Hesperia (Hesperus)


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Hesperus è sicuramente un personaggio particolare nella vastità del mondo heavy metal: creatore non solo di musica, ma anche di concept, di armature e di oggetti, ognuno di essi con significati ben precisi e profondi.
Hesperus è anche un personaggio scomodo e sopra le righe, con idee forti, a volte non condivisibili ma che sono frutto di 25 anni di esperienze heavy metal con la “scena italiana” (capirete il perchè delle virgolette). Hesperus è anche un gran chiacchierone, evidentemente stuzzicato dalle domande che gli abbiamo rivolto alle quali ha risposto in maniera davvero esaustiva! Armatevi di una comoda sedia e preparatevi ad affrontare il portabandiera dello Spirito Italico!

Ciao Hesperus e benvenuto sul nostro sito. Ascoltando il tuo ultimo lavoro “Metallum Italicum” ho notato una profonda evoluzione sonora dall’inizio del concept, da un black metal primordiale fino a spunti hard rock, di heavy classico e anche di progressive. La cosa era pianificata sin dall’inizio o è arrivata in corso d’opera?

Ave Alessio,

C’è stata un’evoluzione consistente è vero, e sono vere entrambe le cose: in parte pianificata, ma nelle sfumature e nelle influenze il suono è cresciuto anche strada facendo.
Il primissimo album che inaugurò la tetralogia sull’ENEIDE nel 2003, più che black metal, era un album totalmente sperimentale e difficilmente accostabile a qualcosa. Non vi erano chitarre né tastiere, ma solo sovraincisioni di basso con gli effetti più disparati, con batteria campionata e voci narrate, recitate.
La sua gestazione si svolse dal 1998 al 2002; l’album mette insieme le mie influenze con la volontà di non voler assomigliare ad alcunché né compositivamente né come sonorità. Il risultato era un totale distacco dal mondo, una sonorità che univa black, pagan, noise, sensazioni lo-fi, ambient, colonne sonore e teatro sperimentale. Devo dire che non era una sorta di viaggio fine a sè stesso, come potrebbe essere un album psichedelico o di space-rock, ma era sempre profondamente legato al proprio concept.
Credo sia tutt’ora l’album più “sperimentale” di Hesperia, anche se dal punto di vista compositivo fa uso di un gran numero di scale e modi, perfino alcune create ad hoc.
Poi è stata la volta de “Il Ritorno di una Civiltà Arcaica”, in cui ho aperto una parentesi e lasciato per un attimo il concept sull’Eneide, riprendendo il demo e rimaneggiandolo, ri-registrandolo, ambientandolo sui monti Sibillini e parlando del concept generale di Hesperus ed HESPERIA, con la volontà di creare un album Pagan Black metal che però avesse le sue dovute differenze: contiene anch’esso passaggi folk ambient sui generis, e personalità. Uscì a solo un anno di distanza dal precedente, nel 2004. Entrambi sono esauriti, e difficilmente reperibili.
Poi è stata la volta di “In Honorem Herois”, la seconda parte dell’Eneide, e c‘è stata anche lì la volontà di continuare con un involucro sonoro più black metal, o meglio raw-black metal (come la vigente anglofonia dice), ma con strutture decisamente intricate, progressive. E’ un album relativamente breve, dura 35 minuti, ma denso di riff, strutture, non stratificato negli arrangiamenti ma intricato ed arzigogolato nelle linee portanti, molto veloce, tirato direi, ed estremo come il precedente, anche se meno noise.
Purtroppo l’album, concluso in tutto e per tutto nel 2007, uscì ben due anni dopo, nel 2009, per ragioni legate all’etichetta.
Nel 2008 avevo già iniziato a comporre il successore “Spiritvs Italicvs”, la cui gestazione si è protratta fino al 2013.
E’ un album che conserva un involucro black metal, ma meno grezzo e meno noise o lo-fi dei predecessori, più epico, con una batteria e un ritmo meno ambient ma più presente, con strutture sempre lunghe e complesse, ma meno intricate, meno tempi dispari, tempi più tradizionali, in cui compare anche una notevole vena Nwobhm oltre che epic metal vecchio stampo, hard&heavy ’70-’80 e prog rock italiano, nonché elementi e strumenti acustici storicizzanti italico-romani che danno un’impronta decisamente folcloristica ad alcune parti.
L’intenzione iniziale era di evolversi nel percorso dell’ Eneide, come fosse un percorso alchemico: dalla nigredo alla rubedo fino all’oro (ad esempio anche Dante nella sua Commedia cambia registro di discorso, dal più basso per l’Inferno, all’aulico per il Paradiso, e anche quella è progressione alchemica), definendo al contempo i canoni del genere fino ad arrivare alla sua chiara definizione nell’ultimo, “Metallvm Italicvm”, che chiude la tetralogia sull’Eneide (e che, non mi stancherò mai di dire, è il poema sacro romano scritto da Virgilio per narrare le origini della gens Iulia che darà vita a Roma; da non confondere con i poemi greci) e chiude l’epoca pre-romana, ed è un Manifesto sul genere Metallo Italico (Italic Metal per gli angolofoni irriducibili).
Per comporre, creare, arrangiare, e registrare tutti gli strumenti di quest’ultimo album ci sono voluti 6 mesi, che direi relativamente poco se pensiamo che sono solo io a fare tutto. In altri 5 mesi è stato elaborato il missaggio e la masterizzazione in studio.
Nel creare l’album senza dubbio mi sono scrollato di dosso l’involucro black metal, che ormai sentivo davvero troppo stretto soprattutto per un album così celebrativo, e ho lasciato che l’essenza della creatività si esprimesse liberamente senza costrizioni legate a cliché dettati e creati da altri, grazie ai quali il Metal post ’80-primi ’90 è diventato una nube tossica di inutili cloni. Ma si sa… ognuno ha quello che si merita… e, se la scena attuale (mondiale) è ridotta ad una specie di foglio pieno di timbrini tutti uguali, vuol dire che agli ascoltatori va bene così; del resto anche il mondo moderno vuole l’individuo medio come un sub-umano senza personalità per renderne agevole il controllo, ed il METAL, con tutta la sua irriverenza primigenia e la sua personalità, ha finito per non sfuggire a questa regola (ci sono le dovute eccezioni naturalmente; io ad esempio ne sono la dimostrazione).
Il sistema distrugge quello che non può sconfiggere o sottomette e spezza quello che non si piega, oppure lo piega… anzi lo diluisce in acqua e zucchero, lo rende innocuo prodotto di consumo per masse psicologicamente sodomizzate.
Non voglio essere frainteso, credo che debba continuare ad esistere chi suona i generi tradizionali in maniera pura come l’heavy metal classico, il black metal, l’hard rock, etc. (anche perché io ascolto anche questo), ma c’è modo e modo per farlo: ci sono gruppi che lo fanno con stile, altri che sono inutile plagio senz’anima compositiva per giunta.
Per quanto riguarda Hesperia invece voglio che i generi, la musica e le note siano strumenti creativi da plasmare nelle mie mani, e non voglio essere io strumento e schiavo di un genere, tanto da farlo diventare uno scopo. Anche perché, se lo scopo fosse suonare un genere che nemmeno è stato creato da me, mi sembrerebbe molto limitante, nonché umiliante ai fini della propria forma d’arte e del proprio messaggio.
Chiaramente, anche se lo scopo era prefissato, ci sono delle influenze subentrate strada facendo. L’album è finalizzato ad esprimere il messaggio legato all’Eneide come libro più importante della nostra cultura, e a comunicare cos’è il Metallo italico: un genere non solo musicale, ma anche culturale e spirituale che vuole portare ad un risveglio nelle nostre generazioni profondamente esterofile e legate a stilemi d’oltralpe o d’oltreoceano. Quindi qualsiasi elemento musicale possa esprimere questo concetto va bene come mezzo e veicolo della creazione sonora.
Il risultato è un suono epico, storicizzante, mitologico, a tratti oscuro, a tratti pomposo, altre volte grezzo, che deve aprire le porte del tempo all’ascoltatore e portarlo a tu per tu con quella che era la vera essenza del nostro glorioso passato, la VERA ITALICITA’.
In termiti ”generici” l’album spazia dall’epic metal vecchio stampo al pagan black metal, all’ambient, alla Nwobhm, all’AOR, alla musica neoclassica più patriottica, alla lirica (servendosi di un tenore solista), all’hard&heavy degli anni ’70-’80, al folk, al rock identitario italiano; e, mentre nei dischi precedenti dominava il cantato scream tipico del black, in questo lavoro domina la voce pulita, senza rinunciare a tutti gli altri registri vocali, che ho sempre usato e che servono a creare la teatralità dell’album. Molte persone in Italia continuano a dire che in Hesperia prevale la forma narrativa come nel primo album, ma io trovo questa valutazione errata poiché negli album dopo il primo prevale sicuramente il “cantato”, c’è articolazione di note (molto ma molto più di tanti album “estremi”) e questo si sente soprattutto nell’ultimo lavoro. L’impressione di “narrato” è data semplicemente dal fatto che nei testi spesso si racconta “qualcosa”, un po’ come in “Alexander The Great” degli Iron Maiden: il testo è la cronistoria dalla vita alla morte di Alessandro Magno, ma non ho mai sentito nessuno dire che quella canzone sia narrata. Per l’ascoltatore straniero quest’impressione di solito non sussiste, perché egli non capisce il contenuto e dà quindi priorità alla forma, alle note, al cantato. Per noi in Italia, abituati a sentir cantare in inglese invece, traspare la “storia” narrata del testo, e magari non ce ne accorgiamo ma molto epic cantato in inglese “narra” storie (es: Manowar).
Inoltre direi che forse stavolta è proprio il rock identitario italiano ad avere la meglio su quello che potrebbe essere l’involucro o la forma dominante dell’album.

