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Secondo lavoro in studio per i tedeschi Skyconqueror che, a distanza di sei anni dal debut “Hellstory”, scelgono di percorrere ancora una volta la via dell’autoproduzione per questo nuovo “Under The Pentagram”. Senza conoscerne precedentemente la proposta, al primo impatto con la cover dell’album si potrebbe pensare a contenuti orientati ad un thrash brutale e spietato, sulla scia malvagia di gruppi loro compatrioti come Desaster e Protector: niente di tutto questo, poiché il disco svela rapidamente che la band – nata nel 1997 a Münster, città della Renania Settentrionale-Vestfalia – è votata alla causa di un tradizionale heavy metal old school, dove le grandi influenze della NWOBHM di Saxon ed Iron Maiden vengono filtrate attraverso le ruvidità dell’acciaio teutonico (Accept ed un poco di Grave Digger) ed implementate da qualche accenno hardrockeggiante.
“Under The Pentagram” è un disco profondamente radicato negli eighties, in cui non ci sono elementi di originalità, per una manciata di brani dalla buona scorrevolezza e che si lasciano ascoltare con piacere, strabordanti della sincera ed appassionata devozione al verbo dell’heavy metal dei Nostri. Niente di nuovo, certo, ma chi si nutre di queste sonorità non desidera che fedeltà ai dogmi metallici ed una buona qualità delle composizioni; in questo senso, ci vuole un bel “Metal Heart” (cit. Accept) per raggiungere un risultato credibile e non scadere in scialbe parodie di pezzi altrui, e devo dire che gli Skyconqueror il cuore d’acciaio ce l’hanno eccome!
Una resa sonora non proprio scintillante non sminuisce il buon lavoro dei singoli né stempera il sound robusto della band, con il basso pulsante di Mayhem – ben percepibile su ogni brano – che si affianca efficacemente al suono corposo della chitarra, cesellatrice di solidi riffs. Assestati su velocità medie, i brani si completano con il ruvido contributo di Demondawn, cantante non in possesso di una grande estensione vocale ma che svolge il suo compito dignitosamente: stesso discorso per la batteria, che compie il suo dovere senza strafare.
Complessivamente gradevole, “Under The Pentagram” mi regala i suoi momenti migliori con le dirette e combattive “Fallen Rainbow Warrior”, “Running High” ed “Horsemen Of The Grail”, tuttavia vanno menzionate la più oscura “Demon”, la lineare “Bells Of Fate” con il suo chorus di sicura resa live e la particolare “Through Different Eyes”, una strumentale d’atmosfera che, insieme a “The Dusk”, rappresenta uno dei passaggi più “soft” dell’intero lotto.
In conclusione, non è certo grazie a questo album che i quattro tedeschi passeranno alla storia, ma va detto che riescono a pubblicare un lavoro genuino e passionale, con una manciata di buoni brani che permettono di innalzare il livello dell’uscita un pizzico sopra la media: gli accaniti sostenitori dell’ortodossia metallica diano un ascolto ad “Under The Pentagram”, tutti gli altri lo saltino a piè pari!
Tracklist:
1. Monolith
2. Demon
3. The Sanctuary Of 83
4. Horsemen Of The Grail
5. The Dusk
6. Under The Pentagram
7. Fallen Rainbow Warrior
8. Bells Of Fate
9. Through Different Eyes
10. Running High
11. Blade Of Black
Line-up:
Demondawn – voce
Hellduke – chitarra
Mayhem – basso
Messiah Of Evil – batteria
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