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29/04/2018 – Frontiers Rock Festival (Day 2) – Live Club, Trezzo Sull’Adda (MI)
Jorn
Coreleoni
FM
Pretty Boy Floyd
Kip Winger
Issa
Animal Drive
Perfect Plan
Seconda e ultima giornata del Frontiers Rock Festival: ecco a voi il racconto nelle parole e nelle foto dei nostri redattori che hanno seguito l’evento:
I Perfect Plan sono una opening band ideale per questa domenica di Frontiers Rock Festival e con il loro classicissimo melodic rock ottantiano incarnano alla perfezione quello che è un po’ il sound di riferimento della label italiana. A differenza di altri gruppi del genere, abilissimi nel creare melodie o nel musicarle, i Perfect Plan eccellono anche nella dimensione più “fisica” della live performance. Sono infatti autentici animali da palco, in modo particolare l’inarrestabile chitarrista Rolf Nordstrom, che ritroverò proprio di fronte a me a colazione la mattina seguente in albergo. Davvero un set dinamico e divertente quello del gruppo svedese, con la bella voce di Kent Hilli, classicissima per il genere, in grado di rendere giustizia a brani accattivanti come le frizzanti “Stone Cold Lover” e “What Goes Around”. Un inizio di giornata davvero trascinante, con un certo numero di spettatori già a cantare i brani più noti del gruppo come “In And Out Of Love”, un po’ come era stato per i Blood Red Saints due anni prima. Trovo assolutamente convincente l’idea di proporre già in apertura una formazione che ricalchi al meglio le sonorità del Frontiers. Perfect Plan: perfect start!
Una piccola escursione nell’heavy metal melodico è invece quanto ci propongono i giovani metaller croati Animal Drive. Qui serve una piccola premessa, il Frontiers Rock Festival, pur avendo nel rock melodico e nell’A.O.R. la propria “comfort zone” sonora, come ben sappiamo non disdegna sonorità un po’ diverse, basta che ci sia sempre la melodia a fare da denominatore comune. Negli Animal Drive si sente tutta la passione per il classic metal dai tratti epici di leggende come Ronnie James Dio (che troveremo in abbondanza anche durante lo show di Jorn) un’influenza ben presente anche nella talentuosa voce di Dino Jelusic. L’ugola del giovane singer colpisce sia per la bella timbrica che per i mezzi vocali che lasciano davvero ben sperare per il futuro, ed un discorso analogo si può fare anche per il resto della band. Probabilmente il chitarrista Keller appare come l’elemento musicalmente più maturo, nonostante la giovane età, mentre il drummer Zvonimir Mihaljevic, ancorché davvero tecnico, ha ancora la tipica tendenza giovanile di infarcire sempre di rullate o di cambi di tempo i pezzi, probabilmente per impressionare un pubblico che comunque rimane piacevolmente impressionato dal potenziale del gruppo. Brani come “Goddamn Marathon” e “Lights Of The Damned” sono ben sorretti anche dall’irruenza e dalla stage presence imponente del bassista Rokindja. La sensazione evidente è quella di una formazione che, se non proprio sulla rampa di lancio, sia davvero in grado di crescere in modo notevole nei prossimi anni. Ascoltando canzoni come “Deliver Me” noi scommetteremmo certamente sugli Animal Drive.
Il Frontiers Rock Festival è un evento noto, tanto alla sua audience quanto ai musicisti che vi prendono parte, anche per la splendida atmosfera che si instaura sia all’interno che all’esterno del Live Club in questi due giorni di primavera. Nonostante questa sensazione di essere finiti in un “Piccolo Paradiso del Rock”, ogni tanto qualche retaggio del mondo esterno (con tutte le sue malizie) affiora comunque, come quando sale sul palco la vocalist norvegese Issa, e le mie orecchie captano più di un’acida battutina che non penso sarebbero mai state fatte per un collega uomo. Issa è una ragazza di gradevole aspetto dalla voce molto pop, sottile come un petalo di rosa. Per dare punch ed un taglio decisamente rock al suo sound, la sua band, impreziosita dalla presenza del quotato chitarrista dei DGM Simone Mularoni e del bassista dei Vision Divine Andrea “ToWer” Torricini, parte in quarta con il suo set di melodic rock suonato come se fosse lo street rock tirato degli L.A. Guns.