1 Hesperus-helvia recina roman theater

Negli ultimi dischi hai dato grande importanza anche alla componente visiva, con un booklet curatissimo, parti multimediali e tante cose da scoprire passo dopo passo. Non è controproducente una scelta del genere nell’epoca del “mordi e fuggi” musicale?

Sinceramente non me ne frega niente di chi non ha rispetto per la musica e preferisce trattarla come materia di uso e consumo, come fosse un pacchetto di patatine da mangiare mentre sei al cinema. Non ho rispetto per questo tipo di ascoltatori.
Se il livello culturale dell’ascoltatore è basso al punto da non avere il benché minimo stimolo a leggere, ci sono pur sempre le “figure” come nei libri per bambini (l’utente medio di internet spesso e volentieri è a questi livelli); se poi nemmeno le figure servono… allora cosa ci guadagno a far ascoltare la mia musica ad una forma di vita pseudo-vegetativa? Dovrei annaffiarlo, ma non ho ho tempo da perdere con sub-umani semi-vegetali. A quel punto preferisco di gran lunga le piante.
Al di là di queste considerazioni (ahimé purtroppo cruda realtà) l’iconografia dell’album, ma anche la sua fruibilità a tutto tondo (musica, immagini, significati etc.) è concepita e costruita su più livelli di comprensione, in maniera complessa dal punto di vista di come è stato progettato, ma tale da rendere possibile l’arrivo del messaggio anche ad un utente un po’ più distratto dal marasma dell’offerta di consumo e dalla grande quantità di uscite che lo inondano.
Insomma, questa volta c’è stata la volontà di creare meno ostacoli e barriere per far passare meglio il messaggio culturale-spirituale (naturalmente entro certi limiti… una larva resta pur sempre una larva).
Mi spiego meglio. Dal punto di vista dell’immagine sul piano simbolico, ad esempio, la copertina ha chiari riferimenti alla romanità con simboli inconfondibili ai più, ma nel piano più profondo, analizzando bene il tutto, vediamo la presenza di elementi simbolici più dettagliati: la triade arcaica romana Giove-Marte-Quirino, la presenza di Giano bifronte (il dio italico degli inizi), la dea Bellona come vittoria in guerra, Bacco come nettare divino della vittoria, e la mia figura in copertina con accanto la bellissima donna in abiti storicizzati: a prima vista può sembrare una trovata di marketing ed attirare anche i più distratti, ma rappresenta su più piani la parte femminile (anche sessuale), l’unione che completa la Grande Opera alchemica alla fine della tetralogia unendo in completezza il maschile con il femminile, e l’unione finale del poema tra il troiano Enea e la latina Lavinia, da cui avrà vita la gens Iulia che darà origine a Roma. La mia stessa figura, oltre a rappresentare la parte maschile dell’Opera, rappresenta anche me come artista-musicista-guerriero-vate-figura sciamanica che trasforma le emozioni in musica e cerca di veicolare il poema virgiliano, ed in ultima analisi rapprenta l’eroe Enea. Nel libretto è spiegato tutto nei dettagli.
La stessa musica ha una struttura composita: una grande struttura di un’unica suite continua che ha in sé delle sottostrutture, parti che sono ascoltabili indipendentemente come semplici brani, e tra i quali ci sono addirittura due singoli estratti e riadattati per la radio. Quindi è un lavoro che può essere di interesse sia dal lato più complesso e progressivo che da quello del brano semplice e diretto come negli inni rock metal.
Per riassumere io vedo il metal, o la musica in generale e soprattutto quella di HESPERIA, come qualcosa di spirituale/culturale/rituale: quindi l’aspetto scenico ha la sua importanza in quanto esprime il lato teatrale; il musicista è un tramite, un attore, ma anche un vate, uno sciamano che trasmuta emozioni, valori, simboli, significati atavici e cosmici in note, frequenze che smuovono gli animi, ancor più se riempite con significati di una certa forza, consistenza, e con un fondamento direi “Tradizionale”.
Certo c’è molta carne al fuoco, sia per chi vuole rimanere in superficie sia per chi vuole approfondire fino ad accedere alla traccia multimediale con la storia illustrata, il concept, la documentazione sui luoghi di registrazione e fotografia, ed i significati nascosti e rituali.
Io concepisco le mie opere sempre a tutto tondo ed in questa maniera stratificata in profondità; sta poi allo spessore dell’ascoltatore/fruitore scegliere quanto approfondire la comprensione dell’opera, e fino a che livello…
Perfino per quel che riguarda il merchandise Hesperia propone delle vie hesperiane in luogo del mordi e fuggi del sistema dominante; mentre praticamente tutti propongono le tazze di caffè e latte (persino degli storici gruppi black metal norvegesi da come mi è capitato di vedere) io mi rifiuto e propongo dei boccali di birra in ceramica, e delle borracce di alluminio per andare sui monti (Sibillini).
Il caffè e latte lasciamolo al milk metal.

