01/08/2014 : Wacken Oper Air (day 2)


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01/08/2014 : Wacken Oper Air (day 2)

WOA-locandina_inizio

Il Wacken Open Air entra nel vivo con la sua seconda giornata! Ecco le band che abbiamo seguito per live report, set fotografici o tutte e due le cose:

Skid Row
Endstille
Five Finger Death Punch
Hellyeah
Heaven Shall Burn
Carcass
Children Of Bodom
Onkel Tom
Apocalyptica&Orchestra
Motorhead
Slayer
King Diamond
Vreid

I live report sono di Jessica Nanni, Alessandra Merlin, Margherita Dotti e Marta Scamozzi. Le foto sono di Alessandra Merlin.

Skid Row 1

Agli SKID ROW è assegnato il compito di rompere il ghiaccio dal True Metal Stage: la formazione convince, il biondo cantante Johnny Solinger non fa di certo rimpiangere Bach e il gruppo è affiatato e con un’ottima presenza scenica. C’è da dire che quasi l’intera scaletta è incentrata sui primi due album della band, un concerto del tutto improntato ai grandi classici del passato glorioso di questi ragazzi che se dal lato live trasmettono ancora emozioni, dal lato compositivo sono zoppicanti da molti molti anni. Questa ora di Heavy rock contribuisce comunque a svegliare i presenti sulle note di “18 And Life” o di “I Remember You”; immancabile la chiusura affidata alla splendida “Youth Gone wild”.

Setlist Skid Row:

Let’s Go
Big Guns
Makin’ a Mess
Piece of Me
18 and Life
Thick Is the Skin
Kings of Demolition
Psycho Therapy (Ramones cover – dedicata a Johnny Ramone)
I Remember You
Monkey Business
We Are the Damned
Slave to the Grind
Youth Gone Wild

Nel caldissimo pomeriggio del secondo giorno, il black stage si prepara ad accogliere i black metaller ENDSTILLE in tour per il loro nuovo lavoro “Kapitulation” (2013). Il sole continua a battere all’impazzata ma ecco che puntuali Iblis & co. salgono sul palco per regalarci l’ora più estrema e ignorante dell’intera giornata. Tra le prime file si poga e ci si diverte grazie al frontman e alla sua simpatia che lo porta anche a scendere dal palco per stringere la mano alla piccola parte dei presenti alle transenne con degli sporchissimi guanti neri in Latex. Come al solito il concerto si conclude con il cavallo di battaglia “Navigator” sempre atteso ad ogni live show. Un concerto davvero carino e simpatico…. peccato per il caldo.

Five finger death punch 5

Ripensando al live dei FIVE FINGER DEATH PUNCH la prima parola che mi viene in mente è .. potenza! Sì perchè la band, compatta e precisa, dal vivo sprigiona una potenza devastante! I pezzi sono coinvolgenti, il cantante e frontman Ivan Moody ha una voce energica, calda e versatile e tiene il palco come solo poche persone sanno fare.
Il pubblico si lascia coinvolgere e spronare, il pogo è violento, ma ad un certo punto l’atmosfera cambia completamente lasciando spazio a “Remember Everything” suonata in acustico per poi tornare alla formazione elettrica per l’ultima manciata di brani prima della fine del concerto, come sempre affidata a “The Bleeding” e alle note di “House Of The Rising Sun”. Un gruppo coinvolgente, preciso, devastante e di bravura notevole, sia tecnica che scenica: consigliatissimo!

Setlist:

Under and Over It
Turn It Down
Hard to See
Lift Me Up
Bad Company (BadCompany cover)
Burn MF
Remember Everything (Acoustic)
Battle Born
Coming Down
Never Enough
Mama Said Knock You Out (LLCoolJ cover)
Here to Die
The Bleeding
House of the Rising Sun (Outro)

Hellyeah 11

E’ il turno degli HELLYEAH: la band capitanata dal cantante Chad Gray e Vinnie Paul è pronta e carica, le chitarre taglienti di Tom Maxwell e Christian Brady riempono l’aria con il singolo “Blood For Blood”, opener dell’ultimo album omonimo.
Non c’è un minuto di pausa per il quintetto nè per il pubblico, Gray tiene il palco in maniera esemplare: è potente, aggressivo e diretto.
Vinnie Paul dietro le pelli fa sentire il suo carisma: “It’s On!” e il nuovo singolo “Cross To Bier” sono adrenalina pura. Un’ora di groove metal alla vecchia maniera, violenta e chirurgica culminata in chiusura con “Hellyeah” cantata tutt’uno con i numerosi presenti.

