver, l’organizzatore del “Keep It True”. Dal quel momento ha iniziato a tenerci d’occhio. Con “Hail To Hellas” abbiamo fatto qualcosa di nuovo e di diverso: secondo me “Hail To Hellas” era già molto maturo e sicuramente più raffinato!
Un pregio ed un difetto di “Hail To Hellas”!
Ivano: Mah.. Un pregio ed un difetto.. Lo vedo ancora molto bene quel demo, ci sono tre canzoni che fanno parte del nuovo “Hellenic Warrior Spirit” e non ci sono particolari difetti da segnalare.. E’ molto strana questa cosa per me! Trovo “Hail To Hellas” molto interessante anche perché legato ad un concept: questi lavori sono sempre molto ambiziosi, e sono rari i gruppi che ascolto, sia nel progressive che nel metal, che riescono a creare concept degni di questo nome! Tornando al demo i difetti possono essere trovati in qualche ingenuità tecnica o in qualche arrangiamento, però a livello di composizione dei brani sono molto soddisfatto e lo testimonia il fatto che i tre brani sul nuovo album che arrivano da “Hail To Hellas” (“The Call To Arms”, “Defenders In The Name Of Hellas”, “The Lion Of Sparta” a cui va aggiunta la strumentale “Molon Labe” N.d.Avalon) suonano pressoché identici!
L’ultimo dei tre demo s’intitola “Vis Et Honor”..
Ivano: Con “Vis Et Honor” stavamo diventando una band culto underground, partecipare al “Keep It True” assieme ai nostri idoli Manilla Road dopo sole due demo è una cosa incredibile, così come lo è sentire il pubblico tedesco che ti incita.. Non so quante bands italiane con due demo alle spalle siano riuscite a suscitare un tale entusiasmo all’estero!
Esuliamo un attimo dal discorso per una domanda in linea con quello che hai appena detto: un percorso come quello compiuto dagli Holy Martyr non è comune per tutte le band, anzi.. Non credete che questo possa avervi attirato addosso qualche antipatia?
Ivano: Antipatie?? Nooo, penso proprio di no!
Alex: L’invidia è presente in qualsiasi ambiente, a partire da quello lavorativo.. Anche nella musica esiste e nell’underground c’è il pregio, che in alcuni frangenti diventa difetto, di conoscersi un po’ tutti: siamo un po’ una grande famiglia e in ogni famiglia c’è sempre la pecora nera! L’invidia è una cosa normale, una cosa da mettere in conto ormai.. Forse la maggiore invidia l’abbiamo subita all’inizio, nella nostra terra!
Ivano: Ricordo tre band che più o meno uscirono insieme a noi come periodo: Battle Ram, Doomsword e Bejelit.. Sinceramente sono amico di tutte e tre le band! Secondo me l’invidia più che tra band in generale può nascere a livello regionale, se non addirittura provinciale esagerando.. Posso dirti che in molti ci hanno idealizzato in una scena epic: io non ho mai preteso di suonare epic metal in stile eighties. Tutti ci hanno indirizzati in quella scena assieme a Battle Ram e Doomsword. E’ una cosa che sinceramente mi ha stupìto e mi ha fatto piacere, anche perchè prima c’era davvero poco in Italia per questo genere!
Secondo me non esiste neanche adesso una cosiddetta scena epic italiana, esistono però diverse band di valore che con coerenza portano avanti la loro musica.
Ivano: Esatto, sono d’accordo! Un’altra band che ha cominciato più o meno nel nostro stesso periodo sono i Battleroar, ma anche con loro c’è una grande amicizia, quindi chiudo il discorso dicendo che sicuramente tra di noi non c’è mai stata nessuna invidia!!
Ok, torniamo a “Vis Et Honor” allora!
Ivano: Eravamo in una fase di stallo perchè nel giro di poco tempo uscirono dalla band chitarrista e bassista e ci trovammo nella condizione di dover cercare nuovi componenti: quello fu il periodo più strano per noi, esattamente tra il 2004 e il 2005!
Ora che ci penso in quel periodo non riuscivo più a contattarti!
Ivano: Infatti, ma non solo tu non mi riuscivi più a contattare: per me, a livello personale, non è stato decisamente un bel periodo quello!