Il contrasto stride un po’, anche perché nel nuovo disco di studio l’equilibrio era quasi perfetto. Issa rende al meglio con linee vocali meno tirate ed in particolare quando i tempi non sono mai velocizzati. Le virtù della vocalità di Issa vengono fuori nei tratti eterei della ballata “Invincible”. Il set lascia ampio spazio al nuovo album “Run With The Pack”, promosso adeguatamente anche con una rendition di “Sacrifice Me”, il pezzo cantato su disco insieme a Deen Castronovo e per il quale è stato anche realizzato un videoclip.
La seconda parte dello show vede la vocalist norrena più a suo agio dal punto di vista vocale, complice quel pizzico di assestamento della sezione ritmica, quando Issa è meno costretta a rincorrere le linee vocali dei pezzi più accelerati nelle parti più acute. La verità è che Frontiers Records ha messo a disposizione della cantante una band di tutto rispetto. Uno show niente male per Issa, che però era stata ancor più apprezzata nel pre-show acustico di venerdì sera.
Quando ad un festival servirebbe come il pane un’impennata d’intensità e di carisma a volte certi piccoli miracoli accadono. In mattinata si era diffusa la notizia per la quale i glam rocker Pretty Boy Floyd avevano avuto problemi con il loro volo e non si sapeva se sarebbero arrivati al Live Club. Qualcuno parlava addirittura di show cancellato per gli americani, un vero peccato, perché a giudicare dalle t-shirt e dal look di molti, la band era una delle più attese di giornata. E’ anche da queste cose che si capisce quanto la Frontiers sia una label fantastica. La sera prima Kip Winger era rimasto ad autografare copie del suo nuovo boxset solista (compresa quella comprata dal sottoscritto ndMax). All’ora di pranzo di questa domenica, proprio mentre passeggiavo nel pub vicino al Live Club, ecco arrivare la grande news: Kip Winger avrebbe cantato un breve set acustico dopo la performance di Issa. Queste sì che sono belle notizie! Che dire del breve show di Kip… potrei cominciare citando un caro amico, uno dei pochi titolari di negozi di dischi rimasti in Italia, che vedo ormai quasi solo un paio di volte all’anno, sempre al Frontiers Rock Festival, che al termine del breve show di Kip, con gli occhi che gli brillavano, si è lasciato scappare un : “Ecco, ora io potrei già andare a casa…”. Sì perché, nel corso degli anni, abbiamo visto il rock, il metal ed il pop contaminarsi con tantissime diverse sonorità, più o meno heavy, elettriche, estreme, sinfoniche, elettroniche, ma alla fine, siamo sinceri, ci bastano una voce ed una chitarra acustica per ricordarci che parte tutto da una melodia ispirata cantata da una voce carismatica e passionale. E Kip, sia con i Winger che nei suoi album solisti, di pezzi immortali ne ha scritti veramente tanti. Citiamo solo “Miles Away”, “Down Incognito”, la stupenda “Headed For A Heartbreak”, “Easy Come Easy Go”, tutti cantati e suonati solo dalla voce e dalla chitarra acustica di questo grande artista in quest’occasione. E scusate se è poco. Ci siamo emozionati e se percorriamo ancora centinaia di km dopo tanti anni per seguire (di nuovo) questi artisti il motivo è tutto lì. Grazie Kip.
Ora però, tra la vocina di Issa, ancorché sorretta da una sezione ritmica pompata e chitarre ruggenti, e le melodie delicate di Mr. Winger, una bella sferzata d’energia ci vorrebbe davvero. Ed il benefico calcio nel fondoschiena dei presenti arriva proprio da loro, i Pretty Boy Floyd, alla fine arrivati in tempo a questa grande festa del rock. Con la loro grinta ed attitudine i glam rocker a stelle e strisce, capitanati dal frontman Steve “Sex” Summers, fanno di tutto per farsi perdonare qualsiasi tipo di problema capitatogli. E ci riescono, tra bollenti classici come “Leather Boyz with Electric Toyz” e “48 Hours” – cantatissimi da molti dei presenti – e materiale fresco fresco estratto dal nuovo album “Public Enemies” come “Feel The Heat”. Negli ultimi due anni, per attitudine, i gruppi della scena street e glam stanno facendo grandi figure al Frontiers Rock Festival. L’edizione del FRF dello scorso anno era stata marchiata a fuoco dalla scatenata performance degli L.A.Guns ed anche se i Pretty Boy Floyd non possono vantare chitarre soliste pirotecniche di quel tipo (anche se il chitarrista Kristy Majors sa il fatto suo), la realtà è che nel loro sound, tanto influenzato da gruppi come New York Dolls e Sweet quanto dai Motley Crue, con quella mistura di glam ed un pizzico di grezzo punk rock’n’roll, il tecnicismo o la finezza chitarristica appaiono del tutto superflui.