Setlist:

Sangre por Sangre (Blood for Blood)
Demons in the Dirt
Drink Drank Drunk
Cowboy Way
It’s On!
Cross to Bier (Cradle of Bones)
Dmf
Band of Brothers
You Wouldn’t Know
Hellyeah!

Le quattro del pomeriggio del primo Agosto sono un orario infido, sia perchè inizi a sentire la stanchezza del giorno prima sia perché il tuo corpo si richiude in una sorta di istinto di conservazione al pensiero delle fatiche che ti aspettano fino ai WASP delle tre di notte. Insomma, sarebbe il momento per staccare la spina e andare a farsi la doccia. Peccato che il True Stage delle 16 del 1 Agosto 2014 sia occupato dagli HEAVEN SHALL BURN, una band semisconosciuta in Italia e idolatrata in Germania. La prima cosa che sorprende, infatti è la folla numerosissima ed esaltata radunata sotto il True Metal Stage, manco fossero le otto di sera.
Silenzio e concentrazione generale fanno da sottofondo all’intro che accompagna l’ingresso dei componentii della band, accolti da una folla in delirio. Quando fa il suo ingresso un Marcus Bischoff in camicia rossa urlando “Wacken!”, l’intro esplode in “Counterweight” e il palco diventa un agglomerato di fumo ed headbanging.
Ci si accorge immediatamente che ciò che sta succedendo sul palco non è cosa da tutti i giorni, nemmeno a Wacken. I Musicisti mettono l’ottanta per cento di impegno nell’interazione con il proprio strumento – che comprende anche headbanging e convenevoli del caso – e l’altro venti per cento nell’interazione con il pubblico. Gente, insomma, che si diverte da matti sul palco oltre a suonare bene. Se consideriamo il frontman, poi, è un’altra storia ancora: persino chi non sapeva quasi niente degli Heaven Shall Burn rimane a bocca aperta alla visione di Marcus Bischoff, coinvolto nello show fino alla punta dei capelli, e con tutto l’impegno per coinvolgere anche la platea.
La risposta è incredibile e si inzia a vedere dal primo momento in cui Bischoff si rivolge alla folla, presentando un’ottima “Land Of The Upright Ones”, lì ti accorgi che ad ogni singolo stimolo del cantante rispondono ottantamila mani alzate, mentre ad ogni scream risponde un circle pit enorme.
Segue “Combat” e in seguito il concerto entra nel vivo con “Godiva”; dall’ultimo album “Veto”, leggermente più melodica rispetto allo standard degli HSB.
Il concerto è un crescendo di energia, con un Bischoff sempre più grintoso che trascina ogni componente della band e anche il pubblico.
In basso è un festival di crowd surfing, circle pit, gente che canta e mani alzate. Il punto è che è veramente difficile spiegare quanta potenza sia stata sprigionata in quel concerto, si rischia di essere ripetitivi. L’unica è andarselo a guardare, sentire gli scream di Bischoff e vederlo diventare del colore della camicia, con il pubblico in delirio. Emblematico è come anche i fan dei Children Of Bodom, piazzatisi in prima fila per il buon Alexi e che vedono gli Heaven Shall Burn per la prima volta, si chiedono cosa ci facciano lì. Premesso che il concerto è tutto memorabile, il Momento con la M maiuscola è quello che segue l’amatissima “Black Tears” (cantata con Dan Swanö degli Edge Of Sanity, dai quali gli HSB hanno preso in prestito la canzone).

