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Una lunga e prestigiosa carriera e un nuovo album, “Portrait Of A Dying Heart”, che sta raccogliendo unanimi consensi: pare che i Secret Sphere siano come il vino buono, che migliora invecchiando. In questa lunga intervista proviamo a scoprire i segreti di una delle band di punta del nostro panorama tricolore!
Voi Secret Sphere siete sulle nostre pagine per presentare il nuovo album “Portrait Of A Dying Heart”, che sta riscuotendo davvero un grande successo. Il vostro precedente lavoro era “Archetype” del 2010. Quali sono state – se ci sono state – le differenze in fase di composizione, nascita dei pezzi, ecc.?
Marco: “Archetype” rispecchiava un periodo molto diverso nella nostra carriera; eravamo appena tornati dal tour europeo insieme ai Gamma Ray – prima della partenza avevamo finito le registrazioni – ed avevamo moltissimo entusiasmo portato alla luce grazie a questa magnifica esperienza. Era un album che riprendeva alcune nostre vecchie sonorità mescolandole con le innovazioni del nostro sound, come orchestrazioni meno pompose ma più teatrali e riff ancor più metal. Penso che l’album sia passato un po’ in sordina, soprattutto per il ritardo d’uscita rispetto alla release giapponese; contiene alcune delle nostre canzoni più belle di sempre, che rimangono fisse nel nostro set live. Quando ci siamo messi sotto per “Portrait” si era riformata un’energia che forse mancava da tempo in sede di registrazione per noi. Dopo le prime sessioni di composizioni tra Aldo e Antonio (vecchio tastierista) per dare un primo volto a molte delle canzoni, come avviene da sempre nei Secret, ci siamo trovati molto in sala a studiare diverse soluzioni e diversi arrangiamenti, e abbiamo lavorato veramente come una band unitissima, come sei ragazzi uniti da questa straordinaria arte.
Con l’album in uscita eravate già in tour assieme agli Elvenking, per una doppietta italiana davvero ricca! Che impressioni avete avuto da quel mini-tour?
Marco: Con gli Elvenking ormai abbiamo instaurato un rapporto che va ben oltre il solo dividere il palco. Come ben sai alcuni di noi dividono anche situazioni musicali come gli Hell In The Club e l’amicizia che ci lega ha fatto in modo che venisse fuori davvero un bel tour. Per noi è stato un bel modo per presentare un po’ di canzoni nuove prima che l’album uscisse e vedere la risposta del pubblico ancora ignaro di quello che poteva trovare nel disco. E’ stato davvero bello attraversare mezza Italia e vedere, anche in un periodo come questo, quanto entusiasmo e quanto calore ci sia tra il pubblico più e meno giovane.
Si è tanto parlato dell’abbandono di Ramon Messina a favore di Michele Luppi. Potete dirci grossomodo cosa è successo, dato che il disco pareva già pronto ed è stato poi ampiamente modificato dopo l’ingresso di Michele?
Marco: Verso inizio 2012 le registrazioni erano ormai ultimate e riascoltando il lavoro con attenzione ci siamo trovati noi da una parte e Rob dall’altra per quanto riguardava la direzione che il lavoro aveva preso. Già dai primi passi per scrivere “Portrait”, eravamo straconvinti dei nostri mezzi e volevamo tornare con un album forte, sincero.
Abbiamo preferito fermarci entrambi, dividerci musicalmente e prendere strade diverse. Con Rob abbiamo passato quindici anni bellissimi, densi di ricordi ed esperienze bellissime in giro per il mondo. Naturalmente il tutto si è svolto nella più totale sincerità e non ha minimamente intaccato l’amicizia che ci lega. Michele è stato il nostro primo pensiero. Abbiamo subito contattato lui e quando ci ha mandato i primi “provini“ dell’album, è stato amore a prima vista. Abbiamo capito entrambi che era giunto il momento di unire le nostre forze.
So che “Portrait Of A Dying Heart” è un concept album, mi pare tratto da un racconto. Ce ne volete parlare?
Aldo: “Portrait” è un concept basato su un racconto scritto appositamente per la realizzazione del disco da una giovane e talentuosa scrittrice di nome Costanza Colombo.
Costanza ha ideato il racconto sviluppando una mia idea nata dopo aver letto alcuni libri sulla teoria dei sogni lucidi, esperienze durante le quali si può prendere coscienza del fatto di sognare, modificando quindi in maniera cosciente il proprio sogno.