Il vocalist piace anche durante la più dolce “Wild Angels”, ma più di tutto si dimostra frontman più che navigato, coadiuvato dalla stage presence innegabile del bassista JK Famous e dal drumming efficacissimo di Jimmy Mess. Oltre ai pezzi carichi (cover dei Motley Crue comprese) il gruppo sfodera sul finale anche le melodie catchy della hit “I Wanna Be With You” e la festaiola “Rock and Roll (Is Gonna Set The Night On Fire)”. Una lezione di glam rock, di quello diretto come un colpo sotto la cinta. Nel glam peraltro, si sa, sono specialisti nei colpi proibiti…
Senza giri di parole, gli FM rappresentano un’assoluta eccellenza nel melodic rock, di quelle che non sbagliano mai un colpo ed il loro show è stato quello meglio accolto e più convincente di quest’edizione 2018 del Frontiers Rock Festival. Filmato e registrato per una futura live release, il concerto del gruppo darà vita ad una pubblicazione assolutamente imperdibile. Avere un’ottima band è molto importante, ma più di tutto, e lo sappiamo, in questo genere contano due cose: i brani e la voce. Gli FM hanno una ricca discografia fatta di tantissimi brani tendenzialmente molto buoni ma non mancano nemmeno un cospicuo numero di quelli davvero stellari che li portano ai livelli dei colossi del genere, pur senza aver mai venduto come Journey, Def Leppard o i migliori Foreigner. Ma se c’è una band che porta sul palco quella calviniana leggerezza non superficiale, di quelle che invece fanno apprezzare e danno il giusto peso solo alle cose importanti della vita, questi sono proprio gli FM.
L’amore, con brani come “Let Love Be The The Leader”, la nuova “Killed Love”, “Does It Feel Like Love” e “Love Lies Dying” è analizzato e musicato in ogni salsa da una band che è solidissima, vitale, vibrante e che sa giocare di fino ma con contrappunti ritmici inappuntabili grazie al drumming di Pete Jupp ed al pulsante basso dello storico Merv Goldsworthy (ex Samson), un assoluto portento sopra e fuori dal palco. Mai sopra le righe ma preciso e tecnicamente pregevole è anche il lavoro del chitarrista solista Jim Kirkpatrick, puntuale e pregno di buon gusto quello del tastierista Jem Davis (abile anche alla keytar). E poi c’è la voce di Steve Overland, che sarebbe riduttivo definire impressionante solo per la sua non più tenera età. Steve canta divinamente ed usa la sua vocalità con una maestria ed una consapevolezza che è propria solo dei grandissimi. E’ molto frequente trovare almeno un difetto sostanziale ai frontman, da quelli troppo ruffiani a quelli un po’ troppo ingessati, da quelli incapaci di rendere giustizia alle difficili linee vocali cantate in studio a quelli che, per quanto bravi tecnicamente, non emozionano come potrebbero. Il vocalist degli FM si iscrive a pieno titolo nella classifica dei Grandi con la G maiuscola. I detrattori a tutti i costi potranno comunque sempre dire che gli FM hanno deciso di mostrare la loro età, che non si tingono i capelli, che non sono riconosciuti sex simbol come altri più sexy musicisti rock. “Echissenefrega” diciamo noi, quando ascoltiamo gemme di melodic rock come “I Belong To The Night” e la tripletta consecutiva composta da “Bad Luck”, “Tought It Out” e “That Girl” di certo non stiamo a pensare a queste piccolezze. Emozionantissima la rendition della ballatona “Closer To Heaven” con un Overland spaziale, il pezzo che – ce lo ha confidato il bassista Merv al termine dello show – in quest’occasione ha preso il posto di “Frozen Heart” (per le limitazioni temporali imposte dal running order), in una setlist che sul finale ci ha regalato altre grande emozioni con brani del calibro di “Other Side Of Midnight”, “Burning My Heart Down” e la conclusiva “American Girls”.
