Visualizzazioni post:4216
10/09/2016 : Metalitalia Fest – Live Club Trezzo (MI)
Sodom
Dark Tranquillity
Demolition Hammer
Insomnium
Necrodeath/Cadaveria
Distruzione
Electrocution
Il Metalitalia Fest è un evento che ha saputo, nel corso degli anni, aumentare costantemente il livello, sia in termini qualitativi/organizzativi, sia in quanto ad affluenza di pubblico, in costante crescita sino all’ottimo sold-out registrato lo scorso anno grazie all’accoppiata Testament/Exodus che hanno saputo finalizzare un bill di tutto rispetto. Quest’anno, probabilmente, il compito è ancor più difficile, perché ovviamente il paragone sarà proprio con l’edizione sino ad ora di maggior successo, ma gli ingredienti per fare bene paiono esserci tutti: due headliner solidi e con un loro seguito in Italia (Sodom e Dark Tranquillity), una chicca a livello europeo (i thrasher americani Demolition Hammer), un gruppo che si sta facendo sempre più spazio nel panorama melo-death (Insomnium), accompagnati da un quartetto tricolore, dove Necrodeath e Cadaveria si trovano ad effettuare un set congiunto (è di recente pubblicazione il progetto Mondoscuro che coinvolge entrambe le bands), mentre Electrocution e Distruzione si trovano a dare il benvenuto agli spettatori. Certamente è da rimarcare come eventi collaterali quali meet & greet con i fans, accuratamente pianificati nelle pause tra le varie esibizioni, oltre alla presenza di un nutrito spazio interno ed esterno per la vendita di merchandise, dischi ed oggettistica siano un punto a favore indiscutibile per la kermesse organizzata dal portale Metalitalia.com .
Electrocution (15:30 – 16:00)
Spetta ai deathster bolognesi Electrocution l’onere e l’onore di dare il via a questa manifestazione ed il quartetto emiliano non si fa certo trovare impreparato all’appello, grazie ad una coesione affinata dopo la reunion del 2012, che ha portato i nostri a dare alle stampe il loro secondo studio album “Metaphysincarnation”. La verve mostrata dagli Electrocution è di quelle che hanno i gruppi affamati e, nonostante siano gli opener della manifestazione – quindi con una presenza di pubblico non ancora numerosissima – i nostri hanno subito messo in mostra un buon piglio, palesando compattezza, soprattutto grazie ad una sezione ritmica ispirata. Nella giornata di oggi gli Electrocution pagano un non perfetto setting dei suoni – in particolar modo delle chitarre – ed una giornata non del tutto positiva del cantante Michele Montaguti, che appare in difficoltà nei momenti maggiormente concitati. Con questo non si vuol certo dire che i nostri abbiano sfigurato, solo che in altre occasioni mi hanno convinto maggiormente. Per quanto concerne la setlist, il gruppo emiliano ha optato per il materiale più recente sciorinando le varie “Wireworm”, “Abiura” e “Anthropocentric” inframmezzate dalla storica “Behind The Truth”, tratta dal primo lavoro.
Come di consueto ha trovato posto nel set la cover di “Flattering Of Emotions” dei compianti Death, anche se – a mio avviso – in questa occasione gli Electrocution avrebbero potuto sacrificarla per proporre un brano della loro produzione in più. Gli applausi al termine della loro esibizione sono comunque il giusto premio per l’impegno profuso.
Distruzione (16:20 – 16:50)
Tocca ora ai parmigiani Distruzione prendersi il proscenio. I nostri sicuramente possono vantare un curricula longevo, seppur non particolarmente nutrito di uscite discografiche (quattro dischi ed un EP in diciassette anni di attività), hanno sempre avuto il merito di credere nel cantato in italiano, anche quando – soprattutto negli anni ’90 – era percepita dai più come una mossa suicida. A seguito della reunion del 2011, i Distruzione hanno rilasciato un nuovo album – lo scorso anno – intitolato “Distruzione”, che ha segnato un ulteriormente indurimento del proprio sound, ora maggiormente orientato su coordinate death metal di matrice svedese. I parmensi vogliono ottimizzare al massimo il tempo loro concesso e travolgono gli astanti con pezzi nel complesso convincenti come “Stultifera Navis”, “Pianeta Dissolvenza”, “Il Dolore Della Fine” e “Ossessioni Funebri” eseguiti con grande trasporto. Il cantante Devid Roncai non si risparmia dietro il microfono, aggredendo le liriche in modo che rimangano comunque comprensibili all’auditorio, sovrastando il riffing work dei chitarristi Massimiliano Falleri e Mike Chiari, mentre la sezione ritmica – che vede l’inserimento in formazione di Manu dei Bulldozer – martella a dovere. Il pubblico non si fa remore nell’acclamare i Distruzione, i quali sparano le ultime cartucce, “Senza Futuro” e “Cornice De’ Superbi”, che hanno il merito di chiudere il cerchio di una buona esibizione.
Necrodeath/Cadaveria (17:10 – 18:25)
A differenza dei gruppi precedenti in occasione dell’esibizione di Cadaveria e dei Necrodeath troviamo un palco molto pieno di elementi decorativi (un passeggino, una bara, delle croci…) ed anche l’ingresso della stessa “Shadow Madame” è altamente teatrale: difatti la cantante viene trasportata in un sacco nero per cadaveri e depositata al suolo di fronte al microfono. Con le prime note messe in fila dai piemontesi ecco che la medesima Cadaveria compare con tutto il suo carisma ed introduce tutti gli spettatori nel suo mondo, intriso di oscurità. Il mood dei pezzi si fa più cadenzato e le atmosfere create dalla band hanno espliciti rimandi ad un gothic estremo. Il gruppo è ben amalgamato e rodato, vista l’attività live, ed il fatto che in formazione ci sia la metà dei Necrodeath (Flegias alla batteria e GL al basso) ha reso naturale la collaborazione tra le due bands nell’EP “Mondoscuro”. L’istrionica cantante ci trasporta in una serie di brani che passano in rassegna la discografia dei nostri, tra i quali spicca “Memento Audere Semper” ispirata al motto dannunziano.
Dopo una mezz’ora cominciano le contaminazioni con l’ingresso sul palco di Pier Gonella e successivamente la sostituzione tra Flegias e Peso per l’esecuzione della cover di “Orgasmatron”. A questo punto assistiamo all’avvicendamento sul palco tra i Cadaveria e Necrodeath. Addirittura compaiono dal pubblico due giganteschi striscioni dedicati ai genovesi i quali partono determinatissimi sciorinando alcune hit della loro carriera come “Hate & Scorn” e “Forever Slave”, con dei suoni non completamente settati sulla chitarra, anche se il pubblico pare gradire dando il via a dei poghi veraci. Sul finire del set assistiamo alla proposizione della seminale “Mater Tenebrarum” dove Flegias duetta con Cadaveria. L’esibizione si chiude in bellezza richiamando anche Dick Laurent (chitarrista dei Cadaveria) sul palco per l’ultimo pezzo.
Insomnium (18:45 – 19:40)
Intorno alle 18.45 inizia l’esibizione degli Insomnium: i finlandesi arrivano sul palco rallentando lievemente l’andamento del festival. A partire dal sound della band – a mio avviso abbastanza lontano dal death melodico – e complice una resa sonora sul palco non precisissima (in un festival è sempre difficile ottenere la perfezione con tutte le band) devo sinceramente ammettere che non si viene coinvolti molto durante la loro esibizione. Certamente sono presenti al Live molti fans che regalano un’accoglienza notevole per la prima “Primeval Dark” a cui seguono pezzi datati 2006 da “Above The Weeping World”: “Change Of Heart” e “The Killjoy”. Si prosegue tra alti e bassi, sempre a causa di qualche problemino tecnico, per arrivare a “Weather The Storm” dove Mikael Stanne dei Dark Tranquillity compare sul palco (e a mio avviso cambia completamente la resa della band). Questo in effetti è uno dei brani che preferisco, più movimentato e meno malinconico. Termina con “Down With The Sun” una setlist non particolarmente esaltante, causa forse il poco tempo a disposizione, ma che ci mostra gli Insomnium per quello che sono; un’ottima band che ricerca emozioni con le sue sonorità. Applausi.
Setlist:
The Primeval Dark
While We Sleep
Change of Heart
Ephemeral
The Killjoy
The Promethean Song
Weather the Storm (con Mikael Stanne)
Down With the Sun
Demolition Hammer (20:00 – 21:00)
A distanza di dodici anni dal loro scioglimento tornano sulle scene i thrasher americani Demolition Hammer, autori nel primo lustro degli anni ’90 di tre album, tra i quali i primi due “Tortured Existence” e “Epidemic Of Violence”, anche a distanza di tempo, mostrano di essere lavori di caratura molto superiore alla media, al cui confronto il terzo disco, “Time Bomb”, scompare completamente. La reunion si fonda sul nucleo storico della band: Steve Reynolds (Basso/Voce) Derek Sykes e James Reilly (chitarre) ai quali si aggiunge Angel Cotte dietro le pelli. Il quartetto americano ha un’urgenza comunicativa impressionante e si affida con confidenza alle bordate del proprio thrash brutale sino a lambire i territori del death metal.
Con una manciata di pezzi i Demolition Hammer spazzano via ogni dubbio o perplessità sul loro conto: “Skull Fracturing Nightmare”, “Neanderthal” e “Envenomed” sono delle mazzate che non possono lasciare indifferente il pubblico del Live, che risponde con grande passione alla proposta del quartetto americano. Il buon Steve Reynolds è piacevolmente colpito dalla risposta dei fans e non perde occasione per fomentare ulteriormente le prime file.
Giustamente la setlist pesca a piene mani dai primi due lavori, disconoscendo – nei fatti – “Time Bomb” ed il flusso magmatico di “Infectious Hospital Waste” e di “Carnivorous Obsession” non fa prigionieri nelle prime file. Dal punto di vista della resa sonora credo che il taglio dato in questo set sia impeccabile, la batteria è potente e le chitarre sono secche e dannatamente cattive; su tutto – a mo’ di cappello – troviamo le vocals abrasive di Steve Reynolds che finalizzano in maniera egregia l’intero ensemble. È veramente incredibile assistere ad una scarica di violenza reiterata con questa soluzione di continuità.
“Epidemic Of Violence” viene seguita da “Downwind Death”, prima canzone del primo demo edito dagli americani e cantata dal chitarrista James Reilly e anche qui non v’è traccia alcuna di ruggine o di impacci. Il pubblico non accenna a perdere un grammo d’entusiasmo ed il gruppo di conseguenza mantiene altissimo il livello esecutivo, ma soprattutto coagula quell’attitudine, brutta sporca e cattiva, in un finale esaltantissimo che sancisce la chiusura del miglior set di giornata con gli ultimi tre proiettili: “Aborticide”, “Human Dissection” e “.44 Caliber Brain Surgery”. Ogni ulteriore parola sarebbe riduttiva per poter descrivere in maniera appropriata il massacro sonoro al quale ci hanno sottoposto i Demolition Hammer questa sera. Strepitosi.
Setlist Demolition Hammer:
Skull Fracturing Nightmare
Neanderthal
Envenomed
Infectious Hospital Waste
Carnivorous Obsession
Epidemic of Violence
Downwind Death
Hydrophobia
Aborticide
Human Dissection
.44 Caliber Brain Surgery
Dark Tranquillity (21:30 – 23: 00)
Chiamati in veste di co-headliner gli svedesi Dark Tranquillity, sempre forti di un folto seguito tra le fila dei metal-heads di casa nostra, si presentano sul palco del live Club di Trezzo con la consueta disinvoltura. Il nuovo studio album “Atoma”, la cui uscita è prevista ai primi di novembre, per il momento non trova collocazione nella setlist, che invece attinge a piene mani dall’ultimo “Construct”, da “Fiction” e “Damage Done”, relegando gli altri lavori ai margini. A seguito della dolorosa uscita dalla band del chitarrista storico Martin Henriksson (che si occupava in studio delle tracce di basso) la band si è ufficialmente trasformata in un quartetto (Stanne, Sundin, Jivarp e Brändström), usufruendo – in sede live – dei session Anders Iwers (fratello di Peter degli In Flames) al basso e Jens Florén alla chitarra. Nel corso degli anni ho avuto modo di vedere i Dark Tranquillity una ventina di volte ed anche nelle serate maggiormente infelici sono quasi sempre stati in grado di offrire spettacoli decorosi.
Nel corso del tempo si è venuta a palesare una certa standardizzazione nei concerti della band svedese, ma – a parte la sempre colpevole omissione di un diamante puro del calibro di “Punish My Heaven”- il gruppo capitanato dal rossocrinito Stanne ha dato vita comunque ad una prova non disprezzabile. Il fatto di avere un set intero da headliner ha fatto assaporare, ai pochi che non hanno ancora avuto occasioni di vederli, una carrellata della terza parte della loro carriera (da “Damage Done” in avanti), laddove fanno capolino le recenti “The Science Of Noise” e “The Silence In Between” inframmezzata da ottimi episodi come “Monochromatic Stains” e “The Lesser Faith”. Questa sera al banco del mixer hanno deciso di dare un taglio alle chitarre, sovrastate dalla voce di Stanne e dalle tastiere. Nonostante questi problemi il gruppo non si scompone e sostenuto comunque dai fans procede tra alti (ad esempio “Terminus (Where Death Is Most Alive)” e “The Mundane And The Magic”) e bassi (“The Silence in Between“ e “State Of Trust”).
Quello che si può rimproverare questa sera agli svedesi è di essersi limitati a svolgere un compitino, senza che vi fosse quel fuoco sacro e quel furore agonistico che abbiamo visto poc’anzi, in forma purissima, dai Demolition Hammer. È innegabile che alcuni momenti più scoppiettanti ci siano stati regalati, come la doppietta “Final Resistance” e “The Treason Wall” che ha coinvolto gran parte del locale, però ci rimane la sensazione che i nostri possano dare molto di più, indipendentemente dal processo di integrazione dei due nuovi elementi. Con “Misery’s Crown” si chiude tra gli applausi l’esibizione da parte dei Dark Tranquillity, con Stanne che dà l’arrivederci al tour europeo di “Atoma” che seguirà a distanza di qualche mese. (Leonardo Borinelli)
Durante il cambio palco mi avvicino sempre di più alle transenne e mi accorgo di essere esattamente in mezzo poco prima dell’inizio del live dei Dark Tranquillity. Un problema? Assolutamente no. Come si spengono le luci inizia il divertimento. Inutile sottolineare come, per il sottoscritto, la band di Stanne rappresenta una delle esperienze migliori che posso capitare in un festival. La passione e la devozione ai loro lavori è totale (forse in alcuni album recenti no, ma sono dettagli); la band, nonostante i recenti cambi e la presenza di session man alla chitarra, è in gran forma. Palpabile è la sensazione di divertimento sul palco, i nostri sono sempre ben accolti in Italia. Ecco, un appunto potremmo farlo sulla setlist della serata, mancano pezzi fondamentali, quelli che uno aspetta e vuole sentire sempre (nonostante siano passati decenni dalla loro creazione). Ma pazienza, nonostante i pochi salti nel passato, quello che i presenti al Metalitalia possono ascoltare è uno spaccato di quello che sono oggi i Dark Tranquillity. (Emanuele Salsa)
Setlist Dark Tranquillity:
The Science of Noise
White Noise/Black Silence
Monochromatic Stains
The Wonders at Your Feet
The Lesser Faith
The Silence in Between
Terminus (Where Death Is Most Alive)
The Mundane and the Magic
ThereIn
State of Trust
Final Resistance
The Treason Wall
Endtime Hearts
Lethe
Misery’s Crown
Sodom (23:30 – 1:00)

Dopo aver constatato il recente stato di forma esibito in terra teutonica dei Sodom, in quel del Party San, avevo delle buone aspettative sulla performance di questa sera. Chiamati a rispondere sul campo ad una prova veramente mostruosa dei Demolition Hammer, il gruppo capitanato da Tom Angelripper sembra confermare un pizzico di sfortuna nelle sue prove al Live Club: se l’ultima volta – ad un Rock Hard Fest nel 2013 – durante “Agent Orange” un idiota non trovò di meglio da fare che disperdere nell’aria del gas urticante, con conseguente uscita dal locale di più di metà del pubblico, questa sera si parte (molto meno catastroficamente) con una corda del basso rotta e conseguente airbass da parte di Tom, mentre la sua crew si prodigava nel ripristino dello strumento. Poco male, perché da lì in poi i Sodom mettono la quinta sostenuti in maniera incredibile dal pubblico (con reiterati cori da stadio) e ci sciorinano in faccia “In War And Pieces”, “Sodomy And Lust” per poi esplodere nel pogo collettivo sul medley tra la cover di “Surfin’ Bird” e “The Saw Is The Law”.
Il gruppo tedesco è piacevolmente sorpreso della caldissima accoglienza loro tributata e non perde occasione per ringraziare i fans. Il vero ringraziamento arriva però su pezzi storici come “Outbreak Of Evil” o l’ottima “M-16”, seguite da “Sacred Warpath”, unico estratto dal nuovo album “Decision Day”, sino a giungere alla leggendaria “Agent Orange”, cantata all’unisono dai presenti. Il consueto e dovuto tributo a Lemmy su “Iron Fist”, urlata da molti presenti è un momento catartico per tirare le fila del discorso, in vista di “Tired And Red”, “Blasphemer” e “Caligula”.
I Sodom sono in palla, baciati da suoni perfetti: potenti e bilanciati e lo stato di forma vocale del proprio leader sublima il tutto. Resta solo il tempo per concludere questa bella giornata di musica con “Remember The Fallen” e “Ausgebombt” a suggellare una prova che, se non fosse stato per i Demolition Hammer, sarebbe stata la migliore della giornata. Giù il cappello.
Setlist Sodom:
In Retribution
In War and Pieces
Sodomy and Lust
Surfin’ Bird / The Saw is the Law
Outbreak of Evil
M-16
Sacred Warpath
Agent Orange
Iron Fist
City of God
Tired and Red
Blasphemer
Proselytism Real
Caligula
Remember the Fallen
Ausgebombt
Di seguito altre foto del festival. Tutti i report sono di Leonardo “Dismember” Borinelli ad eccezione degli Insomnium, scritto da Emanuele “Mr.Triton” Salsa. Tutte le foto sono di Leonardo “Dismember” Borinelli ad eccezione di quelle dei Sodom, realizzate da Francesco Castaldo di Metalitalia.com . Si ringrazia Metalitalia.com per la gentile concessione delle foto.
Electrocution:
Distruzione:
Necrodeath/Cadaveria:
Insomnium:
Demolition Hammer:
Dark Tranquillity:
Sodom:




