Visualizzazioni post:1780
Se nominate a un appassionato sfegatato del black metal statunitense il nome dei Demoncy, sicuramente gli si drizzeranno addirittura i peli delle parti basse! Sì, perché i Demoncy sono uno dei gruppi black storici provenienti dagli Stati Uniti tanto che, nati persino nel 1989, si sono fatti in pratica TUTTI gli anni cosiddetti d’oro (nero) del genere, seppur siano approdati tardissimo all’album d’esordio, cioè nel 1999. Sempre in quell’anno, stranamente prolifici, realizzarono pure il secondo disco, ovvero “Joined In Darkness”, oggi considerato un vero e proprio classico da molti metallazzi devoti alla nera fiamma. Non a caso, originariamente pubblicato dalla connazionale Baphomet Records (una buona etichetta underground black ormai non più in attività), l’album è stato ristampato di recente dalla Forever Plagued Records, beneficiando non solo di una nuova (e più efficace) copertina a opera del noto Chris Moyen ma anche di una lunga canzone bonus che si aggiunge alle undici (compresa intro e l’inutile outro di 19 secondi) della versione originale comprensiva di 37 minuti circa, ora allungati a 46.
Devo mettere subito in chiaro una cosa: “Joined In Darkness” è uno degli album black più pesanti che io abbia mai ascoltato. Questo a causa di una fredda atmosfera claustrofobica con pochi eguali. E sapete perché? Sicuramente per la batteria, o meglio per la drum-machine (una diavoleria elettronica da mettere fuori legge ma vabbè) che, focalizzata parecchio sui blast-beats e su tupa-tupa velocissimi pur non facendo mancare qualche tempo medio-lent(issim)o, in fase di missaggio non è stata messa assolutamente in evidenza, ragion per cui risulta un po’ troppo in ombra (ecco, già odio la drum-machine ma se mi fate pure questo…). E sicuramente per la chitarra, la quale, oltre a non prevedere nessuna parte solista e nemmeno qualche riff di supporto per dar manforte a quelli della prima ascia, vomita un riffing minimalista e decisamente a-melodico che però fa spesso il verso al death metal più sporco e cupo tanto da rientrare molte volte nei canoni del black/death bestiale, Black Witchery in primis (sentitevi il devastante riff d’apertura di “Winter Bliss” e ditemi se non assomiglia a quello di “Heretic Death Call” di questi ultimi!), anche perché la chitarra è bella ribassata. E infine per la spaventosa e particolarissima voce: un cantato “scatarrato”, quasi sussurrato che nel black metal USA, chissà perché, viene usato abbastanza (basti pensare agli Inquisition, che però, pur operando negli Stati Uniti, sono colombiani).
Ma il black/death dei Demoncy, pur trasmettendo una bella inquietudine proprio grazie alle succitate caratteristiche, dopo un po’ risulta ripetitivo. Inoltre, non è sempre efficace quando tira fuori dei rallentamenti doom spesso evitabili. Fortuna però che l’album si rialza molto negli ultimi quattro pezzi (esclusa l’outro e il pezzo bonus, ovviamente), dove o si va veloci come dannati dall’inizio alla fine (come in “Spawn Of The Ancient Summoning”) o si cercano nuove e disturbanti strade (come nella dissonante e ipnotica “Hidden Path To The Forest Beyond”) oppure si è ossessivi fino allo sfinimento con tanto di riff ultra-black (come nel finale da panico, prima velocissimo e poi lentissimo, di “The Dawn Of Eternal Damnation”). Curiosamente, quest’ultimo e “Spawn Of The Ancient Summoning” funzionano molto bene anche perché presentano una produzione leggermente diversa rispetto a quella del resto del disco, visto che per esempio la voce è bella riverberata. Perché quindi Ixithra (l’unica mente nascosta dietro i Demoncy) non ha riverberato la propria voce anche nelle altre canzoni? Mah…
Comunque sia, si capisce perchè “Ode To The Eternal Damnation” è stato aggiunto come pezzo bonus perchè praticamente non ha nulla a che fare con il resto del lotto. Vuoi perché dura la bellezza di otto minuti e vuoi perché ha una buona carica drammatica grazie a delle melodie disperate e malinconiche. E sapete che vi dico? Per essere un pezzo sui generis che non rientra nei classici stilemi di Demoncy, funziona pure molto bene.
In conclusione, “Joined In Darkness”, pur essendo a tutti gli effetti un classico, difetta sotto non pochi aspetti. Eppure si salva appena in tempo e fra l’altro mostra un modo abbastanza particolare di suonare il black/death metal che però necessita di vari ascolti prima di essere compreso appieno, altrimenti si rischia di bocciare ingiustamente questo album solo perché non si riescono a superare gli ostacoli solo in apparenza insormontabili che ho già abbondantemente sopradescritti, in parte mitigati da qualche stacco con conseguente e notevole ripartenza da infarto (come quella dei primi secondi di “Impure Blessings (Dark Angel Of The Four Wings)”). Quindi, cari miei, “Joined In Darkness” si becca un bel 7 e bon.
Tracklist:
1 – Hymn to the Ancients (intro)
2 – Impure Blessings (Dark Angel of the Four Wings)
3 – Demoncy
4 – Joined in Darkness
5 – Winter Bliss
6 – Hypocrisy of the Accursed Heavens
7 – Spawn of the Ancient Summoning
8 – Hidden Path to the Forest Beyond
9 – (Angel of Dark Shadows) Goddess of the Dark
10 – The Dawn of Eternal Damnation
11 – Embraced by the Shadows (outro)
12 – Ode to the Eternal Damnation
Line-up:
Ixithra – voce/chitarra/basso/drum-machine/tastiere
Sito ufficiale: http://www.demoncy.net
Facebook: https://www.facebook.com/pages/Demoncy/154576947948989
Etichetta Forever Plagued Records: http://www.foreverplaguedrecords.com