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15/01/2017 : Batushka + Arkona (Circolo Colony – Brescia)
La data di questa sera al Colony di Brescia ha affermato ancora una volta di quanto, in questo preciso periodo storico in Italia, ci sia fame di black metal. Se è vero, come è vero, che la cianotica scena concertistica estrema in Italia soffra a causa delle defezione nel numero di partecipanti agli eventi live – non a caso alcuni storici locali nell’area lombarda, ma non solo, hanno chiuso – è altrettanto acclarato che vi siano alcune nicchie che ancora riescano a rispondere presente, assicurando una cornice di pubblico adeguata alle qualità degli artisti sul palco. Nella serata odierna indubbiamente spicca un nome, quello dei Batushka, che ha colpito l’immaginario comune grazie a delle peculiarità in sede live, quali un’iconografia d’ispirazione ortodossa (che permea anche il lato musicale grazie alla teatralità dei suoi cori gregoriani), laddove il nero delle tuniche nel quali sono avvolti tutti i membri della band, viene solo parzialmente stemperato dalle candele e dagli incensi che portano gli spettatori a trovarsi nel mezzo di un vera e propria rappresentazione liturgica. Sulla bontà e sulla veridicità della proposta lascio che ognuno si faccia la sua opinione, quello che è certo è che da un punto di vista musicale la cosa ha un suo perché. Ad accompagnare in queste data i Batushka troviamo i polacchi Arkona, conterranei degli headliner, autori di un disco validissimo come “Lunaris”, che ha accesso ulteriormente i fari su un gruppo già navigato, con alle spalle cinque dischi.
Con una ventina di minuti di ritardo sulla tabella di marcia, al fine di consentire un corretto flusso di tutti i fans, attardatisi nella sottoscrizione della tessera per accedere al locale, salgono sul palco i polacchi Arkona. Da non confondersi con la band folk metal russa capitanata da Masha Arkhipova, i quattro black metallers provenienti da Perzów sono freschi sia di un nuovo disco, il poc’anzi citato “Lunaris”, sia da una serie di turnazioni dietro il microfono, che hanno visto succedersi nell’ordine Armagog che ha lasciato la band prima delle registrazioni del full length, Necrosodom che in qualità di guest ha registrato tutte le tracce vocali del disco, giungendo alla stretta attualità che vede Drac al basso e alla voce. La presenza sotto il palco è già di quelle importanti e gli Arkona si presentano col facepainting d’ordinanza, con i chitarristi incappucciati in felpa bianca, e cominciano a menar le danze senza tanti preamboli.
Sebbene l’attuale formazione non sia rodatissima, visto che due elementi si sono aggiunti lo scorso anno, è bene dire subito che i nostri non sono venuti a fare una passeggiata di salute e si sono preparati a dovere per queste date. L’ottimo lavoro messo in campo dalle chitarre dal leader Khorzon e da Nechrist mette in mostra un riffing potente ed ispirato, sul quale non viene mai a mancare la spinta della sezione ritmica, ottima non solo nelle accelerazioni ma anche abile a dare pathos alle parti atmosferiche enfatizzando i momenti con le keys preregistrate. Il cantante e bassista Drac si comporta bene, spargendo le sue liriche avvelenate e avendo cura, col passare del tempo, di instaurare un certo feeling col pubblico, il quale pare più rapito dalla musica dei nostri che partecipe allo spettacolo, pur non facendo mancare un adeguato supporto. A conti fatti i 50 minuti di concerto sono stati oltremodo soddisfacenti, perché se è vero che gli Arkona sono staticissimi sul palco, sia l’intensità ed il trasporto che ci hanno messo, sia una buona scaletta che ha privilegiato l’ultima fatica, hanno fatto sì che il pubblico abbia apprezzato lo spettacolo dei nostri.
Dopo una minuziosa preparazione del palco con candelabri, teschi ed un leggio sul quale viene collocata l’icona russa raffigurata sul loro unico disco, salgono sul palco i Batushka. Già l’ingresso appare una lenta processione liturgica con i tre membri del coro che raggiungono la loro postazione collocata alla sinistra del palco, seguiti dagli strumentisti, tutti col viso occultato e avvolti in tuniche nere riportanti molteplici simboli. L’ultimo a prendere possesso del palco è proprio il cantante Варфоломей che sale lento e compassato col suo turibolo a spargere teatralmente dell’incenso nell’aria. Certamente la cifra scenica nell’economia del progetto Batushka è a dei livelli altissimi, ma questo non deve oscurare quanto di buono il gruppo realizza in ambito musicale, dove riesce abilmente a miscelare delle partiture estreme insieme a dei cori ortodossi, che in più occasioni inglobano addirittura le linee vocali principali, ma che riescono a catapultare l’ascoltatore in un’altra dimensione emozionale.
Lo show, come si sa, consta unicamente nell’esecuzione delle otto tracce di “Litourgiya” e la resa sonora è assolutamente aderente a quanto proposto da studio, dove le strutture di matrice black affrontano con la giusta risolutezza i frangenti più veloci, creando l’ideale substrato per le parti più lente ed evocative dove i cori gregoriani la fanno da padrone, avvolgendo l’intera impalcatura sonora.
Se volessimo fare un po’ i pignoli potremmo dire che la voce principale ogni tanto tende a scomparire nei cori, ma questo saltuariamente accadeva anche nel disco; quello che invece stupisce in sede live è, oltre ad un’ottima resa sonora, la capacità dei cantanti del coro di rendere perfettamente i passaggi sia solisti, sia in complesso, quasi avessero una sorta di auto-tune naturale.
Il fatto che al netto della cornice e della componente estetica i Batushka dimostrino di non essere dei novellini senza nome e senza volto, come vorrebbero far credere, ma di essere artisti radicati nell’underground polacco credo risulti lapalissiano. La componente teatrale non viene mai meno durante tutto il set e gli applausi del pubblico sembrano quasi essere “timorosi” al cospetto della cerimonia che si sta celebrando. L’ostensione verso gli astanti dell’icona della Madonna con bambino, entrambi col volto abraso, segnala la fine di uno show suggestivo e valido sotto il profilo musicale. Così come son saliti sul palco i Batushka si congedano solennemente dal pubblico lombardo.
Di seguito altre foto della serata, tutte realizzate dal nostro Leo “Dismember” Borinelli.
Arkona:
Batushka: