Dark Lunacy (Mike Lunacy)


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Intervista Dark Lunacy, Mike

Una delle band che più ci vengono invidiate all’estero ha passato un periodo artistico molto brutto, trovandosi vicina allo scioglimento nonostante album acclamati in tutto il mondo. Dalla determinazione di Mike Lunacy è arrivata la spinta per ripartire e risollevarsi fino ad arrivare ad una lineup completamente rinnovata e ad un nuovo album: “Weaver Of Forgotten”. Di seguito le risposte di Mike a tutte le nostre curiosità!

Ciao Mike, partiamo dal principio e cioè dalla descrizione di “Weaver Of Forgotten”. Certe soluzioni mi hanno stupito: con l’innesto di nuovi elementi mi aspettavo un sound più legato al death metal puro ed invece vi ho trovati addirittura più melodici del solito. A te le considerazioni!

Ciao Alessio. Anzitutto un saluto a te e a tutti i lettori di EntrateParallele.
La tua considerazione riguardo a “Weaver Of Forgotten” è assolutamente legittima. Partirei dicendoti che questo non è un album semplice… Non per difficoltà dell’esecuzione ma, al contrario, per il suo essere diretto. Un impatto che lo rende diverso dai nostri precedenti lavori. Diverso per come è stato concepito e per i retroscena che porta con sè. Sono tuttavia convinto che “Weaver Of Forgotten” sarà ricordato come una delle opere più significative della band. La sua maturità si mostrerà con tutto il suo impeto ma anche con tutta la sua intimità. E’ un lavoro creato con amore, passione e disciplina, così come è sempre stata ogni opera dei Dark Lunacy. Naturalmente si distacca dal passato anche dal punto di vista compositivo perché è la prima volta in cui mi trovo a scrivere un disco da solo. Dal punto di vista esecutivo invece desidero sottolineare la bravura dei ragazzi che hanno saputo farlo proprio, prendere per mano le canzoni e dar loro la giusta personalità, il giusto colore. Hai ragione nel dire che la provenienza dei nuovi ragazzi poteva lasciare intuire un intensificarsi dell’impatto death, ma – dando per assodato l’eccellente valore tecnico – è proprio qua la bravura del musicista. Suonare con il cuore.

Sei rimasto l’unico membro della vecchia lineup dei Dark Lunacy. In questi anni di crisi della band hai mai pensato di non farcela e di sciogliere il gruppo?

Se ti dicessi di non aver mai vacillato, sarei un bugiardo. Ma l’amore ed il rispetto che ho verso la storia di questa band sono stati più forti delle avversità. Verso la fine del 2006, dopo la realizzazione di “The Diarist”, seguì un lento ma inesorabile declino. Sono sincero nel dirti che ancora oggi faccio fatica a capire cosa sia effettivamente successo tra di noi. Resta il fatto che da lì in poi perdemmo quella magia che ci teneva uniti da anni e ci aveva sorretto fino a quel momento. Dal 2007 al 2009 sono seguiti diversi cambi di formazione, ma il risultato non cambiava. Dark Lunacy stava morendo. Realizzando quindi oltre ogni ragionevole dubbio che la fine era vicina, presi la decisione di dare inizio al cambiamento. Un cambiamento sofferto ma – come dicevo – necessario. Riallacciandomi alla precedente domanda, grazie all’arrivo dei nuovi ragazzi riuscii in breve tempo a rifondare il gruppo e con la giusta armonia ritrovata è tornata anche la voglia di fare bene. Questo mi ha permesso di realizzare il quarto album e oggi posso dirti di essere davvero orgoglioso di aver fatto quella scelta, di non aver mollato.

Intervista Dark Lunacy, Mike

Ci sono brani del nuovo disco di cui vai particolarmente orgoglioso, che rappresentano per te una rinascita?

“Curtains” è l’emblema del disco. Sicuramente la canzone più intima che io abbia mai scritto. Racconta di me e di tutte le volte in cui ho immaginato di poter riscrivere il copione della mia vita, realizzando però che solo nella realtà puoi trovare la tua rivincita… Se mai essa arriverà.

Come mai questa decisione di realizzare un concept album sulla memoria dei defunti?

Ho creato questo concept guidato da sensazioni che porto da sempre nel cuore. Erano anni che pensavo a questo tema e alla fine di tutte le vicissitudini, trovandomi solo con me stesso, nel momento in cui stava ricominciando l’avventura Dark Lunacy, ho deciso di focalizzarmi in un concept di questa portata. Chiariamoci: l’argomento in sè è abbastanza semplice, perché è normale che ognuno di noi porti con sè il ricordo di un proprio caro con grande intimità. Quello che ho voluto esprimere e sottolineare è che troppo spesso le difficoltà della vita ed il naturale istinto di sopravvivenza che ne consegue ci impediscono di ricordarli come meritano. Ecco perché ho voluto dedicare loro una preghiera lunga un album intero. Un modo personale per dire loro quello che non ho fatto in tempo a dire in vita. Ovviamente il mio pensiero è criticabile… Ma non importa. Per me era fondamentale farmi sentire in questo modo.

Ci sono persone che hanno fatto parte della tua vita e che ora non ci sono più a cui vorresti dedicare questo lavoro?