Children Of Bodom 4

Ripresisi in qualche modo dall’evidente stato di post sbornia mostrato al meet and greet, i finlandesi CHILDREN OF BODOM salgono sul palco e fortunatamente posso avere l’onore di gustarmi lo show dalla prima fila.
Devo ammettere che la scaletta non era quella dei miei sogni, avendoci però risparmiato “Blooddrunk” si può perdonare l’assenza di “Follow The Reaper”. Anche i suoni non mi hanno entusiasmata, mi sono parsi a volte poco puliti ma quando si ha una grande capacità di far divertire il pubblico questi sono dettagli di poco conto. Infatti all’ esecuzione di pezzi storici come “Lake Bodom” e “Angels Don’t Kill”, i COB vengono acclamati, creando un’atmosfera festosa.
Il veloce ritmo delle canzoni viene spezzato dalle classiche “improvvisazioni” di tastiere e dalle battutine con Alexi, il quale stupisce limitando i “fucking”. Wirman inizia a suonare “Black Diamond” degli Stratovarius, s’interrompe e.. con l’energia dell’intro di “Downfall” migliaia di metallari si scatenano, partono il “circle pit”” ed innumerevoli surfers.
E’ stato nel momento in cui le migliaia di persone hanno alzato le mani al cielo e cantato il ritornello di “Hate Crew Deathroll” che mi sono resa conto di quanto sia speciale ed emozionante vedere a Wacken uno dei propri gruppi preferiti. Mille altri di questi show!

Setlist:

Needled 24/7
Kissing the Shadows
Bodom Beach Terror
Halo of Blood
Scream for Silence
Hate Crew Deathroll
Lake Bodom
Angels Don’t Kill
Are You Dead Yet?
Towards Dead End
Hate Me!
Bodom After Midnight
Downfall
In Your Face

Gambe in spalla! Sono le ore 18.30 ed è ora di raggiungere l’Headbanger Stage per assistere ad una vera e propria festa tedesca nel nome dell’alcool: ONKEL TOM. La one man band capitanata da Tom Angel Ripper ha un seguito pazzesco in Germania e sotto al tendone del Bullhead Circus è accorsa una marea di tedeschi con birretta da 1 litro in mano pronta ad essere il simbolo per eccellenza di questo party.
I cavalli di battaglia sono davvero tantissimi e la risposta del pubblico è pazzesca; tutti conoscono ogni parola di ogni brano tanto che ci viene da pensare di essere praticamente gli unici italiani presenti e di conseguenza poco preparati sui testi. Tra le più acclamate e festaiole citiamo “Schnaps Das War Sein Letztes Wort” e ovviamente l’immancabile e bellissima “Auf Nach Wacken” canzone scritta per l’appunto in onore del festival.
Un concerto bellissimo, divertente ed eseguito alla perfezione con un vocalist straordinario.

Apocalyptica 3

Il palco viene occupato da un’intera orchestra, la finlandese “Avanti! Orchestra” per il suggestivo show degli APOCALYPTICA, che eseguono per i loro fans uno show che ripercorre in modo molto equilibrato la loro intera carriera discografica.
Si inizia con “Cohkka”, tratta da “Reflections”, per passare a “Burn” dal penultimo lavoro in studio e bisogna aspettare fino a metà dello spettacolo per arrivare ad uno dei singoli che li hanno resi famosi, “Bittersweet”, seguito da pezzi emozionanti come “Grace” e “Path”. La chiusura della loro performance è affidata invece al classico “Nothings Else Matters” e a “Hall Of The Mountain King”.
Buona parte dell’audience, probabilmente non avvezza alla delicatezza di tre contrabbassi ed un’orchestra, ha accusato un effetto soporifero… nonostante questo sotto il palco erano in molti a scatenarsi nell’headbanging e nel surfing e i ragazzi sul palco hanno dato tutto, dimostrando come al solito che anche con strumenti classici si può fare buona musica heavy.

