30/10/2016 : Frontiers Metal Festival (Trezzo, MI)


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30/10/2016 : Frontiers Metal Festival (Live Club, Trezzo Sull’Adda – MI)

Primal Fear
Labyrinth
Vanden Plas
Secret Sphere
DGM
Lords Of Black
Trick Or Treat

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Un buon successo di pubblico ed un autentico trionfo dal punto di vista artistico. Il Frontiers Metal Festival, organizzato nell’ormai consueta (per questo generi di eventi) location del Live Club di Trezzo S.A. è decisamente nato sotto una buona stella. La label campana ha creato questo evento ad hoc per promuovere alcune delle migliori formazioni metal del proprio roster ed il power prog metal suonato in questa giornata ha dimostrato nei fatti di avere ancora molto da dire. Inoltre, è di pochi giorni fa il grandissimo annuncio del ritorno in pompa magna di Michael Kiske e di Kai Hansen in seno agli Helloween, per un tour mondiale della band regina del power metal. E’ un altro, grande passo verso il ritorno di popolarità del power metal europeo.

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Chi di passi in avanti ne ha già fatti tanti sono gli openers di questo Frontiers Metal Festival, i modenesi Trick Or Treat. Partiti nel lontano 2002 proprio come gruppo di tributo agli Helloween, ora i giovani metallers emiliani vantano già quattro album, una grande esperienza live (anche all’estero) e collaborazioni in studio con la crème dei vocalist della scena power internazionale come Michael Kiske, Andre Matos, Tony Kakko e Tim “Ripper” Owens.
Gli ultimi due album di studio del gruppo, “Rabbit’s Hill” Pt. 1 e 2 hanno visto i nostri rendere ancora più tecnico e ricercato il songwriting con l’inserimento di orchestrazioni che richiamano il symphonic metal più affine alle sonorità del power. Al solito, oltre alla perizia strumentale di musicisti come il bassista Leone Conti e la coppia di chitarristi formata da Guido Benedetti e dal nuovo arrivato Luca Venturelli, è il vocalist Alessandro Conti a dimostrarsi l’arma in più del gruppo. Lanciato anche a livello internazionale dall’esperienza con i Luca Turilli’s Rhapsody, Alessandro coinvolge da subito il pubblico con le linee vocali di brani come “Cloudrider”, “United” e “Loser Song”. Tutta da gustare anche la classica cover di “Girls Just Want To Have Fun” di Cyndi Lauper. Per il festival è una partenza col botto.

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L’inizio del concerto dei Lords Of Black è di quelli da dimenticare. Durante l’annichilente attacco della nuova “Merciless”, la voce portentosa di Ronnie Romero, ormai piuttosto conosciuto grazie all’investitura solenne di Richie Blackmore come vocalist dei Rainbow, è quasi inascoltabile tanto è bassa di volume rispetto all’assordante chitarra di Tony Hernando. Sono problemi che possono capitare nei festival. E’ un po’ meno tollerabile che ci vogliano almeno quindici, venti minuti perché la situazione migliori sensibilmente, facendoci davvero capire di che (metallica) pasta sia fatta questa macchina da guerra iberica, giunta di recente alla pubblicazione del secondo album “II” (che fantasia nel titolo..). I brani dei Lords Of Black hanno un tiro micidiale e la voce di Ronnie si dimostra potentissima e mascolina, un’accoppiata che, probabilmente, lo fa svettare su tutti gli altri vocalist dell’intero festival, per grinta ed aggressività, almeno fino all’arrivo di “Mr. Muscolo” Ralph Scheepers.
Tra i pezzi migliori del set figurano i nuovi “Ghost Of You” e “Shadows Of War” assieme alla più vecchia “Lords Of Black”, che poi sono quelli che beneficiano dei suoni più calibrati rispetto alla suddetta “falsa partenza”. Tutto da cantare il finale di show, con il classico dei Rainbow “Kill The King”, che ci dà l’opportunità di saggiare lo straordinario talento di Romero quando è chiamato a rendere giustizia al repertorio vocale del compianto e leggendario Ronnie James Dio. Anche l’Italia ha potuto così conoscere meglio (dopo il concerto di supporto ad Axel Rudi Pell) una nuova grande voce del firmamento dell’heavy rock.

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I DGM sono una delle realtà più consolidate in ambito prog metal a livello internazionale e per l’occasione la loro performance al Frontiers Metal Festival viene immortalata da una troupe di cameramen incaricata di filmarne il live set per la realizzazione di un dvd. Si tratterà di una release imponente, che conterrà anche il materiale filmato durante il concerto dei talentuosi musicisti capitolini al Prog Power USA.
A differenza dello show americano, il live set di Trezzo si concentra sul materiale più recente ed in particolare sul nuovo album “The Passage”, che sfoggia una band tecnicamente entusiasmante, che continua a sfornare nuovi dischi pregevoli dal sound moderno e mai datato.
Davvero buona la prova del singer Mark Basile, probabilmente uno dei più umili della scena, accompagnato dai virtuosismi dei compagni (una nota di merito per Simone Mularoni alla sei corde), intricati ma mai troppo ridondanti. Tra i pezzi eseguiti spiccano per diversi motivi la complessa suite “The Secret”, la splendida “Ghost Of Insanity”, la catchy “Animal” e l’inno finale “Hereafter”.
L’impressione è quella di un concerto quasi perfetto, che darà vita ad un live dvd imperdibile per gli amanti del prog metal, anche se avremmo gradito l’inserimento di più pezzi storici per bilanciare maggiormente la scaletta. Grandi DGM: fin qui, dal punto di vista strettamente musicale, i migliori di giornata.