Naturalmente il disco è dedicato a tutte le persone che mi erano care e che ho perduto. Non voglio glissare la domanda, ma sono dell’opinione che l’album debba conservare la propria intimità. Chi ascolterà “Weaver Of Forgotten” vivrà i propri ricordi affrontando canzone dopo canzone.

Intervista Dark Lunacy, Mike

Ho notato che curiosamente tutti i titoli di “Weaver Of Forgotten” sono composti da una sola parola. Come mai questa scelta?

Mi fa molto piacere che tu l’abbia notato. In sè non ha un significato particolarmente importante, ma è pur vero che è una cosa che faccio sempre. I motivi principali sono due: l’impatto sonoro più memorizzabile ed un segno di riconoscimento, una sorta di firma.

Con la nuova lineup e con membri provenienti da altre band (nelle quali continuano a suonare) potrebbe essere più difficile l’organizzazione dei live?

Sono molto soddisfatto dei ragazzi e la lontananza non ci pesa affatto. Essendo – come dicevo – dei grandi professionisti, non hanno bisogno di fare molte prove. Daniele è di Ancona, Alessandro di Porto San Giorgio, Andy e Claudio di Genova, io di Parma. Se poi aggiungiamo – come hai fatto giustamente notare – i vari impegni, la situazione dal punto di vista organizzativo a prima vista sembrerebbe assai ardua. In realtà non è così. Gli accordi sono chiari. Pochi concerti ma di alto livello, tour esteri di breve ma efficace durata, lavoro in studio. Mensilmente e a tavolino si stila un calendario di impegni comuni, organizzandoci in base agli impegni personali. Delineate le fasi da seguire e i giorni di calendario necessari il problema è risolto. Considerando che tra le nostre città di provenienza Parma si trova più o meno in mezzo il quartier generale è lo studio di casa mia. In un gruppo che vuole ottenere dei risultati la serietà, il rispetto reciproco e la chiarezza nei rapporti su ogni questione che riguardi la band devono essere impeccabili.

Sempre a proposito di live, quali sono stati finora i momenti più belli relativamente ai tour?

Il momento più bello è stata la sera in cui ci esibimmo a San Pietroburgo. Palazzetto gremito per venire a sentire chi era quella band che aveva dedicato un disco alla loro Città. “Aurora”, “Forlorn”, “Motherland”, “Heart Of Leningrad”, i fans impazziti che cantano i brani con gli occhi gonfi di lacrime in memoria di Leningrado e dei novecento giorni dell’assedio. Quel concerto è per me la prova concreta che un sogno si può realizzare. Il momento più brutto è stato quando ho compreso che nella band nessuno credeva più a quel sogno.

Intervista Dark Lunacy, Mike

Anche in “Weaver Of Forgotten” prosegue una delle peculiarità che ha sempre contraddistinto i Dark Lunacy, cioè la composizione di brani legati alla Russia (parlo di “Sybir”). Come hai cominciato ad appassionarti a questo argomento e quali sono gli aspetti che più ti affascinano di quella immensa regione?

Chi ha ascoltato i lavori precedenti ritroverà di certo quella malinconia di fondo che ci contraddistingue da sempre. Tuttavia – parlo a livello personale – se vuoi continuare a crescere devi rimetterti in gioco. “Sybir” si affaccia alle atmosfere russe, ma solo a livello geografico. Per quanto riguarda la fisionomia del disco ed il diverso atteggiamento del concept mi sono volutamente staccato da quelle atmosfere. Atmosfere che sono ancora ben presenti a livello personale e che di certo torneranno in auge già dal prossimo album, ma ogni disco deve essere scolpito dalle emozioni e non da un calcolo scientifico. Sarebbe stato più facile per me ripetermi, inserendo cori di grande impatto dentro le song, ma non avrebbero avuto nulla a che fare con l’atmosfera e la commozione che guida questa storia. La Russia? E’ la mia passione dal punto di vista letterario, storico, politico e paesaggistico. Una storia più grande di me e che quindi rispetto, studio e cerco di approfondire costantemente.

Tu vieni da Parma, una terra che secondo me è molto ricca di band heavy metal: mi vengono in mente, fra i diversi generi, i Domina Noctis, i Kalevala, i Winter Haze ecc. Tu fai parte della scena? Frequenti i concerti nella tua città e in generale?

Hai nominato gruppi eccellenti. Aggiungerei anche Fenice Nera. La scena metal di Parma non gode di grandi spazi, ma forse è proprio per la fatica di emergere che la voglia di fare bene continua a guidare lo spirito. Mike frequenta raramente la scena di Parma ma vorrei, anzi, dovrei frequentarla più spesso. Solitamente amo passare il mio tempo libero lontano dalla musica.

L’intervista è finita, Mike. Da parte mia un grande in bocca al lupo per il nuovo album e per il coraggio e la tenacia dimostrata nel voler continuare con la tua band anche in una fase così difficile. Le ultime parole sono per te!

Crepi il lupo. Grazie Alessio, grazie per avermi permesso di presentare la band ai vostri lettori e per aver ricordato qualche passaggio della nostra storia. Spero che presto avremo modo di farci un’altra bella chiacchierata.
Un saluto a tutti i lettori di EntrateParallele. A presto.

Sito ufficiale: www.darklunacy.com
Myspace: www.myspace.com/darklunacy
Recensione di “Weaver Of Forgotten” su EP qui

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