Alex: C’è stata un po’ la sensazione, forse inconsapevolmente da parte di tutti come poi ci siamo detti, di avere la Sindrome di Armstrong: è quella che hanno gli astronauti che vanno sulla luna e sanno di non poterci tornare.. E’ una cosa che ti prende allo stomaco, perchè non dipende da te poter tornare sulla luna, lo decidono altre persone! Per noi fu la stessa cosa: capita di suonare davanti a persone che ci guardano con le braccia conserte e ci viene in mente che magari due mesi prima eravamo in Germania a suonare davanti a tremila persone impazzite per la nostra musica! Entri quindi in uno stato d’animo particolare, in cui hai la paura di non poter rivivere determinate esperienze, magari pensando di non averne la forza o le capacità: chissà cosa scatta nella testa! Secondo me chi ha lasciato la band a quei tempi ha subìto un po’ anche questa cosa!
Ivano: Poi va detto che stare in un ambiente chiuso come quello di Cagliari non è che aiuta eh..
In effetti chi ne sa più di me ha sempre indicato come limite maggiore per gli Holy Martyr quello di non essere dislocati in una Milano, oppure a Bologna.. e io sono d’accordo!!
Ivano: Anche il fatto che non tutti i componenti della band avessero un lavoro ci ha un po’ limitato. Lavoravamo in due ed abbiamo sempre anticipato tutto: ricordo che tutti i soldi che guadagnavo li investivo nel gruppo, non avevo quasi più vita privata, e questo fino ad “Hail To Hellas”! Tornando al discorso di prima, si può dire che noi suonavamo solo perchè dovevamo farlo!
Cos’è che poi vi ha dato la spinta giusta?
Ivano: Decidemmo di realizzare un ultimo demo. Ricordo che io stavo perdendo la voglia di suonare, dato che non vedevo più sbocchi: avevamo suonato con i gruppi di cui ho i vinili, abbiamo suonato in Germania ed in Grecia.. Non vedevo altre possibilità oltre l’underground!
Alex: Avevamo toccato il fondo, non aveva più senso continuare a fare demo!
Ivano: “Vis Et Honor” posso giudicarlo bene e male.. Non tanto il demo in sè, le canzoni non sono capolavori ma penso che la titletrack sia uscita abbastanza bene!
Alex: Secondo me quella canzone tu ce l’avevi sullo stomaco.. Ricordi in albergo per il “Keep It True” quando mi facesti sentire i primi accordi della canzone? Mi dicesti che avevi un’idea per un pezzo dal titolo “Vis Et Honor”!
Ivano: Grande! Ti ricordi ancora!!
Alex: Ricordo che me la stava facendo sentire con la chitarra elettrica.. spenta! In quel periodo mi ero appena trasferito a Cagliari, io sono originario di un paese ad una ventina di km, lavoravo come un pazzo ed ero distrutto fisicamente e psicologicamente: ricordo che una sera, di fronte ad una birra dissi chiaro che se volevamo fare qualcosa in più con la band dovevamo andare via dall’isola!
Ivano: Avevamo iniziato a parlarne già da “Hatred & Warlust”!
Alex, Sì, ma non c’era la convinzione necessaria: in quel momento non eravamo di fronte ad un bivio!
Se non sbaglio vi ha aiutato la Dragonheart a scegliere dove andare al famoso bivio, no?
Ivano: Effettivamente sì, Dragonheart ci ha dato un grosso impulso. Nel periodo precedente, in un anno e mezzo, avevamo scritto solo due nuovi brani tra cui la stessa “Vis Et Honor”, da molti considerato uno dei nostri brani migliori!
Ennesimo cambio d’argomento: avete parlato nei vostri pezzi di Roma e Sparta.. Volendo esplorare un nuovo periodo storico, quale riesumereste?
Ivano: Mah, in realtà sono tutti interessanti, il problema è che dal ’96 ad oggi un sacco di musicisti si sono lanciati su temi storici, quindi non è facile trovare argomenti che non siano inflazionati. Con gli Holy Martyr nel ’98 volevamo parlare di Re Artù, ma arrivarono prima i Grave Digger! Bisognerebbe trovare qualcosa che senti che ti appartiene: ci è andata bene con gli spartani, penso siamo stati tra i primi a parlarne! Sicuramente però nel prossimo disco non parleremo più di Sparta!
