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CRYING STEEL
F.E.A.S.T.
SKILL IN VEINS
Dopo una prima edizione decisamente riuscita torna ITALIAN METAL LEGENDS, due giorni di infuocato heavy metal messi in piedi dal grande Paolo Scuri con il supporto della sua compagna Patrizia e di Marco Melzi (quest’ultimo, per chi ancora non lo sapesse, era il titolare della mitologica Minotauro Records di Pavia)! Il secondo atto del festival porta diverse novità, tutte di carattere logistico: l’appuntamento viene anticipato di circa un mese e si sposta di pochi chilometri dalle rive del Ticino in quel di Marcignago, piccolo comune in possesso di un’attrezzatissima Area Feste con palco coperto, ampia zona ristorante ed un bel prato, oltre ad una zona coperta per le bancarelle di CD e vinili. Le band chiamate ad esibirsi sono passate da otto a sei, per rientrare negli orari imposti dai comuni per le manifestazioni musicali e per offrire ai gruppi la possibilità di portare sul palco una setlist corposa ed esauriente.
Non è cambiata la formula, con tre leggende dell’acciaio tricolore e tre band di più recente formazione.
Come sempre arriviamo sul posto per l’apertura dei cancelli e il sole, una piacevole brezza e diverse facce amiche ci accolgono nella vasta area, al momento popolata dalle bands, dagli addetti ai lavori e da poche altre persone. Purtroppo la situazione non cambierà di molto in termini di presenze, rappresentando di fatto la croce di questa due giorni. La triste constatazione è che i metallari – quelli pavesi in primis – non hanno risposto alla chiamata, perdendo così l’ennesima occasione per far sentire la propria presenza. L’amaro in bocca che lascia questa osservazione viene smorzato da almeno un paio di fattori estremamente positivi, ossia la grande musica di cui abbiamo goduto e la presenza tanto inattesa quanto gradita di Alberto Simonini, splendidamente disponibile a dialogare con me che lo guardavo emozionato come un bambino davanti ai regali di Natale. Tornando alla cronaca della serata, l’organizzazione ha scelto di posticipare l’orario di inizio concerti nella speranza che arrivasse qualche persona in più, scelta saggia ma che ha obbligato le band a tagliare qualcosa dalle loro scalette.
I primi a guadagnare lo stage sono gli SKILL IN VEINS, quintetto lombardo che ha alle spalle l’album di debutto omonimo pubblicato dalla label tedesca Avenue Of Allies e, al momento in cui scrivo, al lavoro su nuovo materiale. Nel tempo a loro disposizione, i Nostri ci danno dentro con il loro solido e robusto hard rock dal gusto moderno e allestiscono una scaletta che pesca abbondantemente dal loro esordio: in ordine sparso e senza citarli tutti, arrivano brani come la vigorosa “Skulls On The Way”, la blueseggiante “Just One Drink” e le incisive “We Don’t Cry” e “We Don’t Believe In Fables”, pezzo con cui i cinque si congedano dall’esiguo pubblico. Precisi e puliti, gli Skill In Veins lasciano un’impressione generalmente positiva con punte di entusiasmo in chi è più avvezzo di me a queste sonorità: personalmente non mi sono dispiaciuti affatto, ma devo ammettere che per quanto siano abili, la musica degli Skill In Veins non mi ha coinvolto completamente… in ogni caso, la band se la cava alla grande.
Giusto il tempo di buttare giù una corroborante birra ed ecco che si impossessano del palco i meneghini F.E.A.S.T., compagni di etichetta degli Skill In Veins ed usciti a novembre 2012 con il loro secondo full length “Strong, Wild And Free”. La band del cantante e chitarrista Fabri Kiareli ci mette giusto un paio di brani per conquistarmi lanciandosi in un hard rock ruvido, potente e selvaggio, in cui non manca una certa dose di melodia: ne deriva una miscela esplosiva tra Whitesnake, Dokken e pure qualche accenno maggiormente metallico, il tutto gustosamente rivolto agli eighties! Ottime la presenza sul palco e l’energia scatenata da una setlist che si snoda lungo una decina di brani estratti dai due dischi prodotti: tra i pezzi eseguiti vado a citare le irresistibili “Hard Rockin’ Man” e “Pleasure And Pain”, oltre alle più datate “Fire And Dynamite” e “Feed The Hunger”. Una splendida sorpresa questi F.E.A.S.T., visti in azione per la prima volta in questa occasione: questa volta tra le fila degli entusiasti ci sono pure io e mi sono piaciuti così tanto che, a fine serata, non ho potuto fare a meno di comprare i loro dischi! Bravi, un eccellente antipasto in vista degli headliner!
Il compito di chiudere la prima serata è affidato ai bolognesi CRYING STEEL che, dopo la rovente prestazione dell’anno scorso, tornano a ruggire all’Italian Metal Legends forti del recente, splendido “Time Stands Steel” oltre che con un nuovo innesto in formazione. Infatti, i Nostri sono freschi di separazione con il bravo Stefano Palmonari e quella di stasera sarà la prima uscita della nuova formazione con Alessandro ”Ramon” Sonato (Hollow Haze) al microfono! Ho avuto il piacere di vedere in azione i Crying Steel già in diverse occasioni ma, per il sottoscritto, ogni volta è come se fosse la prima: in preda all’ANSIA, mi apposto sotto il palco in fremente attesa fino a quando le note di “Defender” danno il via allo spettacolo, all’insegna del roboante heavy metal del combo felsineo! I Crying Steel arroventano l’Area con uno show intenso e di classe, riversando sull’audience tonnellate di energia e metallo incandescente attraverso pezzi provenienti da tutta la loro carriera: arrivano estratti dall’ultimo clamoroso album come, ad esempio, le esaltanti “Heavens Of Rock” e “Rockin’ Train” e la possente “Crying Steel”, dal passato recente ecco la travolgente “Kill Them All”, “Let It Down” e l’imprescindibile ”Raptor”, mentre uno sguardo ancora più indietro nel tempo ci regala le favolose “No One’s Crying”, “Running Like A Wolf”, “Hero” e la leggendaria “Thundergods”, con la quale la band saluta il pubblico. Da segnalare inoltre, prima dell’ultimo pezzo, la cover di “You’ve Got Another Thing Comin’” dei Judas Priest, dove Ramon invita le altre band a salire sul palco per eseguire tutti insieme questo classico senza tempo. Alla fine del concerto, come sempre i Crying Steel non hanno lasciato prigionieri con uno spettacolo devastante: non ho più parole per parlarvi di mostruosi musicisti come Franco, Luca, Angelo e Max, ma posso sbilanciarmi sul nuovo innesto Ramon, ottimo cantante in possesso di un’ugola foderata di acciaio, la cui voce halfordiana si sposa alla grande con la musica forgiata dalla band. Entusiasmo alle stelle per l’ennesimo grande show dei Crying Steel, leggende dell’heavy metal tricolore!
Sebbene i concerti di oggi siano terminati, non è ancora tempo di tornarcene a casa: un paio di birre in compagnia di Giuliano di My Graveyard Productions e il Caotico fanno volare almeno un’altra oretta, prima che scocchi davvero il momento dei saluti: appuntamento al giorno successivo!
Di seguito altre foto della serata, realizzate da Silvia “LadyAvalon” Omodeo Zorino e Gianluca “Avalon” Moraschi.
Skill In Veins:
F.E.A.S.T.:
Crying Steel: