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Questa intervista nasce dopo una strana domenica pomeriggio a Novara, al famoso Teatro Coccia, dove è andato in scena l’Amleto. La cosa particolare è che lo spettacolo è stato realizzato anche grazie alla collaborazione musicale dei Furor Gallico. Sul palco è stato costruito un soppalco per i musicisti che servono anche da “fondale” per la scena. La storia è quella ben conosciuta di Amleto, ma gli intermezzi musicali e la recitazione semplice aiutano anche chi non è solito frequentare l’ambiente del teatro. Un bel modo per avvicinare chi solitamente evita questi luoghi e sensibilizzare due settori, quello musicale e quello teatrale, troppo spesso lontani ma legati dalla stessa passione per l’arte. Ed ora passiamo la parola alla band.
Un caloroso benvenuto ai Furor Gallico su EP. Iniziamo con un’introduzione fondamentale: presentatevi per chi non vi conosce.
Ciao a tutti e grazie per l’opportunità di questa intervista. Che dire, noi siamo i Furor Gallico, sono ormai un paio d’anni che ci diamo da fare per calcare la scena folk metal italiana; abbiamo un demo all’attivo e stiamo per registrare il nostro primo album, chi non ci conosce può rimediare immediatamente visitando il nostro myspace all’indirizzo www.myspace.com/furorgallico oppure può venire a qualche nostro concerto, non se ne pentirà.
Da dove è nato il nome Furor Gallico??
L’idea è nata dalla nostra ex bassista, da me (Ste, chitarrista) e dall’arpista Becky. Ci siamo incontrati un giorno e pian piano si sono aggiunti gli altri membri fino ad arrivare alla formazione attuale. L’idea del nome è nata dalla voglia di mantenere comunque un legame con la nostra terra: invece di cercare nomi assurdi, un nome “di casa nostra” sarebbe stato più coerente. Anche molte delle nostre canzoni sono in italiano (o in dialetto milanese) e parlano di leggende e storie della nostra terra. “Furor Gallico” è l’appellativo che Gulio Cesare utilizza nel “De Bello Gallico” per descrivere la furia animale dei Celti in battaglia. L’unico inconveniente della scelta di questo nome è che ogni volta che incontriamo qualcuno che non ci conosce ci chiede se abbiamo tendenze politiche, cosa che non abbiamo e che non ci interessa avere; facciamo musica, suoniamo e raccontiamo storie. La politica la lasciamo a chi di competenza, a noi basta una birra e siamo felici.
Ultimamente a Milano si è svolto il Pagan Fest: l’interesse per il genere folk mescolato al metal sta crescendo grazie a band come Korpiklaani ed Ensiferum. Vi sentite dentro quel settore musicale oppure la vostra strada va in un’altra direzione?
Guarda, in generale non ci piace inserirci all’interno di un generico filone; cerchiamo di seguire la nostra strada. Chiaramente suoniamo folk metal, ma cerchiamo di mantenere una nostra identità, tant’è che abbiamo ridefinito il nostro genere come “Insubria Celtic Metal”. All’interno del gruppo ognuno viene da diversi background musicali e cerchiamo di mescolare il tutto per proporre un qualcosa di personale cercando di non cadere negli stereotipi del genere. In Italia siamo ancora in pochi a suonare questo genere, non è facile trovare strumentisti, ma personalmente direi che è un genere che dà molte soddisfazioni, sia a livello compositivo che a livello di apprezzamento del pubblico. Fortunatamente abbiamo sempre riscontri estremamente positivi e speriamo di riuscire a continuare per questa strada.
Il fatto di avere strumenti differenti da chitarra e basso apre una miriade di possibilità. Come nascono i vostri brani??
Come ho detto prima, ognuno di noi arriva da un background musicale diverso. Questo fa sì che ogni nostro pezzo nasca e cresca in maniera diversa. Non c’è mai uno solo che compone, si parte dall’idea di qualcuno e poi ognuno ci mette del suo, alcuni pezzi sono nati di getto nel giro di un paio di prove, altri li abbiamo studiati di più e modificati più volte prima di arrivare ad una versione definitiva. In generale ci sorprendiamo anche noi, ad ogni canzone nuova, di quel che tiriamo fuori. Comporre in otto è estremamente divertente e soddisfacente; ovviamente spesso si finisce a discutere per varie idee discordanti, ma penso che sia anche questo a tenere vivo lo spirito del gruppo: fin quando il problema più grande è usare un riff piuttosto che un altro direi che si va alla grande. Per ora abbiamo una decina di pezzi all’attivo e a breve entreremo in studio per registrare. Penso di poter dire, con un po’ di ottimismo, che per questi primi mesi del 2010 dovremmo riuscire a pubblicare il nostro primo full lenght.