E un bel concept sugli Indiani d’America?
Ivano: Non lo so.. La loro storia è troppo complessa!
Alex: Le fonti di ispirazione di Ivano sono molto strane! Pensa che l’ispirazione per “Warmonger” gli è venuta durante il servizio militare mentre marciava nel cortile!
Torniamo a parlare del contatto con Dragonheart??
Ivano: Sì! Ti dico sinceramente che non ho mai cercato di contattare case discografiche, anche se in realtà dopo il primo demo avevo spedito qualcosa. Molto umilmente pensavo che prima di approdare ad una casa discografica fosse necessaria una discreta gavetta per poter maturare e solo compiuto questo percorso avremmo potuto pensare ad un album. Ricordo che si interessò a noi la prima etichetta dei Rhapsody: la LimbMusic! Dopo “Hail To Hellas” ci ricontattarono dicendo che eravamo troppo underground. Orgogliosi di questa risposta, proseguimmo dritti per la nostra strada. Prima di “Still At War”, come ti dicevo, ci trovammo in una situazione di stallo: servivano un finanziamento di un certo tipo per registrare un disco e mica potevamo chiederli ancora ai fans come successe nel 2003 per “Hail To Hellas”, e tu sai bene di cosa parlo visto che sei uno dei 200 fans che ci aiutò a finanziare il demo! Successe che Enrico Paoli, a cui avevo spedito il nostro materiale, ci contattò dicendosi interessato alla nostra musica e dopo aver sentito “Vis Et Honor” ci comunicò che era pronto per il nostro debutto discografico: si accese la luce!!
Alex: Ci volle circa un anno perchè “Still At War” diventasse realtà!
Ivano: Finchè un bel giorno arrivò il contratto..
Alex: ..lo leggemmo e decidemmo cosa mettere in quel disco: avevamo molto materiale ed alcune cose erano decisamente incoerenti tra loro!
Ivano: Era palese comunque che avremmo dovuto utilizzare i pezzi dei vecchi demo, anche perchè non ci sarebbe stato il tempo per fare altro! Quel poco di nuovo che c’era lo stavamo mettendo da parte per il concept sugli spartani che si trova su “Hellenic Warrior Spirit”, anche se qualcosa di nuovo alla fine infilammo anche in “Still At War” ossia “Ave Atque Vale”, pezzo che ebbe un po’ la stessa genesi di “Warmonger”, ossia venne scritto in una sera! Dopo l’uscita di “Still At War” molti ci criticarono per aver inserito nell’album praticamente solo pezzi vecchi: come ho detto, questa scelta era necessaria anche per mettere in condizioni chi non ha potuto seguirci dagli esordi (i demo sono totalmente esauriti N.d.Avalon) di conoscere la nostra musica! E adesso la domanda di rito.. pregi e difetti di “Still At War”!
..se vuoi te lo chiedo!!
Ivano: tranquillo, faccio io! Dunque, un difetto è che la produzione non mi è mai piaciuta: abbiamo cercato lo stile dei Doomsword, ma non era quello che faceva per noi, non è adatto ai nostri pezzi! Durante le registrazioni sentivo inoltre troppo stress, non ero a mio agio: abbiamo suonato in piena estate in uno studio senza climatizzazione, i suoni non erano quelli che volevo.. “Still At War” non lo sento mio, non mi soddisfa e se c’è qualcuno a cui piace sono contento!
Alex: Il pregio di “Still At War” è che chi si è avvicinato per la prima volta agli Holy Martyr ha trovato uno spirito che per la maggior parte delle produzioni attuali si è perso: una genuinità davvero molto forte! Quei suoni anni ’80 indicati da molti come scelta fatta a tavolino, in realtà sono usciti molto spontaneamente!
A me quel suono molto eighties piacque un sacco!!
Ivano: Io avrei voluto una produzione in stile Grave Digger, quindi molto eighties ma allo stesso tempo molto attuale. Evidentemente il produttore non aveva ben chiaro dove volevamo arrivare. Ti dirò di più, sono meglio i suoni delle chitarre su “Vis Et Honor” che su “Still At War” e ti assicuro che per un chitarrista è frustrante rendersi conto che la resa è migliore sul demo piuttosto che sull’album pubblicato dopo!
