10/10/2012 : European Killfest – Overkill (Milano)


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10/10/2012 : European Killfest – Overkill + 3 Inches Of Blood (Milano)

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Si potrebbe quasi dire che ultimamente non passa anno senza una visita degli Overkill in Italia: quest’anno il lusso addirittura di due date, una in Sardegna a giugno, ed una in ottobre nella sempre gettonata Milano, presso l’Alcatraz. Proprio a quest’ultima prendiamo parte ancora una volta sia io che il buon Max, come da copione ultimamente. A differenza della calata del 2011 in quel del Live di Trezzo sull’Adda, ai Nostri tocca “solo” il palco piccolo del locale milanese, ma l’ancor più stretta vicinanza col pubblico rende l’evento quasi “intimo”, comunque contraddistinto da una buona affluenza di metalheads, anche da altre regioni, che non potevano/volevano perdersi l’ennesima visita dei loro paladini.

Fuorviati da un orario di inizio esibizioni comunicato in rete diverso da quanto poi trovato segnalato presso le casse, arriviamo al locale quando già hanno attaccato i 3 INCHES OF BLOOD, perdendoci completamente le prime due band di supporto (DEGRADEAD e PURIFIED IN BLOOD). Le esibizioni sono state anticipate, mossa piuttosto azzardata e di certo poco corretta nei confronti del pubblico pagante, fra il quale sicuramente vi sarà stato qualcuno (compreso il sottoscritto) scontento d’aver perso l’occasione di veder due band per negligenza non sua.
Bando alle ciance, subito nella mischia quindi con il combo canadese, che regala estratti da tutti i suoi album, compreso ovviamente l’ultimo arrivato “Long Live Heavy Metal”, omaggiato con “Leather Lord” e “Metal Woman”, per tornare indietro nel tempo a quelli che potremmo ormai definire come classici della band, tra cui “Deadly Sinners”, “Revenge Is A Vulture” e “Destroy The Orcs” dall’album della consacrazione “Advance And Vanquish”, gli assalti di “Night Marauders” e “The Goatriders Horde” da “Fire Up The Blades” e “Battles And Brotherhood” da “Here Waits Thy Doom”. Un piccolo sentito omaggio ad una delle più grandi leggende a livello musicale che il Canada (patria dei Nostri) ci ha offerto, ovvero un breve estratto da “Tom Sawyer” (devo proprio ricordarlo che si parla dei Rush?) che va ad inserirsi in una delle anthem del quintetto, precisamente in “Battles and Brotherhood”, strappando cori di giubilo agli astanti riunitisi a supportare la band. Un ottimo antipasto di inossidabile heavy metal che prepara il piatto forte della serata…

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Tempo di headliner, tempo di East Coast: gli OVERKILL sono tornati alla carica con due ottimi album, bistrattati ed ovviamente criticati, soprattutto il secondo per via di un songwriting che sembra troppo voler ricalcare il diretto predecessore e seguire la scia di successo ottenuta… Ma a conti fatti, quanto importa? Il genere hanno contribuito a plasmarlo, passi falsi ne hanno fatti perdendo alle volte credibilità e fans, questo “riscatto” è quanto di più naturale ci si possa aspettare dalla band. Quella che non hanno mai perso è l’irrefrenabile voglia di scatenarsi sul palco; fissi ormai su una line up stabile ed affiatata, gli Overkill ci intrattengono per una buona ora e mezza, andando a pescare a piene mani dai due lavori datati 2010 e 2012, così come dagli album storici delle decadi precedenti, non mancando di inserire in scaletta qualche chicca per i più sfegatati fra i loro fans e ovviamente non omettendo quelli che ormai sono i classici “evergreen” dei loro show. Ecco che, accanto alle bordate a nome “Come And Get It”, “Bring Me The Night”, “Electric Rattlesnake”, “Ironbound” e “Save Yourself”, il passato ritorna preponderante, e come non emozionarsi e scatenarsi con “Rotten To The Core”, “Hello From The Gutter”, “In Union We Stand”, “Elimination”, “Coma”, l’onnipresente “Fuck You”, senza contare quella “Old School” diventata nuovo cavallo di battaglia? Come si diceva in precedenza, gli Overkill sono capaci anche di stupire, ed ecco una “Who Tends The Fire”, seguita da “The Wait – New High In Lows”, accolta tiepidamente, fanboys a parte…
Reputo che solo i titoli dei brani proposti bastino ad indicare l’eccezionale performance della serata, per una band in grande spolvero che non sembra sentire il peso degli anni e dei dischi ormai sfornati, con un affiatamento che tanti giovani aspiranti musicisti thrash dovrebbero prendere come esempio!

Grande performance, concerto da manuale per una band che cavalca ancora l’onda in maniera quasi solitaria, visti i flop di altri storici epigoni e le loro fiacche esibizioni. Un altro concerto memorabile, in attesa di un nuovo passaggio e, ovviamente, una nuova fatica discografica da supportare… “We don’t care what you say, fuck you!”

Di seguito altre foto della serata, tutte realizzate da Massimo “Max Moon” Guidotti:

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