Il racconto “Complice La Notte” è appunto il diario di un Onironauta, che attraverso il sogno lucido troverà i mezzi per vedere la sua vita reale con occhi diversi.
Quali sono secondo voi i brani più rappresentativi del nuovo album e perchè?
Marco: E’ difficile scegliere solo alcuni brani, visto che dopo un lavoro di mesi e mesi abbiamo cercato di raggiungere il massimo livello compositivo per ciascuno di essi, così da presentare solo quelli di cui eravamo sicuri al 100%. “Lie To Me”, primo video tratto dal disco, rappresenta il nostro incontro con Michele, è il pezzo che gli ha fatto scegliere di entrare a pieno regime nel gruppo. Ma anche brani come “Healing”, “X” e “The Fall”, solo per citarne alcuni, dove passionalità, melodia e calore sono messi solo ed esclusivamente al servizio del brano in questione, hanno un valore particolare per tutti noi.
Come mai la scelta anomala di partire con un lungo pezzo strumentale?
Marco: L’omonimo brano parte da un’idea di Federico e sviluppandolo abbiamo voluto richiamare melodie e sezioni di tutti gli altri brani del disco in modo da creare un prologo di tutto il racconto, donandogli questo senso di incipit o ouverture per il concept vero e proprio. Nelle primissime recensioni abbiamo letto come tanti addetti ai lavori sottolineavano le influenze di Dream Theater, Savatage e Queensryche, e questo non può che farci piacere, visto che album come “Streets” o “Operation Mindcrime” rimangono tuttora tra i nostri cd preferiti.
Può sembrar un po’ difficile da digerire, ma tutto ha un senso, per questo disco nulla è lasciato al caso e questo tipo di canzone strumentale, fatta di richiami continui con il resto del disco è un vero e proprio prologo al tutto.
Spenderei una parola anche per l’artwork, davvero bello. Che cosa vuole rappresentare?
Aldo: L’artwork è stato realizzato da Felipe Machado, famoso per i suoi lavori per lo più legati a tematiche fantasy, nel nostro caso è stato molto felice di poter uscire dai suoi schemi e trattare un tema nuovo anche per lui. L’immagine rappresenta uno dei primi incontri tra X e Y, i due protagonisti del racconto, un incontro in cui Y mostra a X una della possibilità di gestione dei sogni lucidi.
L’idea di collaborare con Felipe esiste già da “Sweet Blood Theory”, quando la nostra vecchia label ci mise in contatto, ma non siamo mai riusciti a far quadrare la cosa, fino ad ora.
“Portrait Of A Dying Heart” esce per Scarlet Records, c’è stato un cambio di etichetta?
Marco: Avevamo già lavorato con Scarlet con il precedente album. Dopo tanti anni invece abbiamo cambiato label per quanto riguarda il mercato giapponese; abbiamo salutato i ragazzi della Marquee, che ci hanno supportato fin da quando uscì il nostro primo lavoro nel ’99, e abbiamo firmato un nuovo contratto con Warner per quel che concerne il mercato nipponico.
Domanda specifica per Aldo Lonobile:
Per te il 2013 sarà probabilmente un anno impegnativo, visto che oltre agli impegni con i Secret Sphere sei tornato in pista anche con i Death SS. Ci puoi anticipare qualcosa su quali saranno le prossime mosse della band di Steve dopo l’EP rilasciato poche settimane fa?
Aldo: “The Darkest Night” è un EP di cinque pezzi uscito il 21 Dicembre, contiene tra gli altri appunto “The Darkest Night”, brano scritto da me, Steve e Freddy ed è l’unico pezzo che farà parte del prossimo full lenght tra quelli compresi nell’EP. Attualmente stiamo effettuando gli ultimi ritocchi al disco che sarà davvero un ritorno in grande stile e al più presto Steve farà dei comunicati come solito fare per annunciare una serie di eventi promozionali.
Domanda specifica per Marco Pastorino:
Anche tu Marco sei sempre impegnato con un sacco di progetti. Puoi parlarci dello stato attuale delle tue band e dei loro prossimi impegni?