Tra l’altro non mi aspettavo “Hellenic Warrior Spirit” pubblicato così in fretta! E’ passato solo un anno da “Still At War”!
Alex: Ci credi se ti dico che mentre registravo “Still At War “ non vedevo l’ora di iniziare a lavorare su “Hellenic Warrior Spirit”?
Ci credo, dopo quello che mi avete raccontato! Su questo nuovo album però la lineup cambia ancora: sostituite il bassista.
Ivano: Tra il 2005 e il 2006 non avevamo un bassista fisso: Roberto Frau, che puoi sentire all’opera su “Still At War”, era il mio bassista nel ’94. Su quell’album eravamo carenti nella sezione ritmica e ci fu una sorta di reunion del primo nucleo originale degli Holy Martyr o, se preferisci, degli Hellforge: io, Roberto e Daniele Ferru eravamo tornati insieme per la canzone “From The North Comes To War” incisa sul famoso demo stampato poi in 200 copie. E’ stato bello averli con noi sul primo disco ufficiale, se lo meritavano e questa “reunion” è stata un’altra delle cose positive dell’album precedente. Per rispondere alla tua domanda, il nuovo bassista risponde al nome di Nicola Pirroni: per me non è un volto nuovo dato che ci conosciamo dai tempi delle superiori, lo conosco da una vita e siamo sempre usciti insieme! Ti confesso una cosa: non avrei dovuto essere un chitarrista: ero affascinato dal modo di suonare il basso di Steve Harris e avrei voluto imparare a suonare quello strumento ma mia madre, che finanziava, mi disse di imparare a suonare la chitarra perchè faceva più figo.. Ahahah! (risate generali N.d.Avalon) Comunque, con Nicola ci siamo sempre incrociati ma non abbiamo mai suonato insieme, è stato abbastanza naturale pensare subito a lui quando ci siamo trovati nella situazione di dover cercare un nuovo bassista. Con l’innesto di Nicola, che reputo bravissimo, abbiamo avuto finalmente una sezione ritmica super rodata, dato che lui aveva già suonato col nostro attuale batterista!
In un certo senso Nicola era già un componente degli Holy Martyr ma ancora non lo sapeva!
Alex: Esatto, e su “ Hellenic Warrior Spirit “ ha fatto un lavoro splendido!
Condivido questa tua opinione: su “ Hellenic Warrior Spirit “ il basso si sente che è un piacere!
Ivano: Nel sound degli Holy Martyr il basso non è mai stato così presente come dal momento in cui è entrato Nicola ed abbiamo registrato negli studios di Luigi Stefanini!
Pensandoci bene, sugli altri vosti lavori il basso non è così presente come su “Hellenic Warrior Spirit”.
Alex: Beh, in alcuni passaggi è fondamentale: se non ci fosse il suono preponderante del basso in alcune parti, non saremmo riusciti ad ottenere un risultato come quello che ti è tanto piaciuto!
Avete fatto, a mio parere, un sacco di passi avanti, crescendo molto come band: riuscite ad avere un sound vostro.
Ivano: Grazie, questo è un gran complimento! Anch’io sono convinto che abbiamo uno stile nostro!
Allo stesso modo però riuscite ad ampliare la vostra proposta! Senza snaturare il vostro “marchio” sonoro avete aggiunto innesti folk, ma soprattutto avete donato alle nuove composizioni una drammaticità notevole e questo penso sia il punto vincente. Era quello che volevate ottenere con il nuovo album?
Alex: Assolutamente sì!! Almeno per me..
Ivano: Come hanno notato tante persone, trattandosi di un concept il disco è molto omogeneo, però è diviso in due parti: i pezzi nuovi e i pezzi di “Hail To Hellas”, che già di natura loro creano questa atmosfera molto drammatica. Volevamo fare un concept su Sparta e volevamo assolutamente incidere un album migliore del precedente: pensiamo di esserci riusciti e ci piace che la nostra musica riesca ad evocare, in chi ascolta, immagini ed emozioni. Ci sono brani molto diretti: i primi due, “Spartan Phalanx” e “Lakedaimon” lo sono sicuramente e penso che un buon disco debba avere un giusto equilibrio tra pezzi più articolati e pezzi più immediati. Penso che un disco come “Hellenic Warrior Spirit” riesca a prendere per mano l’ascoltatore e ad accompagnarlo verso la battaglia che si tenne al passo delle Termopili!
Alex: “Hellenic Warrior Spirit” è un disco molto completo che riesce a sbalzarti attraverso una serie di emozioni. Penso che l’ascoltatore, dall’intro fino a “To Kalesma Sta Opla”, possa vivere un crescendo emotivo dove tutto è molto epico, evocativo, e che esprime in pieno la forza dei guerrieri di Sparta, riuscendo piano piano a farti entrare nelle loro sensazioni!
Ivano: In molti ci chiedono se ci siamo ispirati al film “300”: assolutamente no! Il film parte bello gagliardo, si vedono gli Spartani vittoriosi, però alla fine li vedi sconfitti: “Hellenic Warrior Spirit” parla di una sconfitta, non di una vittoria, quindi deve essere drammatico per forza di cose!!
Vero, alla fine gli Spartani sapevano che avrebbero avuto pochissime probabilità di uscire vivi da quella situazione!
Ivano: Allo stesso tempo però quella degli Spartani fu una vittoria sui nemici. Volevamo fare qualcosa di particolare, non dico ai livelli di “Hail To Hellas” dato che non potevamo mica fare le stesse cose fatte nel 2003, ma non potevamo neanche scrivere canzoni sulla stessa linea di quelle contenute in quel demo! Abbiamo cercato una buona mediazione tra gli Holy Martyr più diretti di “Still At War” e quelli drammatici di “Hail To Hellas”: se ascolti un pezzo come “Hellenic Valour” puoi pensare di ascoltare gli Holy Martyr di “Son Of A King” (“Hadding Garmsson” su “Still at War”) e allo stesso tempo la band di “Hail To Hellas”! Abbiamo cercato di seguire quello che sono diventati gli Holy Martyr nel tempo!
E’ cambiato quindi il vostro modo di approcciarvi a questa musica e di intenderla?
Ivano: Personalmente penso di sì. Quello che abbiamo fatto nel 2003 secondo me era anche azzardato, per la particolarità delle idee che contenute in “Hail To Hellas”. Ripeto, “Hellenic Warrior Spirit” rappresenta al meglio gli Holy Martyr di oggi e quelli del passato. Abbiamo bruciato le tappe per pubblicare questo disco dopo solo un anno dalla precedente uscita, è stata una cosa abbastanza stressante e ti assicuro che non è stato facile nè a livello di liriche nè per le musiche, anche perchè non volevamo rischiare di dire e fare banalità, non volevamo rischiare di scrivere brutte canzoni già a livello di idea. Sentivo dentro di me che alcune idee buone già c’erano, ma erano incomplete: da questo punto di vista ci ha aiutato moltissimo il produttore, Luigi Stefanini. Quando ci siamo trovati in difficoltà nel portare avanti i brani nuovi, per problemi lavorativi di questo o di quell’altro componente della band, è intervenuto Luigi facendo un lavoro eccellente. Ha “preso” il materiale nuovo e lo ha ampliato, ci ha aiutati tantissimo, consentendoci di portare a galla quegli aspetti dell’album che anche tu hai apprezzato: qualcosa di drammatico, più articolato e quasi progressive e con quel tocco di folk particolare! In questo Luigi è stato fondamentale!
Alex: Altra persona molto importante per noi è Giandomenico Cossu, che ha collaborato con Ivano per la stesura di alcune liriche: devo dire che lui è bravissimo nell’utilizzare le metafore. Su “Hellenic Valour” ad esempio c’è la metafora del grano, che ha utilizzato in modo eccellente, perfettamente azzeccata nel contesto del brano.
Ivano: Giandomenico è un amico che ci segue da anni, inoltre è un insegnante d’inglese a cui ho chiesto aiuto anche per le liriche di “Spartan Phalanx”!
Allora è quella che si sente su “Hellenic Warrior Spirit” la vera anima degli Holy Martyr?
Ivano: Direi proprio di si, anche se poi molto dipende dall’ispirazione: diciamo che questa è l’anima più raffinata degli Holy Martyr!
Alex: Questo risultato è quello che avremmo voluto ottenere anche per le produzioni precedenti, ma non avevamo gli strumenti e l’esperienza necessaria!
