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17/05/2013 : Agalloch + Fen – RnR Arena Romagnano Sesia(NO)
Quasi al termine di un tour massacrante, che ha portato gli Agalloch ed i Fen in giro per l’Europa per un mese senza la traccia di un day-off, il “Lucifer Over Europe” piomba a Romagnano di Sesia (NO) dopo la prima data italiana – a Roma – della sera precedente. Chi ha già visto all’opera il gruppo di Portland sa perfettamente ciò che è in grado di sprigionare in versione live, dove a fronte di buone doti tecnico-esecutive si viene sempre a creare un grande feeling con il pubblico coinvolto in sala. Non da meno è la curiosità di vedere all’opera un gruppo lanciato, come gli inglesi Fen, autori di un altro buon disco come “Dustwalker”.
Alle 21:15 salgono sul palco i Fen, intenzionati a dare dimostrazione delle proprie abilità anche in sede live e senza tanti giri di parole bisogna dire che i nostri centrano completamente l’obiettivo, una volta che i suoni vengono rapidamente corretti nel corso del primo brano proposto “Hands Of Dust”, tratto dall’ultimo full-length. Il terzetto britannico mostra una grande capacità di amalgamare i propri tre strumenti creando un muro sonoro, a volte delicato e quasi ancestrale, a volte estremo, con accelerazioni black tutt’altro che manieristiche. In tutto il sound svolge un lavoro importantissimo il batterista Derwydd sul quale non avrei scommesso un centesimo, visto che prima dello show giaceva esanime nell’aiuola antistante il locale e che invece si dimostra una macchina da guerra, efficace e sensibile nelle parti lente, violento e chirurgico nelle sfuriate al fulmicotone. Lo spettacolo del combo londinese passa in rassegna tutte le tre uscite discografiche sulla lunga distanza, ripescando dall’esordio “The Malediction Fields” “As Buried Spirits Stir” e “Exile’s Journey”, passando per l’era “Epoch” con “Ghosts Of The Flood” e la già citata “Hands Of Dust” con l’ottima “Consequence” tratte dall’ultimo lavoro. Debbo dire in tutta onestà che non mi attendevo una prova così convincente da parte del combo albionico, il quale – grazie anche all’ottimo e versatile contributo offerto del cantante/chitarrista The Watcher e dal bassista Grungyn – riesce a fare giusta incetta di consensi.
Ore 22:30 tocca agli Agalloch salire sul palco, non prima di averlo allestito con ceppi di legno, ossa di animali, pellicce ed incensi. Il quartetto d’oltreoceano viene giustamente accolto in modo caloroso dal pubblico accorso in buon numero, senza però raggiungere lo straordinario riscontro di partecipazione della data dello scorso anno a Retorbido (PV).
Si aprono le danze con “Limbs” e subito si capisce che la serata volge al meglio in quanto a suoni e voglia della band di non sfigurare. Immediatamente viene a crearsi un’empatia con l’audience, che sgorga nelle successive “Ghosts Of The Midwinter Fires” e “Falling Snow”, nelle quali il cantante/chitarrista John Haughm trascina con la propria calma e sicurezza l’intera band, che asseconda a meraviglia il percorso tracciato dal proprio frontman.
Con la lunghissima suite “Faustian Echoes” veniamo letteralmente sbalzati in un mondo parallelo per oltre venti minuti, tra saliscendi emozionali dove Aesop Dekker – alla batteria – dà a tutti i presenti un saggio cospicuo delle proprie capacità negli spezzoni più prettamente black metal, bene assistito da Jason William Walton al basso, ed ottimamente esaltato dal lavoro svolto dalle asce del duo Anderson (letteralmente indiavolato)/ Haughm.
Gli argini sono ormai rotti ed il fantastico flavour naturalistico e desolato del gruppo di Portland deborda dagli amplificatori con le successive “The Melancholy Spirit”, “You Were But A Ghost In My Arms”, “In The Shadow Of Our Pale Companion”, passando per la cover dei Sol Invictus “Kneel To The Cross”, giungendo a “Of Stone, Wind, And Pillor”. Lo show oggettivamente è di livello assoluto, il connubio sonoro ordito dal quartetto americano a cavallo tra black atmosferico, doom, partiture decadenti ed arpeggiate porta l’intera platea a disperdersi idealmente in mezzo alle foreste dell’Oregon.
Le due ore, ad altissima intensità emotiva, si sublimano con le tre parti di “Our Fortress Is Burning…”, che celebrano per l’ennesima volta un gruppo che realmente ha molto da dire e da dare alla scena musicale. Ottimi.
Setlist Agalloch:
Limbs
Ghosts of the Midwinter Fires
Falling Snow
Faustian Echoes
The Melancholy Spirit
You Were But a Ghost in My Arms
In the Shadow of Our Pale Companion
Kneel to the Cross (Sol Invictus cover)
Of Stone, wind, and pillor
Our Fortress Is Burning… I
Our Fortress Is Burning… II: Bloodbirds
Our Fortress Is Burning… III: The Grain