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Andrea Reverberi è sicuramente uno dei personaggi più interessanti della scena underground italiana. Frontman degli incredibili Lineaviola e originale compositore di liriche mai banali e scontate, Andrea si è saputo reinventare anche nella musica elettronica, col suo nuovo progetto Torafugu. Il nostro Andrea “Aqualunaedreams” D’Avino ne ha carpito pensieri e idee in questa lunga intervista. Buona lettura!
Ciao Andrea, benvenuto su www.entrateparallele.it. I lettori più attenti ti ricorderanno come il cantante dei Lineaviola. Da quanto si legge on line la band è attualmente in stand-by. Cos’è successo da “Determinante” ad oggi?
“Determinante” è stato un album molto intenso ma la sua uscita è stata funestata da difficoltà organizzative con la casa discografica e da un sostanziale calo di tensione da parte di alcuni dei membri della band. Sarà banale ma il gruppo non ha retto alla maturazione personale ed artistica dei singoli membri. Quando abbiamo deciso di sospendere il progetto ho sentito davvero qualcosa incrinarsi dentro di me. Era come se mi avessero strappato qualcosa dentro. L’ho affrontato come affronto di solito il dolore. Ho cicatrizzato la ferita con un giusto numero di bicchieri di Zacapa e, una volta passata la botta, ho iniziato a cercare nuova energia.
Ho concluso un racconto con tutto il materiale che avevo scritto nell’ultimo anno: “Metamorfosi Ci Qoelet”. Proprio come per “Maledetto Copernico”, i testi che scrivo sono una sorta di riassunto di tutto quello che raccolgo nei miei blocchi per appunti, quindi inevitabilmente ogni volta che termino un album mi trovo tra le mani un grande quantitativo di materiale grezzo. Mi piace rielaborare e strutturare questo materiale senza censure metriche e musicali, in un unico racconto che rappresenti l’ambiente emotivo nel quale si è sviluppato l’album stesso.
Poi mi sono buttato in una collaborazione un po’ folle con un gruppo di garage/funk di Reggio Emilia, gli Shop’N’Hour. Vera e propria banda di strada, gruppo strumentale di eclettici ed istintivi musicanti, tra i quali Manu, bassista degli esordi dei Lineaviola, in questo caso al sax tenore. Con loro ho dato sfogo alla mia parte più rumorosa. Ho scritto testi assurdi e liriche storte da sovrapporre sui loro pezzi, mi hanno persino permesso di suonare la mia Telecaster. Ci siamo divertiti ma dentro di me iniziavo a smaniare per creare un nuovo progetto completamente diverso da tutto ciò che avevo fatto fino a quel momento: volevo un linguaggio artistico ancora più sperimentale e libero da costrizioni stilistiche.
In quei giorni di fine 2008 è nata l’idea di Torafugu. Progetto che, col senno di poi, non sarebbe davvero esploso completamente senza il sodalizio con il produttore Sarc:o, che alcuni ricorderanno come voce e chitarra della crossover band Coreya. Era dai tempi di “Maledetto Copernico” che ci “annusavamo” per creare qualcosa insieme. Ad oggi, col secondo EP in uscita, direi che abbiamo aperto un nuovo capitolo musicale ed artistico nel nostro percorso: post rock, abstract, dubstep e IDM. Una fusione di analogico e digitale.
Ho sempre trovato personalmente molto belli e sentiti i tuoi testi. Al loro interno si possono scorgere una rabbia, una malinconia e un’ansia palpabili. Cosa ti porta a scrivere liriche del genere?
Grazie dei complimenti. I miei testi nascono da un’osservazione emotivamente instabile di tutto ciò che mi circonda, in particolare delle vite delle persone che mi si agitano intorno. Io rubo frammenti della loro quotidianità e li trasformo in rappresentazioni e metafore. Al punto che alcuni di loro si riconoscono e si lamentano del fatto che metto in musica i ca**i loro. Inevitabilmente incide anche il fatto che io cerchi costantemente di allungare il tempo a mia disposizione per inseguire ogni svarione che mi eccita il cuore o la mente, spremendo ogni grammo di energia del mio corpo e quindi quando sono allo stremo delle forze mi nascondo in un angolo e faccio il riassunto di tutto il vissuto.
Anche il tema politico mi sembra importante in quello che scrivi. E’ cambiato qualcosa dai tempi di “Uomo Meccanico” o “Il Portavoce” a quelli che viviamo attualmente?
Per quanto mi riguarda è cambiato poco. Più che di tema politico parlerei di denuncia sociale. Infatti quando scrivo difficilmente mi interesso dei grassi figli di p****** che si spartiscono il potere politico (e sbaglio a fregarmene perché alla fine hanno più peso sulle nostre vite di quanto non ci immaginiamo), più che altro quello che mi eccita e mi sconvolge è la forza d’animo, o per contro la rassegnazione, con la quale le persone reagiscono ai soprusi, al malgoverno, alle devastazioni, alla violenza. Cerco di fotografare l’istante di questi movimenti collettivi di energia.
Che opinione hai del nostro momento politico attuale?
Sebbene io sia di imprinting sinistroide, senza fare sostanziali differenze tra i vari partiti, credo che la cosa più grave sia la rapidità con la quale sono riusciti a distruggere il senso civico e morale di una nazione: in pochi anni si sono riaffermati valori negativi quali il razzismo, l’intolleranza, l’egoismo e la smania di ricchezza, che sono propri della parte più ignorante e brutale di ogni singolo uomo. Per tenerli a bada erano serviti decenni di crescita emotiva ed intellettuale, ed ora quasi tutto è andato sprecato. Personalmente mi trovo nella sgradevole situazione di non credere più neppure nella protesta pacifica. La realtà politica italiana andrebbe rasa la suolo con rabbia e determinazione. Ma questo è solo uno sfogo, scusami, come ti dicevo sono emotivamente instabile.
Come mai avete scelto “Lineaviola” come nome per la vostra band?
Avevo più o meno sedici anni e ripensavo alla prima ragazza con la quale avevo fatto l’amore: dormiva nuda, con le gambe raccolte, in posizione fetale. Avevo la sensazione che ogni suono e ogni parola dovesse nascere da un’immagine del genere, così come alba e tramonto nascono e muoiono sulla linea viola dell’orizzonte. Ero appunto giovane ed ingenuamente poetico!
Cosa è cambiato tra l’approccio più nu metal a là Korn di “Maledetto Copernico” e i fraseggi più propriamente rock di “Determinante”?
In “Maledetto Copernico” la mia tecnica vocale era più acerba, ha prevalso il mio lato rabbioso ed istintivo. L’impostazione vocale ha subito l’influenza del modo di comporre di Fabio (Caliceti – chitarrista storico col quale ho fondato il progetto). Lui usava la sette corde, era molto appassionato di metal e hard rock e aveva una mentalità decisamente ordinata e schematica: le metriche erano cesellate sulla musica e la voce doveva essere molto effettata, carica di sovraincisioni, all’americana!
Nel disco “Determinante” potevo contare su un lungo lavoro personale per padroneggiare timbro ed emissione, inoltre mi sono un po’ scrollato di dosso quel piglio rap/crossover per “aprire la voce” e cantare veramente. Pensa che il disco è registrato praticamente live, con pochissime sovraincisioni. Inoltre le idee delle parti musicali nascono quasi tutte da Filippo (Rosi – chitarra e cori), che viene da un background musicale decisamente più anni ’70 e grunge.
Come mai il vostro esordio discografico sulla lunga distanza era intitolato proprio “Maledetto Copernico”?
E’ una citazione de “Il Fu Matia Pascal”: si riferisce in maniera ironica e drammatica al fatto che le grandi scoperte scientifiche (come quelle di Copernico) e in generale la consapevolezza e il sapere hanno privato l’uomo di quella gioia ottusa e di quella serenità propria dei semplici e degli sciocchi… più o meno!