Prima avete citato “Hellenic Valour”, pezzo su cui compare come ospite Vittorio Ballerio, mitica voce degli Adramelch: come mai questa partecipazione?
Alex: Beh, Vittorio è il mio vicino di casa!
Ivano: Si ricollega alla drammaticità di cui si parlava prima: avendone la possibilità, perchè non far partecipare all’album questo grande cantante? Poi io sono sempre stato un fan della sua voce e degli Adramelch, e l’idea di appoggiarci ai New Sin Studios ci è venuta proprio ascoltando “Broken History”: mi piace la produzione di quel disco e quell’aura particolare che emana, molto drammatica appunto!!
Alex: ..e poi come canta Vittorio! E’ bravissimo ad interpretare i brani, tant’è vero che quando cantavo io la parte di brano che poi su “Hellenic Valour” canta lui, la facevo in modo completamente diverso! Io tendo a vibrare anche mentre parlo, lui invece ha questa cadenza, questa carica molto drammatica: ricordo che in studio, subito dopo aver ascoltato il brano su cui avrebbe dovuto cantare, ci fece subito sentire l’interpretazione che avrebbe fatto, non che aveva in mente! Era qualcosa di totalmente diverso da quello che avrei fatto io, aveva dei legati a cui non avrei mai pensato, anche perchè io non ho l’esperienza di Vittorio e da lui ho miliardi di cose da imparare! Quando poi ha registrato potevi vedere una persona tranquilla, di una sicurezza incredibile: sono bastate un paio di registrazioni per avere quella che senti sul pezzo, e trasmette una carica micidiale! Abbiamo avuto qualche difficoltà in più nella registrazione dei cori perchè la voce di Vittorio, come detto, è molto interpretativa, mentre i cori sono un po’ più schematici.. c’è stata qualche difficoltà a legare la mia voce e la sua nei cori, ma alla fine ne siamo venuti a capo ed il risultato finale è ottimo!
Alex, un altro brano che ho molto apprezzato è “To Kalesma Sta Opla”: è un pezzo molto particolare, vuoi parlarcene tu?
Alex: Ivano mi aveva anticipato diversi mesi fa l’idea di inserire questo brano: lo trovi già su “Vis Et Honor” ed è cantato in inglese anzichè in greco. Su quel demo esiste la versione acustica!
Ivano: A quel punto ho chiesto ad Alex perchè non mettere sul nuovo disco il brano cantato in greco.
Alex: La sfida mi è subito piaciuta, l’ho sentita come una cosa molto originale: è vero che ci sono molte altre band che hanno fatto pezzi cantati nelle lingue dei paesi dove avevano più fans, quindi questa idea non era proprio nuova. Ti assicuro che il greco è un terreno molto ostico e, piuttosto che pronunciare parole di cui ignoro il significato, ho deciso di intraprendere la strada più difficile decidendo di imparare il greco. Dopo il primo concerto ad Atene del 2004, ho mantenuto i rapporti coi ragazzi conosciuti in Grecia e ci sono tornato un sacco di volte. Tra un viaggio e l’altro ho continuato a studiare quella lingua e quando sono andato in studio per registrare questo brano, mi sono molto divertito nel cantarlo!
Qual è il pezzo che è riuscito meglio, secondo voi, in “Hellenic Warrior Spirit”?
Alex: “Hellenic Valour”!!!
Ivano: Da ascoltare direi sicuramente “Hellenic Valour”, mentre dal vivo mi piacciono un sacco “Lakedaimon” e “Spartan Phalanx”!
Eros: Anch’io propendo per “Hellenic Valour”, per il risultato generale ottenuto su questo pezzo.. Io non ho registrato il demo “Hail To Hellas” e di conseguenza mi sento molto più legato all’album!
Fino a dove arriveranno gli Holy Martyr?
Ivano: Beh, in Grecia siamo arrivati eheheh! Sinceramente non lo so, non riesco a pensare al futuro!
Alex: Posso azzardare?!? Rimango molto affascinato dall’idea di suonare in terra nipponica! Non ti so dire perchè, forse per il fascino di un “Made In Japan”: se pensi che perfino Elio e le Storie Tese hanno fatto un finto live in Japan.. E poi forse anche per poter dire di aver suonato dall’altra parte del mondo! Sarei curioso di provare l’esperienza di vedere persone così lontane da noi che cantano i nostri pezzi.. E’ un’emozione che mi piacerebbe provare! E farei un pensierino anche sugli Stati Uniti!