2 Hesperus-scena italica crypt-Recanati

Quali sono gli elementi della tua musica che ti piacerebbe fossero maggiormente notati (testi, foto, concept, illustrazioni, orchestrazioni, cori, ecc.)?

Direi che l’ascoltatore ideale per me è colui che apprezza il lavoro a 360°, notando anche le sfumature, i dettagli, ogni riga scritta, le didascalie delle immagini, i significati nascosti, gli arrangiamenti dettagliati, le soluzioni particolari.
Se proprio dovessi scegliere, l’aspetto di Hesperia che più mi sta a cuore non sarebbe tanto un elemento o un insieme di elementi, ma la comprensione del messaggio, dello scopo, e del significato ultimo e superiore che va anche al di là della musica e della mia stessa individualità come gruppo e progetto e musicista, che quindi è un significato assoluto ed immortalante.
In pratica mi piacerebbe che fosse carpito il senso di tutta la mia opera e lo sforzo per creare una musica metal o rock o popolare che più italica non si può (termine non solo geografico, ma anche culturale e spirituale), per risvegliare e liberare gli animi da costrizioni e sensazioni ester(n)e che non appartengono alla nostra identità, importantissima per la comprensione della nostra essenza di base più vera. La musica in questo gioca un ruolo molto importante ed è un’arma molto potente.

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Nei tuoi lavori sono sempre stati presenti nomi illustri della scena metal italiana, come la giudichi nel suo complesso?

La Scena Metal italiana? NON ESISTE. O meglio non esiste qualcosa che nel Metal italiano possa chiamarsi Scena.
Per Scena si può intendere una panorama musicale di settore ben coeso, affinato, determinato ed AFFIATATO, come se ogni gruppo musicale, oltre ad essere unito in sé, lo fosse anche con altri gruppi, un po’ come se il meglio delle varie squadre locali dovesse formare la squadra nazionale (paragone calcistico, anche se la passione per il calcio tanto diffusa nel nostro paese odierno non mi tocca neanche lontanamente).
Come dicevo sopra, fin da sempre sono stato proteso verso uno scopo superiore anche al di là della mia individualità, per cui ho sempre sperato profondamente che in Italia fiorisse una scena VERA anche nel METAL, come lo era stato nel prog degli anni ’70, nell’hardcore dei ’70, nel rock new wave degli ’80, ed a questo fine decisi di creare prima (nel 2003) la Civiltà Hesperiana con un MANIFESTO ben preciso, ancora consultabile ed attivo e vivo in www.hesperiana.org come associazione per la creazione di un metal prettamente italico (era la teorizzazione di ciò che mettevo in pratica con Hesperia); e poi qualcosa di più vasto nel 2006 che trascendeva questi aspetti ad un piano superiore, chiamato appunto SCENA ITALICA. www.scena.italica-org Non un’associazione né un circolo, solo un concetto che dovrebbe unire tutti coloro che hanno elementi italici culturali nella propria musica ed arte (quindi gruppi musicali, associazioni, artisti, circoli, etc.); questo concetto è appunto l’ITALICITA’.
Le realtà interessate venivano (e vengono) semplicemente inserite nella mappa italica nella regione di appartenenza e nel settore di appartenenza. La scena italica ha alla base la comprensione delle differenze e particolarità regionali, provinciali, che rappresentano proprio l’essenza del nostro Paese; e sarebbe brutto, falso ed impossibile uniformarle tutte. Quindi il concetto comune di Italicità può essere vastamente culturale ma anche dettagliato e vernacolare.
Il sito è ancora attivo, e la Scena Italica non è solo virtuale: sono stati organizzati due eventi, nel 2010 e nel 2011, due edizioni dello SCENARIO ITALICO (con concerto, conferenza e cena), e forse ve ne saranno altri.
Ma se devo dirti sinceramente una cosa: NON ME NE FREGA NIENTE.
Oggi come oggi, dopo anni a farmi in quattro (o anche in dieci) per la ricerca di una creazione e coesione della scena da presentare all’estero, sono giunto alla conclusione di cui sopra: la SCENA ITALIANA del Metal NON ESISTE, ed in quanto tale DETESTO ciò che esiste e viene spacciato per SCENA.
In ogni caso il sito Scena Italica è ancora attivo, e la mappa italica abbastanza piena, ma ora come ora non vado di certo a chiedere a gruppi, artisti, associazioni, etichette se vogliono essere segnalati, aggiunti in mappa con il loro spazio personale; se a qualcuno interessa deve farsi avanti. Il mio tempo è prezioso come quello altrui e ne ho già sprecato anche troppo per una scena smidollata come quella Metal italiana.
C’è una profonda e dilagante mentalità, gretta e piccolo-borghese, che abbraccia molti promoter, gruppi, etichette, etc.: ognuno a sudare per coltivare il proprio orticello di 1 mq senza capire che l’orticello darebbe più frutti se lo innaffiassero anche altri dall’esterno, e che mettendo insieme i vari orti si creerebbe un terreno ed un territorio rigoglioso che potrebbe davvero essere competitivo con quello che offrono all’estero.
Ma questa è pura utopia, perché tutti sono convinti di essere i più bravi, di essere al centro del mondo, c’è chi è talmente folle da pensare che la propria merda profumi più della mia e di quella altrui, quindi per quel che mi riguarda… può anche tenersela in tasca ed annusarsela per bene (altro che principio assoluto).
Situazioni ai limiti del ridicolo; in questi 25 anni (dall’epoca dei Sulphuria) ne ho viste e vissute di tutti i colori, tanto che adesso non posso che riderci sopra: gente che inizia a tirarsela come delle fighette dopo qualche demo, o dopo un album fatto con un’etichetta che l’anno dopo chiude; gente che gioca a fare l’élite SNOB dalle palle d’oro e pochi anni dopo rinnega il genere o sparisce; gente che fa prediche comprensive di paroloni, dando lezioni di comportamento “perché farsi promozione non è true e misantropico, bisogna essere fuori dal gregge”, però stampano album come tutti (per farli ascoltare immagino, e per venderli credo, o per mangiarseli?) e stanno su Facebook a far le loro prediche da super-misantropi élitari smerdando gli altri; colleghi che non scambiano nemmeno l’album con i colleghi perché, come dicevo, sono convinti che la loro merda profumi più della tua e della mia e pensano che si possa campare di musica vendendo 50 copie in più; siti e riviste che usano le testate per pubblicizzare i gruppi dei loro colleghi e della propria etichetta, e chiaramente se tu non sei nel giro: chi sei? Chi ti conosce? No, non possiamo, mica abbiamo spazio per tutti… tu suoni da 25 anni, hai fatto 6 o più album, ma non sei amico mio e non sei il GRANDE GRUPPO dall’ESTERO… Grandiosa: questa è la VERA SCENA del METAL ITALIANO, ED è PURA MANCANZA di ATTITUDINE.
E spero che così rimanga perché è quello che ci meritiamo: nessuno fa niente per cambiare le cose.
Ad esempio, con la Scena Italica, io ho sempre fatto il grosso del lavoro anche per contattare i gruppi etc. C’era qualche collaboratore, e naturalmente nessuno chiedeva niente ai gruppi, il supporto era ed è genuino; l’unica cosa che poteva e può essere data in cambio, anche se nessuno è obbligato: il citare il concetto e l’iniziativa… Ma è stata una cosa veramente vergognosa vedere la mancanza della minima collaborazione, e quanto siano stati davvero pochi coloro che hanno parlato dell’iniziativa di cui comunque avevano usufruito, anche se in termini di SOLO SUPPORTO (faccio presente che lo spazio del sito lo pago tuttora annualmente a spese mie, ed è un servizio offerto alla… pseudo”scena”).
E’ paradossale come tu cerchi di CREARE una sorta DI TECNICA di AUTOSUPPORTO della SCENA a SE’ STESSA, e vedi che la SCENA se ne frega di SE’ STESSA, ahah! … Più che paradossale è ridicolo.
Ecco appunto, se esiste una scena la parola giusta è questa: RIDICOLA.
Detto questo, polemico quanto si voglia ma VERO, passo a dire che al di là della grettezza, delle mentalità provinciali (termine usato nella sua peggior accezione), delle situazioni grottesche, in mezzo a questo letamaio italico ci sono dei gruppi validi con un’attitudine vera (cioè non da zoccoletta di quartiere o da figa d’oro più bella del reame con le sue ancelle), e alcuni di questi hanno il mio rispetto: è per questo che li trovi come ospiti nei miei ultimi due album, e credo che il rispetto sia reciproco (altrimenti non avrebbero partecipato, no?).

Questo non vuol dire che chi non è stato mio ospite non abbia il mio rispetto e la mia considerazione, ci sono altri gruppi che considero MOLTO validi sia come musica che attitudine. Come del resto ci sono anche diverse zine e/o riviste molto valide che lavorano veramente molto per la scena.
Come ribadisco, ATTITUDINE non significa fare un’élite con la puzza sotto il naso che se la tira, o atteggiarsi a rockstar per aver stampato un pezzo di plastica in 10 anni, o fare i puri misantropi su Facebook, o essere degli estremisti di carta o peggio ancora di pixel, o fare gli italici intransigenti suonando true Norwegian bm con testi in italiano… Attitudine vuol dire anche capire quello che c’è dietro la superficie al di là dei generi, capire la sostanza, il nocciolo esoterico di una SCENA e dei gruppi che ne fanno parte, avere una vocazione ad ideali superiori che trascendano queste FRIVOLEZZE da PRIME DONNE e soprattutto capire le CHIAVI di LETTURA, poiché determinate simbologie TRADIZIONALI devono aprire le porte per collaborare tra etichette, gruppi e quant’altro; e se di fronte a queste SIMBOLOGIE ataviche chiudi la porta in faccia o non la apri, o sei assente, è inutile che te la tiri e fai l’inner circle degli snob piccolo-borghesi, perché sei tu che vai contro la TRADIZIONE, anzi LA OSTACOLI. E Tradizione vuol dire quanto di vero e sacro è giunto a noi. Ma mi sono dilungato già abbastanza sprecando tempo a parlare di quelli che, per me, altro non sono se non PERDENTI.

6-Helvia Recina

Curiosamente porti in musica la storia italiana (o meglio romana) ma esci per una etichetta greca (la Sleaszy Rider Records), come mai?

Diciamo che la risposta a questa domanda può essere il naturale seguito alla precedente.
HESPERIA è sempre stata accolta più all’estero che in Italia; non si pensi che non mi sarebbe piaciuto uscire per un’etichetta italiana. Ho sempre iniziato a far promozione in Italia ogni volta che dovevo promuovere un album presso le etichette. Al contrario, sono le etichette italiane che hanno dimostrato da sempre disinteresse per HESPERIA, sia nel periodo sperimentale lo-fi, sia nel periodo black pagan, sia per l’ultimo album (che può vantare una produzione invidiabile)… e stiamo parlando di quasi 20 anni di disinteresse.
Bisogna fare però delle precisazioni e dire che esistono eccezioni, e tornare un attimo indietro negli anni.
Negli anni ’90 con i Sulphuria realizzammo quattro demo, ed il terzo “Celum Sanguineum” fu il primo prodotto black metal in Italia cantato interamente in italiano e latino (era il 1996); ma anche all’epoca le etichette in ambito black erano interessate da una parte a prodotti che ricalcassero la Norvegia, dall’altra a prodotti musicalmente più melodici, dall’altra ancora a prodotti esteri. I Sulphuria erano grezzi ma proponevano un black particolarmente italico anche nella musica. Arrivò nel ’98 la proposta di un colosso estero, ma con una richiesta: di usare l’inglese. Il leader Adramelech non volle e la band si sciolse a causa delle divergenze a tal proposito.
Nel ’97 mi stavo già dedicando ad Hesperia. Tra le eccezioni da citare c’è l’associazione culturale ForArt (fa capo alla Forward Agency ODV, guidata da Marco Ravich) che fin dall’inizio mi ha sempre fornito un supporto disinteressato poiché credeva e crede nel progetto e nelle mie capacità di realizzarlo: quindi tutte le foto di Hesperia, i video ed il supporto “tecnico” sono stati sempre offerti da questa associazione.
Per la produzione dell’ultimo album è intervenuto il DPF studio (attivo in provincia di Macerata). Poi bisogna parlare de “Il Male production”, etichetta underground indie di un folle come me o forse più (Porz dei Malnàtt), che nel 2003 prese nella propria scuderia il progetto Hesperia e ristampò in versione più modesta il primo album (ormai non più reperibile se non a cifre assurde) assieme alla ATC.
Il secondo album “Il Ritorno…” fu co-prodotto da Il Male Production, ATC, Forart e Old Italia, etichetta ormai chiusa di Lord Inferos dei Legion of Darkness (che ristampò in CD anche “Caelum Sanguineum” dei Sulphuria).
Quando però si trattò, con l’album successivo, di fare un passo ulteriore con etichette “del settore” più grandi, per produrre un glass master professionale, non ebbi nessuna risposta dall’ITALIA.
Fu l’olandese BLAZING PRODUCTIONS a far uscire il terzo “In Honorem Herois”, facendomi i complimenti dicendomi: davvero GRANDE MUSICA E GRANDE SPIRITO.
In realtà i titolari erano due fratelli di origine sarda con nomi italiani, e l’etichetta era incentrata sull’orgoglio indoeuropeo e soprattutto ROMANO, quindi adatta ad Hesperia.
Non era un’etichetta qualsiasi nel settore Pagan ed Nsbm, ma aveva nomi di culto del settore del calibro di SPEAR OF LONGINUS, DARK THULE, DUB BUK, DEVILRY, AD HOMINEM, ARKONA, LEGION OF DOOM. Devo dire che l’album, essendo circolato in questi circuiti così specifici, non ha avuto una grossa diffusione; se parliamo dell’Italia ci fu una recensione in un giornale famoso dell’epoca, che anche se molto buona passò in sordina perché il disco fu recensito nel settore demo omettendo l’etichetta (credo per motivi del politicamente corretto). Ma era un disco a tutti gli effetti, glass master, con bollino SIAE e quant’altro. Mah…
In Italia siamo indietro di 30 anni: si ha paura del diverso, di ciò che non suona uguale agli altri, e si predilige la scelta di prodotti ben “collaudati” che assomiglino dunque ad altri 100 gruppi (naturalmente esteri) e che se sono “diversi” è questione di sfumature. Il prodotto radicalmente diverso, anche nel caso del troppo retrò o reazionario, è visto con diffidenza sia dalle etichette (che producono gruppi fatti con lo stampino, o che fanno un genere ben definito, o che secondo loro sono sperimentali… certo… per l’Italia), sia dai molti gruppi che giocano a fare il verso al metal estero e a fare comunella coi propri simili.
Stiamo parlando di situazioni che per la mia esperienza di questi 25 anni si sono rivelate dei dèjà vu di perdenti: etichette che avevano la puzza sotto il naso, e l’anno dopo non esistevano più né loro né i gruppi che producevano (forse si erano dati ad attività più proficue vedendo che col genere non si campa). Io sono ancora qui però… come mai? E ci sono con tutti i sentimenti, con un contratto di 6 anni per vari album con un’etichetta che è estera (la Sleaszy Rider Records, greca appunto) e fa uscire nomi come Motorhead, Whitesnake, Def Leppard, Rotting Christ, Ancient. Come mai? Qualcuno ha sbagliato le proprie valutazioni in Italia o forse molte etichette italiane sono poco lungimiranti o hanno poco coraggio?
Ecco spiegato il perché attualmente esco per un’etichetta greca, dopo aver rifiutato le offerte di due etichette (sempre estere) per un discorso di accordi.
Anche su questo però non voglio essere frainteso: le mie sono considerazioni generali (seppur vere), ma ci sono etichette (e amici a capo di etichette) molto valide in Italia che comunque fanno un buon lavoro ed hanno un settore di riferimento decisamente diverso da quello che può essere la proposta di Hesperia.

COVER METALLVM ITALICVM

Quanto è stato importante il tuo luogo di origine nella composizione del concept? (ricerca fonti, foto, luoghi, ecc.)

E’ vitale. Il luogo d’origine ha più livelli di concetto, come tutto il resto in HESPERIA. Naturalmente l’importanza primaria la suggerisce lo stesso nome: HESPERIA è il nome antico dell’ITALIA, derivante dal fatto che i Greci guardando ad Occidente vedevano scomparire il SOLE in queste terre, e diedero a queste terre il nome letterale di terra della sera, del crepuscolo, del tramonto. Terre pensate come oscure, inospitali, irte di boschi e paludi (come del resto era l’Italia arcaica), popolate da esseri misteriosi e notturni. Il nome era dato anche in funzione dell’astro luminosissimo del cielo Occidentale, astro che al mattino era detto Lucifero in quanto portatore di luce, e la sera ESPERO, astro della sera appunto, da cui VESPERO. Espero in greco è Εσπερος, latinizzato Hesperus, ossia il mio nome d’arte e di spirito, che ormai in pratica è divenuto davvero il mio secondo nome col quale molte conoscenze degli ultimi 10-12 anni mi chiamano anche nel quotidiano. Questo può dirla lunga su quanto io mi identifichi con il mio concept e quanto il mio concept sia parte di me.
HESPERIA rappresenta l’essenza più vera di un’ITALIA gloriosa ed arcaica, che ormai non c’è più se non in una dimensione direi GRAALICA, o IPERBOREA; come l’isola bianca di un’età aurea che fu e che ora attende di essere RIPORTATA ALLA LUCE con un risveglio degli animi.
In quanto tale sotto il nome HESPERIA usciranno degli album che parlano delle ere della nostra Penisola, e di quanto di più aureo c’è stato nel nostro passato, andando in ordine cronologico.
Per questo, per descrivere l’età preromana ed i popoli italici preromani, scelsi l’ENEIDE anni fa, che come ho detto poc’anzi parla dell’antefatto storico-mitologico della fondazione di ROMA, delle battaglie che portarono Enea dopo la caduta di Troia in Italia (HESPERIA) per unirsi a Lavinia figlia di Latino e dare origine alla stirpe da cui discendeanno Romolo e ROMA. Con l’ultimo album “METALLVM ITALICVM” ho concluso l’epoca pre-romana.
Senza nulla togliere al fantasy o al Signore degli Anelli, noi italiani non ne abbiamo proprio bisogno per argomentare la nostra arte: abbiamo già fin troppo patrimonio storico-mitologico, tanto che non ci serve inventare saghe o draghi, né tantomeno andare a pescare ispirazione dalla mitologia norrena, che rappresenta 1/100 di quello che noi abbiamo a disposizione nelle nostre mani.
L’oro c’è, quello che mancano sono gli occhi aperti per vederlo: solo allora si potrà restaurare un’età aurea italica.
A proposito di narrativa e saghe devo dire che il nome di Hesperus in talune mitologie è stato a volte legato ad un antico signore e sovrano delle terre occidentali, ma non sappiamo bene chi fosse: alcuni indicano Espero come fratello di Atlante, un titano. Proprio basandomi su questa mitologia, una volta terminate le ere storiche, creerò degli album incentrati proprio su questa civiltà hesperiana, intesa come italica ed aurea (se nell’arco di una vita riuscirò a completare il tutto… altrimenti dovrò lasciare il compito e l’investitura a qualche erede, ahah).
Riprendendo il discorso “dei miei luoghi” questo rappresenta il primo livello, cioè quello più assoluto, superiore, l’ITALIA. Dopo questo in ordine di importanza vengono i luoghi a me più vicini dove sono cresciuto, le Marche, ed ancor più il PICENO, ed ancor più i Monti Sibillini.
Esattamente… quello che oggi è il parco nazionale dei monti Sibillini è il GENIUS LOCI, lo spirito del luogo dove sono cresciuto, e non è un luogo qualunque, ma un luogo molto importante ed iniziatico. Nel Medioevo era meta di pellegrinaggi di cavalieri, alchimisti, studiosi e negromanti che venivano da tutta Europa: molti di loro, per iniziazione, si recavano nel versante orientale di questi monti, detto versante magico. E’ localizzato nell’ascolano e nel fermano, ed è lì che si trova la famosa grotta della Sibilla Appenninica, a 2000 metri di altitudine circa, sulla vetta del monte Sibilla che dà il nome a tutta la catena montuosa. Ci sono vari luoghi intorno alla grotta, e nel versante magico, che erano meta di questi personaggi: il lago della Sibilla (o di Pilato) sul monte Vettore (Victor, Vincitore), le Gole dell’Infernaccio, etc. Si narra che lo stesso Virglio, autore dell’Eneide, visitò il lago della Sibilla: queste tematiche mi legano quindi a doppio nodo anche con l’Eneide (fu la Sibilla che accompagnò Enea, nel libro VI, nella sua discesa agli inferi per ritrovare suo padre trapassato, che rappresenta la sua tradizione, i suoi avi, il legame col passato e la storia).
Ambientai e registrai il secondo album (che anticipava il discorso sulla narrazione della civiltà hesperiana) in alcuni di questi luoghi, e si possono sentire in esso delle vistose parti ambient.
Tornerò con il discorso sui Sibillini dedicandogli un concept quando arriverò con le epoche storiche italiche a parlare del Medioevo.

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Quanto tempo ti ha portato via la documentazione per testi, foto, abiti di scena, ecc. e quali testi e/o fonti hai utilizzato maggiormente?

Davvero molto tempo. Ma la cosa più laboriosa di solito sono gli abiti, le scenografie: lo studio, la creazione e le riprese video e fotografiche, sempre all’aperto, e ultimamente anche in luoghi tutelati e con scenari di rovine romane.
Il costume, l’armatura “hesperiana” è una mia creazione: pensata, disegnata e fatta a mano da me.
Iniziai nel ’97, quando fondai HESPERIA, ad immaginare questo mitologico re delle terre arcaico-italiche come qualcosa di atavico che avesse in sé dei tratti comuni e più antichi dei popoli italici romani e preromani; quindi qualcosa di più vecchio, antediluviano, che oggi si manifesta, torna nuovamente, si incarna per parlare delle ere della Penisola vista dai suoi occhi, e lo fa scegliendo la musica, in particolare il metal.
Quindi il costume contiene anche dei cliché del metal più viscerale e storico: borchie, pelle nera etc.
Man mano che andavo avanti ho raffinato ed adattato il costume agli argomenti trattati, e devo dire che nell’album uscito da poco, “Metallvm Italicvm”, il tutto è stato veramente laborioso e complesso. Ho aggiunto elementi tipicamente romaneggianti: alloro, mantello rosso, bracciali dorati, oro nel trucco, poiché ci avviciniamo all’era romana, inaugurata con la chiusura dell’Eneide; e la musica stessa si è fatta più pomposa, solenne, epica.
Anche costruire la cornucopia, con il tricolore che scende come liquido, non è stato semplice. Gli elementi (grano, vino e alloro) rappresentano i tre colori.
Riprese e foto sono sempre a cura dell’associazione Forart/Forward Agency.
A complicare il tutto negli ultimi due album c’è stato il discorso dei luoghi tutelati: è stato necessario chiedere il permesso al Ministero del beni culturali – Soprintendenza dei beni archeologici e del turismo delle Marche, fissare il giorno… nel suo insieme un gran da fare.
Poi c’è il discorso delle fonti e dei testi. Conosco a fondo l’ENEIDE e ho utilizzato la comparazione dei testi: l’originale virgiliano in latino, un’edizione in italiano abbastanza recente, e una famosissima traduzione cinquecentesca di Annibal Caro, tra l’altro mio eminente conterraneo, come la sorte ha voluto, nato a Civitanova Marche.
Ci sono alcune citazioni dirette anche in latino, soprattutto nei momenti “rituali”, ma il momento in cui le tre versioni si incastrano è il finale dell’album, in cui cito i versi finali facendo uso di tutte e tre le fonti e chiudendo con l’ultimo verso dell’originale in latino.
Poi c’è l’elaborazione dei testi, tutti scritti da me tranne le citazioni.
Di sicuro le fonti non sono solo quelle a cui si riferisce la storia ma anche quelle che amo, con le quali entro in simbiosi, che prediligo, e spesso sono fonti saggistiche con le quali mi confronto, che rispecchiano la mia IDEOLOGIA e sicuramente si sono infittite da quando ho iniziato con HESPERIA, divenendo assai vaste: parlo di fonti di tradizionalisti, storici, storici delle religioni, archeologhi, esoteristi. Citandone alcuni direi Mircea Eliade, Dumezil, Carandini, Polia, Guenon, Reghini, De Giorgio, Evola, Del Ponte, Formisano (in arte Kremmerz), Filippani Ronconi, Casalino, Viola, ma anche fonti di folclore tramandate oralmente, testi delle leggende e dei racconti dei Sibillini (De La Sale, Sartorino, Da Barberino), gli stessi annalisti, poeti e scrittori latini: Cesare, Catullo, Petronio, naturalmente Virgilio, etc. ma potrei andare avanti per molto.
In passato questo interesse mi portò a far parte dell’MTR, il Movimento Tradizionale Romano. Fu davvero una bella esperienza, ma attualmente non faccio parte di nessun movimento, per ragioni personali. Io e solo io per la mia strada.
Passando ad analizzare i testi: lo studio e la creazione della metrica italiana e latina (poiché non uso l’idioma inglese né tantomeno quello norreno) nel rock e nel metal non è semplice, ma abbiamo degli ottimi maestri nel nostro background – basti guardare al prog rock italiano dei ’70 (Area, Le Orme, Il Banco D.M.S., PFM, Rovescio della Medaglia, Biglietto per l’Inferno, Osanna e chi più ne ha…), al rock identitario e alla musica alternativa identitaria (Compagnia dell’Anello, Janus), a molto rock e rock wave italiano di spessore degli anni ’80 (Nomadi, Litfiba, Diaframma), allo stesso cantautorato di un certo spessore.
La cosa più semplice direi è avvenuta nelle citazioni latine, anche quando sono cantate; l’esametro virgiliano dell’Eneide si è sempre prestato benissimo alla mia musica, fin dal primo album.
Se guardiamo tutto il lavoro che c’è dietro: ne vale la pena? Ne è valsa la pena?
Se guardiamo all’utenza media della musica contemporanea la risposta è NO.
Se vogliamo fregarcene dei contemporanei e lasciare “ai posteri…” il giudizio col senno di poi, la risposta è forse; ma dato che io me ne frego di tutto e di tutti (perfino di quei posteri che saranno detrattori) e faccio quello che voglio da sempre, la risposta è SI.

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Pensi ci sarà mai occasione di portare dal vivo la tua musica, su un palco o su un teatro?

La domanda contiene già parte della risposta. Se dovessi suonare dal vivo vorrei ricreare in maniera grandiosa gli scenari che Hesperia vuole evocare, altrimenti meglio evitare.
Non suonerei su un palchetto alla festa di quartiere, né, credo, ad un festival metal, se non con degno scenario dietro: all’aperto con delle rovine sullo sfondo, o in luoghi naturali a me cari, o come hai detto tu in un teatro.
Con la Sleaszy Rider Records abbiamo valutato l’eventualità, tutto sta ad organizzarla nella maniera più consona. Certo è un lavorone, non sarebbe come fare un concerto, ma come allestire uno spettacolo a tutto tondo… vedremo.

Come sono stati accolti in genere i tuoi album? Mi immagino differenze tra stampa italiana ed estera, se non altro per il cantato in italiano, o sbaglio?

Diciamo che paradossalmente da sempre ho trovato un miglior riscontro all’estero, ma forse il discorso si sta invertendo per l’ultimo album (anche se mi è stato detto che è stata venduta qualche copia in Sud America ultimamente, eheh).
Il primo album era un album molto di nicchia, come dicevo sopra, molto fuori da ogni canone e dal tempo, molto avanti come concezione; e l’Italia, che è molto indietro, naturalmente non ha capito cosa diavolo fosse quella roba (tranne le solite eccezioni).
All’estero molti hanno parlato di “rumore”, robaccia incomprensibile, qualcuno disse “capolavoro geniale”. Ricordo che all’epoca uno a cui piacque davvero fu Knjaz Varggoth dei Nokturnal Mortum (ospite nell’ultimo album); ne volle scambiare ben 10 copie.
La svolta è arrivata con il penultimo album “Spiritvs Italicvs”, che ha ottenuto praticamente solo recensioni positive con una media altissima (unica recensione negativa in un magazine italiano); ma le valutazioni più alte le ho avute sempre all’estero, fino ad un “10/10 Mastepriece” su Metal Temple.
C’è stata anche l’intervista sulla rivista inglese specializzata ZERO TOLERANCE.
Per l’ultimo album ancora è presto per fare un bilancio, è uscito da tre mesi e le recensioni vanno a rilento con la mole di lavoro e uscite che hanno riviste e webzine; da quelle uscite finora, stavolta sembra di intravedere un interesse maggiore da parte della critica italiana rispetto a quella estera.
Devo dire che questo album ha avuto buoni riscontri con le radio estere, e sembra che i singoli radio edit estratti siano davvero piaciuti, tanto da trasmetterli affiancandoli in scaletta a materiale cosiddetto ”mainstream” come gli ultimi lavori di Blind Guardian, Nightwish, Uriah Heep, UFO, Moonspell, etc. Sono stati trasmessi anche da radio italiane come Europhone Radio, Radio Sardegna (programma Over the Wall), etc.

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Parlaci dei nuovi piani e dei nuovi concept che vorrai intraprendere in futuro.

Si chiude con l’Eneide e con “Metallvm Italicvm” l’era pre-romana e si apre col prossimo l’era Romana; quindi ti posso dire fin da ora che al 99% il prossimo album sarà un concept su Caio Giulio Cesare. Ho alcuni riff pronti, poco per ora, ed un canovaccio dei brani, probabilmente dodici.
Credo che compositivamente potrebbe essere ultimato tra qualche mese; allora inizieranno le registrazioni e vi svelerò qualcosa di più. Per ora posso dire che sarà trattato in maniera molto particolare, e che come al solito me ne fregherò dei dettami e dei canoni dei vari generi, sistemi, culture, sottoculture… ma senza rinunciare a giocarci, insomma ad usarli. Una cosa è certa: ho un enorme rispetto e riverenza per la storia, anche quella musicale, ed HESPERIA ha i suoi grandi maestri, i gruppi musicali e gli artisti che mi hanno influenzato da sempre, che sono davvero molti: Iron Maiden degli ’80, vecchi Def Leppard e tutta la Nwobhm, King Diamond, Mercyful Fate, Black Sabbath, Manowar, Motorhead, Running Wild, Dio, Savatage, Celtic Frost, Coroner, Cacophony, primi Death, Possessed, Bathory, Morbid Angel, Kreator, etc.
Di sicuro tra le influenze c’è la primissima scena black dei ’90, ma più di quella norvegese prediligo quella del pagan polacco della prima ora (Graveland, Veles, Sacrilegium, North, …).
Sicuramente i miei ascolti non si fermano al metal: ascolto tutto quello che può attirare l’attenzione del mio orecchio, della mia visione e poetica. In particolar modo adoro quasi tutto quello che proviene dagli anni ’80, ma anche ’70-’60-’50. Degli anni ’90-2000, a parte qualche lavoro metal, mi interessa solo il black underground, l’ambient, il neo folk, il martial industrial, ed in particolar modo negli anni ’90 c’è un progetto che considero geniale e che penso essere il vero erede della scena dark-prog rock dei ’70: i DEVIL DOLL, progetto italo-sloveno di un genio dal nome MR. DOCTOR. E’ qualcosa che va al di là dei meri generi: è arte, è musica, è anche tradizione, evocazione del passato che diventa futuro.
Per quanto riguarda i gruppi rock storici italiani ho già fatto menzione sopra di quelli della scena 70iana e 80iana, e se ci vogliamo addentrare nel metal chiamerei in causa i lavori 80iani di Bulldozer, Necrodeath, Schizo e di The Black, di Mario Di Donato (ospite anche nell’ultimo di HESPERIA), e i primi Sadist.

7c-Helvia Recina copy

L’intervista è finita, grazie per il tempo che ci hai dedicato. A te l’ultima parola, chiudi come vuoi!

Grazie a te Alessio e a HMwebzine per lo spazio concesso a me e alla causa, e per essere una di quelle zine di cui parlavamo sopra, che lavorano sodo per la scena.
Direi ai fan del metal e della musica in generale che “Metallvm Italicvm” è un album MANIFESTO, anche contro l’ESTEROFILIA, ed a questo proposito vorrei che in Italia si aprissero un po’ più gli occhi e ci si distaccasse da quelli che sono i canoni dettati dalla musica estera: siano essi linguistici, sonori, del tipo di produzione… L’ITALIA possiede delle potenzialità ed una personalità pressoché uniche e notevolmente superiori al resto del mondo, ed è anche responsabilità di chi ascolta e segue la musica cercare di non PENDERE sempre fuori dai confini del Paese, perché volente o nolente accade che la musica all’estero è sempre più COOL (si pronuncia CUL, giusto?); altrimenti noi gruppi italiani ce l’andiamo a prendere nel CUL (scusate il gioco di parole… si può dire?).
E voi direte, chi se ne frega… E io vi rispondo che in Italia ci vivete anche voi, e se la scena diventa il clone musicale di quanto viene proposto all’estero (più di quanto lo sia ora) sarà sempre e comunque seconda, anzi ultima, un po’ come accadeva negli anni ’80 quando i gruppi italiani venivano presi in giro all’estero per la pessima pronuncia inglese; quindi perché cercare di essere delle caricature dipendenti da loro, quando nelle nostre epoche più gloriose erano loro che dipendevano da noi, e le loro radici dipendono anche da noi.
Fate quanto ci riesce meglio, supportate quanto ci è più vicino: è la maniera giusta per essere voi stessi, unici. Se ad esempio fai un genere che non assomiglia a nessuno o supporti un gruppo che non supporta nessuno, a chi puoi essere secondo?
Allora basta con “Speak English or Die” (a parte l’album che non è male), true Norwegian Italian black metal, true Viking SOUTHERN black art, e vari album dalle sonorità e dalle produzioni che se non suonano come usciti dagli USA o dalla Svezia-Norvegia allora fanno schifo; ma voglio essere ottimista, semplicemente perché ho incontrato persone dell’ambiente in Italia (anche se sono una minoranza) che non ragionano come se avessero nel cervello un microcircuito programmabile che riceve comandi a distanza, come automi sistematizzati insomma.
Siamo arrivati al punto che se un album ha un po’ più di dinamica nella batteria fa schifo; ci si è così abituati alle produzioni iper compresse, iper pompate, e IPER PIATTE che anche il cervello è diventato piatto, per non parlare delle orecchie (e dei testicoli).
Supportare musica va bene di qualsiasi Paese essa sia, apprendere da essa va bene da qualsiasi luogo essa provenga, ma bisogna far propria la musica; scimmiottare è sempre la via di chi non possiede una propria essenza, ed è quindi privo di personalità. E ripeto, la responsabilità è anche di chi supporta la musica.
Per concludere direi, inoltre, che non basta ascoltare per caso un gruppo e dire “ah forte!”: il supporto vuol dire procurarsi un album, diffondere col passaparola la musica, etc.
La musica non vive solo di esclamazioni tipo “ah forte”, come quando si lavora del resto: non si vive di sole pacche sulle spalle e di “sei bravo”. La musica è per prima cosa passione, e personalmente la faccio per passione, ma parliamoci chiaro… nessuno stampa 1000 o più copie di un album per tenersele tutte nel magazzino dell’etichetta, né per mangiarsele, né per regalarle tutte stile volantinaggio.
Allora: supportate la musica, ma con VERO supporto e supportate per prima quella italiana… anzi, ITALICA.
Quindi mi raccomando: “STAY” ITALICVS.

Hesperus

Sito ufficiale: http://www.hesperianlands.tk
Facebook: https://www.facebook.com/HesperiaOfficial
Etichetta Sleaszy Rider Records – http://www.sleaszyrider.com
Recensione di “Metallum Italicum” su HMW qui

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