In “Sbagliato” analizzi il problema delle band di nuova formazione che utopisticamente pensano di poter vivere di musica. Credi che sia cosi apocalittica la situazione per i gruppi di casa nostra al momento?
Questa domanda meriterebbe un trattato! Mettiamola così: in Italia, allo stato attuale delle cose, fare l’artista non è considerato un lavoro ma un hobby: si viene trattati, remunerati e gratificati di conseguenza. Penso che si possa SOPRAVVIVERE di musica ma non vivere, progettare e pianificare, forse sono un po’ vecchio stampo in questo senso.
Ho potuto ascoltare ultimamente qualche brano del tuo nuovo progetto solista elettronico chiamato Torafugu. Come mai la scelta di un genere cosi diverso da quello della tua band d’origine?
Come artista cerco sempre nuove strade e nuovi linguaggi per sfogare ciò che mi si agita dentro. Inoltre considera che vengo da un percorso musicale ultracondiviso, i Lineaviola erano cinque teste pensanti che pretendevano di dire la loro su ogni pezzo, questa è un’arma a doppio taglio sulla lunga distanza. Avevo voglia di stringere un po’ per creare qualcosa con meno compromessi. Inoltre la musica dei Lineaviola è estremamente sanguigna, di pancia. Nel nuovo progetto Torafugu il suono e le liriche rappresentano un viaggio mentale, una sorta di colonna sonora acida di un viaggio più o meno di piacere.
Come stanno andando le cose con questa nuova esperienza?
I riscontri sono ottimi, stiamo per presentare il nuovo EP “Spot The Rain”, con etichetta Yalla Records. Abbiamo consolidato la collaborazione con due incredibili visual performer, “Fat Cat” e “Carlotta”, che aggiungono un’ulteriore trip di suggestioni visive al nostro live.
Tempo fa incideste un buon numero di cover dei Beatles che però non sono mai state pubblicate ufficialmente. Come mai questa scelta?
Direi che quelle cover, che io chiamerei vere e proprie rivisitazioni (e un purista dei Beatles chiamerebbe STUPRI!), sono state uno degli ultimi momenti Lineaviola di vera e propria ispirazione e gioia di suonare. Sono state una sfida divertentissima che ci ha lanciato un dj storico di una radio rock dell’Emilia: Mirco Colombo di K-Rock. Stavano organizzando il John Lennon Day e volevano qualcosa di diverso dalle cover band cloni che avevano già in scaletta, solo che c’era poco più di un mese di tempo per scegliere i pezzi, rielaborarli, adattarli e suonarli bene! Come spesso ci succedeva quando dovevamo correre pensavamo di meno, agivamo di più e l’istinto e la carica ci trasformavano in un corpo unico di suono! Non le abbiamo mai incise. Quelle che hai sentito riguardano la registrazione live della serata del concerto!
Rumors davano per imminente una vostra data live di reunion come Lineaviola, cosa c’è di vero?
E’ vero! Il concerto è pronto, ci saranno un paio di ospiti di spessore. E’ stato divertentissimo rimettersi sulle vecchie canzoni e ritrovarsi insieme, abbiamo anche composto un inedito… Rimane un ultimo problema, quello di tanti gruppi non proprio così famosi: trovare un buon locale per farlo questo concerto dei Lineaviola!
Bene la nostra intervista si chiude qui, lascio a te questo spazio per concludere nella maniera che preferisci!
Vorrei ringraziarti per l’opportunità. Vorrei invitare tutti a visitare il sito www.torafuguproject.com .
Vorrei ringraziare Sarc:o e Pedro per il supporto che mi stanno dando con questo nuovo progetto.
Vorrei anche ricordare a tutti quelli che ascoltano musica vera e viva di non fermarsi mai ad un solo genere. Di non accontentarsi mai di ciò che passa il mercato e di cercare nell’underground italiano tutta la musica incredibile che non trova sbocchi e visibilità. “Solo se pensi esisti… e se pensi accetti i rischi!”
Sito ufficiale Lineaviola: www.lineaviola.com
Sito ufficiale Torafugu: www.torafuguproject.com