Ivano: In effetti varcare i confini dell’Europa non sarebbe affatto male!
Alex: Sai Gianluca, c’è una cosa che ti voglio dire e te la dico in totale umiltà: per me l’idea che magari tra 200 anni, magari il figlio di un figlio di un figlio di uno dei nostri primi fans avrà tra le mani un nostro album e si metterà ad ascoltarlo, mi rende orgoglioso perchè vorrà dire che avremo lasciato qualcosa! Einstein ha lasciato la bomba atomica, noi saremo sicuramente meno famosi ma non ammazziamo nessuno e lasciamo la nostra musica!
Ivano: La bomba spartana!!!!!!
Avete suonato all’estero: quali sono le maggiori differenze che avete riscontrato in Germania o in Grecia, rispetto all’Italia?
Ivano: In Germania il pubblico è molto caloroso e beve un sacco di birra, hanno bisogno di più rodaggio, ma quando si lasciano andare partecipano molto: penso che i tedeschi, ancora più dei greci, riescano ad apprezzare la musica e la conoscono, hanno una cultura musicale spaventosa e sono molto critici! Il popolo greco ti sostiene dall’inizio alla fine!
In Italia avrete tra poco una data a Roma con Battleroar e Rosae Crucis, mentre più avanti ci sarà il “Play It Loud” atto terzo..
N.d.r. la data di Roma si è svolta pochi giorni prima della messa online dell’intervista.
Alex: La data di Roma sarà una guerra!!!
Ivano: Abbiamo già suonato a Roma, quella che fu la prima data ufficiale italiana. E’ stato bello ma non posso paragonarla alle esperienze tedesche ed elleniche. I fans italiani li dobbiamo ancora valutare per bene!
Alex: Anche perchè non abbiamo ancora avuto date rilevanti in Italia. Penso che qui da noi esista una malattia che porta a scoprire le band di casa nostra molto tardi oppure ad odiarle per partito preso e ad accusare di campanilismo chi le supporta! Alcuni commenti a recensioni di “Hellenic Warrior Spirit”, purtroppo, vanno in questo senso.. Come avrai capito questa malattia si chiama esterofilia. In Italia moltissime persone sono ammalate già da diversi anni e non sono ancora riuscite a guarire! Quindi, o ti disprezzano o, come detto, ti scoprono tardi!
Ivano: Abbiamo grandissimo rispetto per tutti gli italiani che ci supportano, ma vorrei vedere la reale risposta del pubblico ad un nostro concerto prima di capire in quale “girone” collocarlo!
Mi è capitato di leggere in un’intervista ad un cantante americano di enorme esperienza, la sua risposta in cui diceva che il pubblico italiano è sempre stato piuttosto freddo durante i concerti. Ce l’abbiamo un po’ nella nostra indole di non abbandonarci totalmente alla musica!
Ivano: I tedeschi ed i greci, per la nostra esperienza, si esaltano nella musica, mentre gli italiani supportano!
Alex: Io penso che a Roma ed al PIL ci sarà di che ricredersi!!
Io e Ivano: Speriamo!
Alex: Devo dire che navigando per i vari forum ho notato che un sacco di gente ci sta supportando, e cosa ancora più incredibile, anche in Sardegna ci supportano! Ho notato che le cose a casa nostra sono cambiate da quando abbiamo riscosso un certo successo all’estero. Speriamo in bene!
Torniamo a parlare dei vostri pezzi e della loro genesi: come nasce un nuovo brano? Seguite un particolare procedimento?
Alex: Normalmente l’idea iniziale è di Ivano..
Ivano: Non seguiamo un procedimento standard, semplicemente porto le mie idee ai ragazzi della band, ma se non sono convinto appieno di quello che ho pensato, non mi prendo neanche la briga di proporlo agli altri, devo essere totalmente soddisfatto del materiale su cui lavoreremo!
Non ti è mai capitato, facendo ascoltare la tua idea a qualcuno, che questa persona ti dicesse di averla già sentita sul disco di qualche altra band?