Setlist:

1.Cohkka
2.Burn
3.Quutamo
4.Fight Fire With Fire (Metallica cover)
5.Rage of Poseidon
6.Bittersweet
7.Worlds Collide
8.Grace
9.Path
10.Ludwig
11.Inquisition Symphony (Sepultura cover)

Encore:

12.Nothing Else Matters (Metallica cover)
13.Hall of the Mountain King

Motorhead 3

In molti attendevano Lemmy dopo la delusione dell’anno scorso dovuta a problemi di salute e per fortuna questa volta tutto è andato bene. Con il passo forse un po’ incerto, non si fa attendere il suo “Hello again!” seguito a ruota dal classico incipit “We are Motorhead, and we play Rock’n’roll!”. L’area concerti è straripante di persone, tutte entusiaste di poter vedere la storia del rock and roll ancora sul palco, ma l’impressione è che dopo i malesseri dello scorso anno quello che abbiamo davanti è un uomo stanco, debilitato fisicamente. Chiariamoci, il concerto non è stato brutto, solo un po’ più lento e meno energico di un qualunque loro concerto di qualche anno fa, comunque una prestazione più che buona, se si considera il fatto che Lemmy ha 68 anni, in cui ha collezionato qualunque tipo di eccesso e vizio. Speriamo sia solo una cosa passeggera, anche se l’età non fa ben sperare! La scaletta dei MOTORHEAD ripercorre tutti i principali successi, e vede anche la partecipazione straordinaria della splendida Doro Pesch, che canta “Killed By Death”.

Setlist:

1. Damage Case
2. Stay Clean
3. Metropolis
4. Over the Top
5. The Chase Is Better Than the Catch (preceeded by Guitar Solo)
6. Rock It
7. Lost Woman Blues
8. Doctor Rock (including Drum Solo)
9. Just ‘Cos You Got the Power
10. Going to Brazil
11. Killed by Death (with Doro Pesch)
12. Ace of Spades

Encore:

13. Overkill

Slayer 3

Gli SLAYER sono potenza pura, al primo accordo di “Hell Awaits” nelle prime file si scatena l’inferno. La mancanza di Hannemann si sente, ma Holt lo sostituisce in modo più che degno, sia dal punto di vista tecnico che nel tenere il palco. Kerry King, come al solito appesantito da 7-8 chili di catene attaccate al fianco, è una macchina da riff, non si ferma un attimo e dà la carica a tutta la formazione; Tom Araya da quando ha avuto problemi di schiena è un po’ più statico, non può più scapocciare come una volta, inoltre con la barba molta gente sostiene che sembri più tenero… ma non può essere, e sulle note di “The Antichrist” lo dimostra pienamente. Il concerto procede senza imperfezioni e come di consueto sulle prime note di “South Of Heaven” sullo sfondo viene srotolato l’enorme logo in memoria di Jeff Hannemann, che rimane esposto anche durante la canzone di chiusura, che non può non essere che “Angel Of Death”.

Setlist:

1. Hell Awaits
2. The Antichrist
3. Necrophiliac
4. Mandatory Suicide
5. Hate Worldwide
6. War Ensemble
7. Postmortem
8. Captor of Sin
9. Disciple
10. Seasons in the Abyss
11. Born of Fire
12. Dead Skin Mask
13. Raining Blood
14. Black Magic
15. South of Heaven
16. Angel of Death

King Diamond 1

Ebbene, lo ammetto: non ho mai amato particolarmente KING DIAMOND, ma devo dire che il suo live di quest’anno è stato tra i più emozionanti e suggestivi del festival. Le canzoni scelte ripercorrono praticamente tutta la sua carriera solista, con qualche excursus sui pezzi dei Mercyful Fate.
La scenografia è perfetta: il palco si trasforma nell’interno di un vecchio maniero in pietra, diviso al pubblico da una cancellata in ferro; dopo qualche pezzo la cancellata scende e la band riesce ad interagire meglio con il pubblico.
Verso fine concerto, finalmente, è il momento di qualche pezzo dei Mercyful Fate: “Evil”, la splendida “Come To The Sabbath”, seguite da “Shapes Of Black” e “Eye Of The Witch”.
Teatrale, trasgressivo, con il viso ornato da croci rovesciate e l’asta del microfono composta da due femori incrociati, King Diamond ci regala uno show davvero all’altezza delle aspettative, chiuso in maniera impeccabile dal tris di “Cremation”, “The Family Ghost” e “Black Horsemen”

Setlist King Diamond:

The Candle
Sleepless Nights
Welcome Home
Never Ending Hill
Let It Be Done
The Puppet Master
At the Graves
Tea / To the Morgue / Digging Graves / A Visit from the Dead
Evil
Come to the Sabbath
Shapes of Black
Eye of the Witch
Cremation
The Family Ghost
Black Horsemen

Windir (“guerriero” nel dialetto di Sogndal), una fiamma nel cielo norreno che purtroppo si è spenta troppo presto. Era il 14 gennaio del 2004 quando il giovane Terje Bakken (Valfar) venne trovato morto assiderato nei dintorni di Sogndal . Dopo la morte del povero Valfar i suoi compagni decisero di sciogliere il gruppo dando così vita ai VREID. A dieci anni dal tragico avvenimento i componenti dei Vreid si sono ritrovati in quel di Wacken con Vegard Bakken alla voce per commemorare il fratello.
È l’una e mezza di sabato 2 agosto e le note di “Byrjing” danno il via ad uno dei concerti black più attesi dell’intero festival; sotto il tendone del W.E.T stage nonostante l’orario non sia il più comodo posso registrare una buona affluenza da parte dei metalheads.
Dopo la breve intro strumentale il mastodontico Vegard prende in mano lo show con il suo screaming indemoniato accompagnato dai versi di “Arntor, Ein Windir”. L’atmosfera sotto al palco è davvero incredibile, i suoni sono perfetti, il gruppo è in perfetta forma ed il sottoscritto ha la pelle d’oca nel sentire pezzi che in sede live aveva potuto ascoltare solamente nel mitico DVD “Sognametal”.
Dopo i primi due pezzi si susseguono “The Spiritlord”,” Det Som Var Haukareid” e “On The Montain Of The Goats”. Nella seconda parte dell’esibizione è da ricordare la presenza di un ospite molto particolare, infatti al posto di Sture Dingsoyr (rimasto in Norvegia al fianco della compagna in procinto di partorire) troviamo il carismatico frontman dei Kampfar, Dolk.
La performance del quartetto di Sogndal rimarrà viva nei cuori dei numerosi blackster accorsi sotto al tendone del W.E.T stage per anni, infatti oltre all’omaggio a Windir è stata l’occasione per sentire brani come “The Reap” presi dall’ultimo “Welcome Farewell” ma anche “Stgmtized” e “The Profound Power” dei defunti Ulcus. La conclusione dello show è riservata alla fantastica quanto emblematica “Journey To The End”; la performance di stasera è stata qualcosa di unico in quanto è stata anche l’occasione per sentire brani che per molte persone (tra cui anche il sottoscritto) in sede live non erano mai state eseguite e speriamo che possano essere riproposte anche in futuro. Per il momento posso solo dire grazie al prode Valfar per averci donato quattro gemme che rimarranno tali per sempre… GRAZIE DI TUTTO GUERRIERO!!!!!!

Setlist:

Byrjing (Windir cover)
Arntor, A Warrior (Windir cover)
The Spiritlord (Windir cover)
Det som var Haukareid (Windir cover)
On the Montain of the Goats (Windir cover)
Eldast, utan å gro
Stigmatized (Ulcus cover)
The Profound Power (Ulcus cover)
The Reap
Svartesmeden og Lundamyrstrollet (Windir cover)
Pitch Black
Journey to the End (Windir cover)

Di seguito altre foto della giornata, tutte realizzate dalla nostra Alessandra “MorganaPhoto” Merlin.

Skidrow:

Skid Row 7  Skid Row 6

 

Five Finger Death Punch:

Five finger death punch 2  Five finger death punch 10

 

Hellyeah:

Hellyeah 2  Hellyeah 8

 

Children Of Bodom:

 

Children Of Bodom 1  Children Of Bodom 15

 

Apocalyptica:

Apocalyptica 8  Apocalyptica 7

Carcass:

 

Carcass 4  Carcass 5

 

Motorhead:

 

Motorhead 6 Motorhead 4

 

Slayer:

 

Slayer 10 Slayer 2

King Diamond:

 

King Diamond 8 King Diamond 6

 

 

 

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