Ministry – AmeriKKKant (2018)

Titolo: AmeriKKKant
Autore: Ministry
Genere: Industrial Metal
Anno: 2018
Voto del redattore HMW: 7,5
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Comincerei dicendo che questo è il disco che tutti avevamo previsto. O, perlomeno, il disco che chiunque avesse seguito i Ministry negli ultimi 15 anni aveva previsto. Personalmente, benché non siano una band che ascolto quotidianamente, il pensiero di un loro nuovo album è stato tra i primi ad attraversarmi la mente una volta appreso dell’elezione di Trump. Ci avevo anche scherzato su Facebook, chiedendomi ironicamente se non fosse in realtà una mossa studiata a tavolino per rilanciare la carriera dei Ministry.
Se siete confusi di fronte a queste parole, magari perché li avevate lasciati alle prese con la new wave e tematiche molto più vicine all’occultismo che alla politica, sappiate che negli ultimi tempi le cose sono cambiate.
Al Jourgensen ha deciso di dedicarsi a temi molto più terreni, utilizzando la musica per veicolare le sue feroci critiche alla società americana e al suo governo, in particolare a George W. Bush, che si è “guadagnato” persino una trilogia a lui dedicata. Ecco perché non stupisce che di fronte a un personaggio come Donald Trump, Al abbia deciso di rimettere in moto a pieno regime la sua creatura principale (le pubblicazioni non sono certo mancate in questi anni, ma non si vedeva un disco nuovo dal 2013).
L’album non va per il sottile, a partire da copertina e titolo che già da soli rivelano più di una chiave di lettura: la Statua della Libertà, rovinata e sconsolata, che si nasconde il viso (facepalm, in gergo internettiano) e quell’AmeriKKKant che richiama sia il terribile Ku Klux Klan che l’idea di un’America che “non ce la fa”, scimmiottando anche il motto di Obama.
I brani non sono meno eloquenti: canzoni dai titoli come “Victims Of A Clown”, “Antifa”, “Wargasm” (il titolo l’avrà suggerito l’amico Casey Chaos?).
Ce n’è talmente tanto da rischiare di cadere nell’autoreferenziale, nel ridicolo, nel grottesco, persino agli occhi di chi è d’accordo con queste idee.
Il tema e la forma dunque li abbiamo capiti, ma la sostanza?
Può lasciare perplessi. “AmeriKKKant” non è sicuramente un disco sgradevole da ascoltare, perché i Ministry molto probabilmente sgradevoli non lo saranno mai: hanno sempre saputo fare egregiamente il loro lavoro e continuano a svolgerlo con tecnica e potenza.
Ciò che può non convincere è l’allure di deja vu che permea “AmeriKKKant”.
Ascoltandolo sembra di tornare indietro di 30 anni, quando il nu-metal e un certo tipo di industrial metal (di cui tra l’altro i Ministry stessi sono stati pionieri) costituivano una novità e un’iniezione di adrenalina nella scena. Quello che troverete qui sono brani che, pur non essendo “facili” riusciranno a insinuarsi nelle pieghe del vostro cervello e tornarvi in mente durante la giornata, come le già citate “Wargasm”, “Victims Of A Clown” o “We’re Tired Of It”, tanta batteria che martella come un T-34 all’attacco, la voce campionata di Trump che si confonde con quella di Al e molti, moltissimi di quei momenti lenti e trasognati a cui i Ministry ci hanno abituato.
Sono una di quelle persone che da un artista non si aspetta necessariamente stravolgimenti di stile a ogni nuova uscita, per cui questo album, che suona sì fedele a sé stesso ma con un po’ meno ispirazione del solito, rimane per me una mezza incognita: il suo motore è la cifra stilistica o la mancanza di idee? Probabilmente solo il tempo mi risponderà.

Tracklist:

1. I Know Words
2. Twilight Zone
3. Victims Of A Clown
4. TV 5-4 Chan
5. We’re Tired Of It
6. Wargasm
7. Antifa
8. Game Over
9. AmeriKKKa

Line-up:

Al Jourgensen – voce, chitarra, programming, tastiere, samples
John Bechdel – tastiere
Sin Quirin – chitarra
Cesar Soto – chitarra
Tony Campos – basso
Roy Mayorga – batteria
DJ Swamp – turntables

Sito ufficiale Ministry
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Sito ufficiale Nuclear Blast

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