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I Secret Sphere sono un altro gruppo di livello assoluto prodotto dalla scena power prog tricolore. La voce di Michele Luppi è la ciliegina sulla torta di una band che ha tutto per piacere anche al di fuori dei nostri confini. Non deve quindi sorprendere il successo di critica del recente “One Night In Tokyo”, con questa esibizione lombarda che diventa una sorta di versione leggermente abbreviata della recente live release.
Dal punto di vista musicale il gruppo si disimpegna perfettamente sia nei brani più tirati, come “Legend”, che in quelli più A.O.R. come “Union”, sicuramente quelli più adatti all’ugola cristallina di Michele Luppi. Tornando sul vocalist, che al solito ha sfoggiato il suo modo dissacrante di presentare i brani, va notato che la sua tecnica vocale lo porta sempre verso un canto pulitissimo dagli acuti squillanti anche quando il brano si presterebbe bene ad un cantato più rabbioso.
I Secret Sphere si confermano eccellenti interpreti di un metal tecnico ed ispirato, dagli arrangiamenti sinfonici che denotano il grande gusto compositivo del mastermind Aldo Lonobile, che forma insieme a Marco Pastorino un’ottima coppia di chitarristi, con quest’ultimo davvero bravo anche dietro al microfono, come ben sanno i fans dei Temperance. Quando si possono giocare carte del calibro di “X”, “Healing”,”Eternity” e “Lady Of Silence” (un vero poker d’assi) il risultato non può che essere uno show sontuoso, l’ennesimo centro per festival che non sbaglia un colpo.

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C’era qualche dubbio sull’esibizione dei Vanden Plas. Badate bene, non sul valore della band, anzi, ma sul fatto che il sound spesso intimista della prog metal band tedesca avrebbe potuto far breccia tra gli spettatori presenti, in un contesto che vedeva un po’ di prog e tanto power metal andare a braccetto amorevolmente. Ebbene, la band capitanata dal frontman Andy Kuntz è certamente riuscita a farsi apprezzare dalla stragrande maggioranza dei presenti, anche grazie ad un live set piuttosto vario e potente, che non ha indugiato quindi troppo nelle atmosfere che avrebbero potuto annoiare gli spettatori meno attenti e concentrati.
La voce di Andy, probabilmente nemmeno al top della condizione fisica, si è comunque dimostrata di quelle che non lasciano indifferenti per calore e timbrica. Dopo aver sentito cantanti più giovani e tecnicamente eccellenti non era scontato che il veterano tedesco riuscisse a non sfigurare. Dopotutto, nonostante i tanti anni di carriera ed i molti grandi dischi realizzati, quella del live rimane sempre l’incontestabile prova del fuoco per un cantante. Prova quindi superata, così come è stata solidissima la performance del resto del gruppo, a partire dal solido apporto alla chitarra di Stephanie Lill in brani come “Vision 3hree – Godmaker”, “Into The Sun” e “The Final Murder”.
Sul finale si va anche a pescare da “Christ 0” con l’eccellente titletrack e la memorabile “Postcard To God”. Davvero bravi, al punto che speriamo davvero di poterli rivedere un giorno.

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Già dalla palpabile tensione che si respirava durante il soundcheck, con il frontman Roberto Tiranti a scaricarne un pizzico cercando di aizzare un pubblico in trepidante attesa, si era capito che questo concerto-evento dei Labyrinth avrebbe scatenato un turbinio di grandi emozioni. L’annuncio che lo show sarebbe stato filmato per un futuro live dvd e che avrebbe visto l’esecuzione completa di “Return To Heaven Denied” ha richiamato fans da mezza Europa, con un gruppo di ragazzi spagnoli (in camiseta blanca) letteralmente indemoniati sotto il palco.
“Return To Heaven Denied” è un disco simbolo per un genere musicale come il power prog metal, per alcuni addirittura l’album più ispirato tra quelli usciti nella seconda metà degli anni ’90, un periodo indimenticabile per queste sonorità. Attendevo in modo speciale questo show e ovviamente non ero il solo visto il boato con il quale il pubblico ha accolto la celebre opener “Moonlight”. Al termine del brano, graziato da un’incredibile partecipazione vocale collettiva, anche il chitarrista Andrea Cantarelli sembra visibilmente commosso.
Ciò che ha reso davvero stupendo questo concerto è stata proprio la calorosa accoglienza riservata a brani che il pubblico conosceva davvero a menadito, come “New Horizons” e la sempre splendida “Lady Lost In Time”.  Il resto lo hanno fatto i Labyrinth, trascinati da un Tiranti in grande forma sia nei pezzi più grintosi e veloci (come, “Thunder”, presentata come una ballata) che nei momenti più tranquilli come “Heaven Denied” o l’unica vera ballad del platter, “Falling Rain”.
Nella serata dei grandi cantanti Roberto ha dimostrato non solo di possedere la tecnica eccellente ma anche il grande calore di una voce che sa attraversare i generi risultando sempre straordinariamente versatile e credibile. Davvero buona la performance dietro le pelli di John Macaluso, con l’apporto al basso di Nik Mazzucconi a completare la sezione ritmica. Eccellente anche Oleg Smirnoff alle tastiere, se non fosse per qualche piccolo problema tecnico allo strumento, ovviamente non imputabile all’ex Death SS ed Eldritch. Olaf Thorsen e Andrea Cantarelli si sono rivelati una coppia di chitarristi davvero importante, che nonostante qualche minima sbavatura può dirsi davvero soddisfatta per aver reso giustizia al capolavoro eseguito anche nella sua veste live.
Quello dei Labyrinth, concluso trionfalmente con l’esecuzione di “Chapter 1” ed “In The Shade”(rispettivamente da “Sons Of Thunder” e da “No Limits”) è stato per intensità il concerto della giornata e non vediamo realmente l’ora di poter rivivere almeno in parte le emozioni provate al Live Club attraverso l’ascolto e la visione del Live dvd, nell’attesa di rivedere la band sia dal vivo che con un nuovo disco di studio. La scena del melodic metal ha bisogno dei Labyrinth. Bentornati.

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L’hanno chiamato Frontiers Metal Festival, ma per molti, in realtà, è stato il “The Voice Of Metal” festival, una specie di happening di molti dei migliori vocalist della scena power-prog internazionale. Il fatto che molti di questi siano italiani (e che mancasse un certo Fabio Lione) è di per sè un motivo di grande orgoglio per il nostro “bel paese”, da sempre molto esterofilo nelle passioni musicali.
Avevo quasi già assegnato la palma del miglior cantante di giornata al nostro Rob Tiranti, per quel mix straordinario di tecnica, cuore e grinta mostrati durante il set dei Labyrinth, quando lo stage è stato preso d’assalto dagli inossidabili headliners tedeschi Primal Fear, capeggiati dal bassista Mat Sinner e dal vocalist Ralf Scheepers. Ralf è un autentico portento del power metal, ancora in grado di cantare a livelli eccezionali sia nelle parti pulite che in quelle acutissime da vero screamer di razza, degno erede di Rob Halford (e quanto avrebbe voluto prenderne il posto..).
I Primal Fear sono un gruppo che fa della compattezza e dell’impatto la loro arma letale ma non va dimenticata anche la capacità di Alex Beyrodt di disegnare splendide melodie alla chitarra. La tecnica di Ralf è eccellente anche nelle composizioni più calme come “Fighting The Darkness” e “Seven Seals”, complice un songwriting mai privo di classe e ispirazione compositiva.
Tante le autentiche mazzate power metal a far la felicità dei metallers presenti, come le nuove “Rulebreaker” ed “Angels Of Mercy” o le più vecchie “Nuclear Fire”, “Chainbreaker” e la celeberrima “Metal Is Forever”. Il festival termina in modo trionfale con Ralf Scheepers a farsi un giro in mezzo al pubblico durante la conclusiva “Running In The Dust”.
Noi non possiamo che rallegrarci, perché sappiamo che il metal ha trovato un altro appuntamento imperdibile, di quelli da segnare in rosso sul calendario e da attendere con ansia per mesi. Lo dicevamo all’inizio del report. Dopo molti anni bui per il genere ce ne sono stati alcuni in cui le cose sono sembrate migliorare. In quest’ultimo abbiamo avuto due indizi davvero forti – lo Spaziorock.it Fest e questo Frontiers Metal Festival – sul fatto che per questo sound stia realmente tornando la luce. Noi non vediamo l’ora.

Live report di Massimo “Max Moon” Guidotti. Di seguito altre foto del festival, tutte realizzate dalla nostra Sabina Baron.

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Lords Of Black:

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Secret Sphere:

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Vanden Plas:

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Labyrinth:

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Primal Fear:

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Marco Pastorino (Secret Sphere) con la nostra Sabina Baron
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Ralf Scheepers (Primal Fear) riesce finalmente a fare una foto con il suo idolo Max (autore del report)
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Alessandro “Alle” Conti dei Trick Or Treat posa felice con la nostra Sabina Baron

3 commenti su “30/10/2016 : Frontiers Metal Festival (Trezzo, MI)”

  1. Non so perche ho scritto ovunque Ralph e non Ralf, cmq lui è davvero disponibile e simpatico. Forse pensavo al Ralph di “Happy Days”… Riguardo al peluche, pensavo che ti accontentassi di quello di Metauro Trebisonda. Ho sentito che sta andando a ruba..

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    • Puoi dirlo!
      Nel nuovo modello natalizio c’è anche l’opzione “Anal Intruder”…fai un po’ te!

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