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15/05/2015 : Arch Enemy + Unearth – Audiodrome, Moncalieri (TO)
Attesi per la prima volta nella storia nella provincia di Torino, gli ARCH ENEMY si presentano in quel di Moncalieri per reclamare il loro status di pesi massimi del death metal svedese. Superato ormai da oltre un anno il traumatico addio della carismatica singer Angela Gossow, Michael Amott e compagni hanno saputo reinventarsi con l’ex The Agonist Alissa White-Gluz alla voce e, da qualche mese, inserendo alla chitarra lo straordinario Jeff Loomis. Se poi a completare la line-up ci pensano i “veterani” Sharlee D’Angelo e Daniel Erlandsson, non si può che dire che il 15 maggio ci siamo trovati davanti a un vero e proprio supergruppo.
Arriviamo all’Audiodrome, causa acquazzone amazzonico e relativo incidente stradale (non nostro per fortuna) che ci ha costretto nel traffico un’ora, sulle ultime note degli Unearth. Davvero un peccato non essere riusciti ad assistere alla loro performance, ma dalle opinioni raccolte abbiamo avuto la conferma che i bostoniani hanno confermato il loro blasone di stars del metalcore.
Dopo un rapido cambio di palco (e con la sala finalmente piena) si spengono le luci e l’intro registrato “Khaos Overture” fa esplodere “Yesterday Is Dead And Gone”, la cui perfetta esecuzione, purtroppo, non scalda a dovere il pubblico, quasi impegnato in una gara con i fotografi ufficiali a chi riuscisse a rubare più scatti nei primi minuti dello show. Ci pensa per fortuna la White-Gluz a “richiamare” i kids sotto il palco e il successivo trittico “Burning Angel/War Eternal/Ravenous” fa entrare lo spettacolo nel vivo. E’ sopratutto l’ultima citata a venir eseguita in maniera magistrale, con la coppia Amott/Loomis in forma stellare ad “inseguirsi” tra assoli e i classici pattners di chitarra degli scandinavi.
La scaletta non lascia un attimo di tregua, ma d’altra parte si tratta in pratica di un vero e proprio best of: si passa attraverso “My Apocalypse” e “Taking Back My Soul” senza dimenticare “Bloodstained Cross” (dove l’eccellente esecuzione di Alissa fa impallidire quella della Gossow) o “No Gods No Masters”. Anche l’ultimo “War Eternal” viene, ovviamente, omaggiato e le versioni di “Avalanche”, “As The Pages Burn” e, sopratutto, della title-track, convincono anche i fan più legati al passato del combo, quelli orfani sia della Gossow che dello storico primo singer Johan Liiva. Ed è proprio a questi che sembra essere rivolto, dopo un breve break, l’encore del quintetto svedese.
Dopo una convincente “Never Forgive, Never Forget” il finale dell’esibizione sembra essere tutta dedicata alla “vecchia guardia”: vengono riproposte, infatti, prima l’intro “Snow Bound” (da “Wages Of Sin”) e poi l’anthemica “Nemesis” fino a sfumare nella classicissima “Fields Of Desolation”, utilizzata come sempre come outro.
All’accendersi delle luci il gruppo viene accompagnato nei camerini da un vero e proprio boato. Intorno a noi vediamo un sacco di visi stanchi, sudati, ma col sorriso a 32 denti e non possiamo che essere d’accordo anche noi. L’esibizione è stata ottima, compatta e a tratti minimale (il che, si intenda, è una qualità) con una band in ottima forma (epico un commento percepito verso Erlandsson da parte di un ragazzo romano: “Ao a quello per fermarlo glie devono sparà nelle gambe”) e una manciata di brani ormai storici nel proprio genere. Insomma i vent’anni di carriera degli Arch Enemy hanno nuovamente messo d’accordo tutti: promossi.
Live report di Federico Ferraris. Foto di Roberto Vaglio.