Marco: Al momento visti gli impegni e il disco appena uscito coi Secret sono in un momento di “stallo” se così si può dire con le altre mie band. Naturalmente si continua sempre a lavorare sodo per far crescere il nome di tutte le situazioni, ma ora ci stiamo concentrando a fare le cose con calma assoluta. Con Bejelit abbiamo una serie di date confermate tra Italia ed estero, dopo tutte quelle fatte negli scorsi mesi a supporto di “Emerge”. Con Ritual ed HateTyler siamo impegnati a scrivere nuovo materiale e fare qualche buono show per non perdere l’allenamento ;)
Domanda specifica per Michele Luppi (da parte di un suo allievo, Davide Bertozzi dei Silver Lake):
In questo disco hai mostrato un lato nuovo della tua voce, un nuovo modo di interpretare i testi e le canzoni, quasi fossi alla ricerca di qualcosa, di un suono preciso o qualcosa del genere. Giusto? Se sì, lo hai trovato?
Michele: Grazie per la domanda Dave… Sì. L’approccio quasi esclusivamente emotivo che ho adottato nell’interpretazione dei brani di “Portait” si distacca parecchio da quello usato in precedenza. “One Of A Kind” ha chiuso un’epoca vocale per me, dove la ricerca e il rispetto per la Musica rappresentavano tutto per me. In questi ultimi anni ho deciso di rispettare molto di più me stesso, fidandomi del mio istinto e del mio Cuore… Anche perché gli argomenti trattati mi toccano in prima persona. Durante le registrazioni di alcune parti ho pure pianto, e ti dirò che non me ne vergogno affatto.
Siete una band che ha sempre sfornato dischi con molta regolarità, come fate? Avete abitudini di songwriting e di “alchimia” ormai ben rodate?
Aldo: Una sorta di alchimia è quella creata nel corso degli anni tra me e Antonio (Agate, vecchio tastierista), Antonio continua a collaborare attivamente in fase di stesura nonostante la sua dipartita.
Musicalmente, come ben sa chi segue la band, io porto la maggior parte delle idee e Antonio è l’unica persona che davvero capisce cosa voglio ottenere, quindi questo vuol dire che: o son scemo per cui lui dopo quindici anni ha imparato a decifrare quel che dico oppure che si è creata alchimia, ahahahah!
Il resto dell’alchimia si crea poi, quando tutta la band si chiude in saletta a sviscerare tutto il materiale scritto.
Tutto questo è un processo che è sempre stato costante nel tempo, ecco il perchè della regolarità.
Avete girato tra diverse etichette, italiane ed estere così come tra diversi palchi, italiani ed esteri. In Italia vi sembriamo ancora così indietro dal punto di vista organizzativo, logistico e professionale rispetto al resto d’Europa?
Aldo: Il problema dell’Italia sta nel fatto che a mio parere la musica metal nostrana non è supportata a dovere in casa e da ciò nascono le problematiche connesse.
Quando cominciano ad esserci risultati lodevoli per una band, prontamente invece di supportare arrivano le critiche dagli stessi amanti del genere, i forum ne sono un piccolo esempio, per cui bisogna sperare che il disco vada alla grande nel resto del mondo per far capire realmente le cose.
Da questo nasce il resto, i live show non allo stesso livello di artisti esteri, promozioni idem, etc etc.
La differenza che io vedo è questa.
So che l’edizione giapponese è molto ricca, con addirittura un booklet di 40 pagine. Tra l’altro ho letto che Aldo Lonobile e Michele Luppi sono stati a Tokyo per presentare l’album con tanto di live acustico. Che impressioni avete avuto dagli addetti ai lavori locali? Ci sono le basi per un tour in terra nipponica?
Aldo: In Giappone le cose vanno molto bene, il tour promozionale è stato davvero un successo, a livello di critica il disco è stato recepito molto bene, l’etichetta ha fatto un lavoro superlativo.
Allo showcase acustico oltre a fan dei Secret Sphere erano presenti tutte le testate rock/metal di maggior impatto cosi come molte altre etichette, abbiamo avuto modo di parlar con tutti e tutti sono convinti che questo è un disco che può darci molto.
Ok ragazzi, l’intervista è giunta al termine! Vi ringraziamo per il tempo che ci avete concesso e lasciamo a voi l’ultima parola!
Marco: Ringraziamo tutti coloro che in questi mesi ci hanno seguito per l’Italia e ci hanno supportato. Speriamo di vedervi ai prossimi show, cercheremo di portare la nostra musica ovunque.
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Etichetta Scarlet Records – www.scarletrecords.it