Passiamo ora al motivo di questa intervista: l’Amleto. Come è nata questa idea?
Ti dirò… Non ne ho la più pallida idea!!! E’ successo tutto la scorsa estate quando abbiamo suonato al Warriors Of Rock a Ponzana. Lì abbiamo conosciuto John Alexander Petricich e, ritrovandosi a fine serata sbronzi a dire stronzate, ha preso una nostra demo e ci ha detto che se avesse avuto qualcosa sotto mano ci avrebbe contattato. La settimana dopo mi arriva una telefonata di Alexander che mi dice: “Ho ascoltato bene il vostro demo e sono giunto alla conclusione che c’è una sola cosa da fare… Mettiamo in scena l’Amleto”. Al che io ci son rimasto un attimo e gli ho detto: “Ah, beh… Grazie… Ma con tutto il rispetto… Che c**** c’entriamo noi con l’Amleto?”. All’inizio non nego che eravamo un po’ titubanti, ma ci siam detti: “Quando ci ricapita di suonare in teatro?!?!” e così siamo partiti e abbiam seguito l’idea di quel folle genio che ha messo in scena quel che hai potuto vedere al Teatro Coccia di Novara.
Quali sono state le principali difficoltà nella realizzazione delle musiche?
Beh, fondamentalmente abbiamo usato tutte canzoni che avevamo già scritto; abbiam dovuto comporre solo due nuove canzoni per la follia di Ofelia (“The Glorious Dawn”) e per il lamento funebre alla morte di Amleto (“Banshee”), ma non è stato affatto un problema, dato che comunque dovevano esser pezzi in pieno stile Furor Gallico, quindi in sostanza abbiam dovuto fare quel che facciamo sempre, nulla di ancestrale…
I brani che avete suonato a Novara erano tutti appositamente per l’occasione o avete utilizzato anche qualcosa del vostro disco??
Come già detto erano tutti pezzi già scritti a parte quei due, che sono stati scritti semplicemente pensando al concetto che dovevano rappresentare. Gli altri che avevamo già, li abbiamo inseriti alle prove con gli attori, osservando la tragedia e immaginando i momenti in cui i vari pezzi potessero essere maggiormente d’impatto e potessero legar meglio con lo svolgersi della storia.
Ci saranno altre occasioni di rivedere l’Amleto? Repliche?
In principio Alexander voleva definitivamente tirarsi fuori dal teatro… Ci ha speso veramente un sacco di soldi e tempo… Però, subito dopo lo spettacolo a Novara, ci sono arrivate proposte di replica a Vercelli, Oleggio, Pavia, Vigevano, ed altre proposte continuano ad arrivare. Così abbiam deciso di riprendere in mano lo spettacolo, aggiustare bene quel che magari non ci è piaciuto o che vogliamo migliorare e riproporlo in giro. In fondo lo spettacolo è estremamente innovativo, ha grandi potenzialità e, nonostante l’Amleto possa risultare pesante, come hai visto anche tu, lo spettacolo scorre in maniera molto fluida. Non c’è ancora nulla di ufficiale, ma nel 2010 dovremmo organizzare una mini tournèe dello spettacolo. Speriamo che la proposta sia abbastanza assurda da incuriosire molte persone…
Parliamo un attimo della storia: qual è il personaggio che maggiormente vi ha attirato?
Sembrerà una risposta banale, ma senza dubbio Amleto, interpretato da Petricich, il quale ha dato una connotazione al personaggio completamente diversa (e più fedele all’originale) delle solite rappresentazioni della tragedia. Qui l’Amleto non è un povero succube della propria pazzia, ma ne è parte attiva; sfrutta la sua follia e i suoi turbamenti contro i suoi nemici fino ad insinuare nello spettatore il dubbio di chi sia il vero folle nella scena, è un personaggio ironico e furibondo come il vero Amleto dovrebbe essere. La stessa traduzione della tragedia ha connotazioni decisamente incisive e d’impatto. Per chi non conosce l’Amleto e ha sempre temuto di trovarsi davanti alla mattonata che non passa più, questa è l’occasione giusta per addentrarsi nella tragedia accompagnati da interpretazioni e musiche decisamente non convenzionali.
Grazie della disponibilità. Un saluto a voi, ci si vede al prossimo concerto!
Grazie a te, un saluto a tutto lo staff e ai lettori… Alla prossima!!!
Myspace: www.myspace.com/furorgallico