Eros: C’è stato un episodio molto particolare legato ad una parte di “Lakedaimon”: suonavamo questa parte e ci cantavo sopra un pezzo dei Rush. La cosa strana è che Ivano questo pezzo non lo conosceva affatto ed il riff di chitarra non c’entrava nulla con il brano, semplicemente ci cantavo la lirica con quella melodia sul riff scritto da Ivano. E’ stata una cosa molto particolare!
Alex: Una coincidenza ancora peggiore c’è stata durante la composizione di “Hail To Hellas”: mentre suonavamo “Defenders In The Name Of Hellas”, ho chiesto a Ivano se tra i suoi ascolti ci fossero gli Stratovarius. La sua faccia schifata la diceva lunga su cosa pensasse di questo gruppo, ma in quel brano ci sentivo un passaggio di “Visions”!
Ivano: E io dopo averlo ascoltato potrei dire che l’inizio di “Visions” è simile a quello di “Hail And Kill”! Tornando alla domanda, ti dico che non solo non esiste un procedimento standard, ma non esiste neanche un vero e proprio procedimento!
Come decidete quanti e quali brani finiscono in un album? Scrivete solo quelli che finiscono nel disco o scegliete tra una rosa più ampia?
Ivano: Non riesco a scivere venti canzoni e poi sceglierne dieci, io punto più alla qualità: il mio sesto senso deve starsene tranquillo, se mi avverte che qualcosa non va in quello che sto scrivendo, butto tutto senza pensarci due volte!
Alex: Se anche avessimo avuto altri pezzi, non avrebbero comunque avuto senso all’interno di “Hellenic Warrior Spirit”. E’ meglio concentrarsi su un pezzo solo piuttosto che su dieci e farli male.. Meglio poche ma buone!
Cambiamo argomento: ho acquistato a scatola chiusa il disco del Holy Martyr, band che non conosco assolutamente. Però ho la fortuna di avere davanti a me tre componenti della band. Come mi spieghereste la vostra musica?
Ivano: Guerra!! Semplicemente war epic metal. La vita è una guerra quotidiana e la nostra musica può dare uno spunto positivo nell’affrontarla!
Alex: Gli Holy Martyr sono una band dove non ci sono preponderanze da parte di nessun membro. I nostri pezzi sono lo specchio della band: cerchiamo di esprimerci nell’insieme sia come gruppo che nei brani!
Mi trovi d’accordo in questo: penso sia giusto che dalla vostra musica non ci sia un elemento che spicca, credo che i vostri siano pezzi di valore anche per questo!
Alex: C’è sempre stata la ricerca del mito, l’identificare una band da un preciso componente: gli Holy Martyr non sono così!
C’è, o c’è stato, qualche commento positivo e/o negativo che ricordate in particolar modo?
Alex: E’ stato stranissimo, a suo tempo, apparire su testate come Heavy Oder Was con “Hatred & Warlust”!
Ivano: E’ vero, a pensarci adesso, quello fu una bella emozione, quasi surreale!
Alex: E’ stato molto bello anche leggere un messaggio di un ragazzo che mi scriveva che “Still At War” è stata la sua colonna sonora nel tentativo di uscire da un brutto periodo in cui era finito: chi se la immaginava solo qualche anno fa una cosa del genere?!?
Abbiamo finito ragazzi! grazie mille per la disponibilità e per la splendida serata che mi avete regalato! A voi quest’ultimo spazio, chiudete come volete la nostra intervista!
Alex: Quando registro un disco faccio sempre una gran fatica perchè non ho la gente davanti a me.. Spero quindi in futuro di averne davanti un sacco ai nostri concerti, perchè gli Holy Martyr danno il meglio di loro sul palco: non vediamo l’ora di darvene dimostrazione, non una ma un sacco di volte! Vi aspettiamo!
Ivano: Da ragazzino compravo gli album senza conoscerne il contenuto, semplicemente mi fidavo: fate la stessa cosa, fidatevi di noi e acquistate il nostro “Hellenic Warrior Spirit”!
Sito ufficiale: www.holy-martyr.com
Pagina MySpace: www.myspace.com/hmartyr
Recensione “Still At War” su EP qui
Recensione “Hellenic Warrior Spirit” su EP qui
Recensione “Hatred & Warlust” su EP qui
Recensione “Hail To Hellas” su EP qui