Gli FM non solo ci hanno regalato una serata di melodic rock indimenticabile. Lo hanno incarnato alla perfezione, trascinando la caldissima audience (per loro almeno) a cantare per tutta la durata dello show. FM: The Lords of Melodic Rock.
I Coreleoni sono il nuovo progetto del chitarrista Leo Leoni che ha pensato bene, con questo nuovo disegno, di ripresentare i primi materiali dei suoi Gotthard, rispolverandoli in chiave moderna in modo da celebrare il venticinquesimo anniversario dall’uscita del primo disco della sua creatura. Ripescati dalla Frontiers all’ultimo minuto per sostituire il dimissionario Jack Russell, posso affermare che la scelta di questi artisti è stata indovinata e di prim’ordine, basta pensare alla punta di diamante del quintetto che è costituita, senza dubbio, dalla presenza del bravissimo cantante Ronnie Romero (Blackmore’s Night, Lords Of Black, The Ferrymen).
L’inizio dello spettacolo si apre sotto le note introduttive del “Padrino” e questo ci fa capire le origini italiane di Leoni e anche la scelta spiritosa del moniker della formazione. Il chitarrista d’oltralpe, oltre ad avere a fianco uno dei cantanti più preparati del mondo (Romero può cantare in qualsiasi gruppo e qualsiasi genere musicale) e affiancato dal fido Hena Habegger (Gotthard), inizia lo show con le possenti e hard rock “Higher” e, “Standing In The Light”. La temperatura si alza con la rockeggiante “Downtown” e raggiunge il massimo del calore con il nuovo brano metal “Walk On Water”, dove Leoni fa capire che sta facendo sul serio con un sound più metal rispetto al passato. Lo spettacolo è superlativo con canzoni epiche e intramontabili, come la ballata “All I Care For” e il lento super melodico di “Let It Be”. Il pubblico applaude senza sosta e con cori da stadio, interagendo con Romero e Leoni, che si mostrano molto loquaci e disponibili, soprattutto il chitarrista che parla spesso in italiano. La scaletta continua con altri brani mitici che lasciano il segno nel cuore dei metalheads, come la finale e metal “Ride On”. A livello musicale mi tolgo il cappello per l’ottima esibizione e per l’energia sprigionata dai cinque rockers, che hanno emozionato ed esaltato il pubblico del Festival ma il mio pensiero rimane ed è quello, cioè che lo scopo principale di Leoni e company sia solo un fattore economico. Spero di sbagliarmi anche perché il loro hard rock melodico è molto intrigante e promette bene per l’avvenire.
Con molto ritardo nell’orario, verso le 23 di sera, entrano in scena gli headliner dell’ultima sera. Sono i norvegesi Jorn, capitanati dallo scandinavo Jorn Lande, celebre per essere stato il cantante dalla famosa power metal band tedesca dei Masterplan. Il singer deve la sua fortuna ai tanti progetti avuti in passato, come quello con gli Avantasia, che l’hanno fatto entrare nell’olimpo delle voci più importanti dell’heavy metal.
Lo spettacolo è registrato dalla casa discografica per una futura uscita in CD/DVD e comincia con l’atmosfera lenta e poi scoppiettante della mitica “My Road”. La voce rauca e profonda di Jorn entusiasma gli animi dei presenti con la possente e melodica “Bring Heavy Rock To The Land” e gli assoli di chitarra di Tore Moren fanno il resto, convincendo in pieno sulle sue qualità artistiche. Esecutore perfetto e senza sbavature, il guitar hero regala per tutto il concerto riff memorabili come nel brano dell’ultimo disco intitolato: “Life On Death Road”.
Le successive canzoni, a parte la mia preferita e inquietante “Legend Man”, sono per lo più cover come “Shot In The Dark” di Ozzy Osbourne, “The Mob Rules” dei Black Sabbath e “Rainbow In The Dark” di Dio. Fantastiche la presenza nella band di Alessandro Del Vecchio – purtroppo in alcuni brani penalizzato dalla cattiva qualità del suono – e del vigoroso e potente batterista Francesco Iovino che, dopo l’esibizione iniziale della batterista polacca Beata Polak, entra in scena con la sua doppia cassa donando, naturalmente, nei brani finali una potenza e un’accelerazione ritmica spaventosa. Ottima performance per Lande e la sua band, che alla fine dà fiducia e speranza a un genere che, pur rimanendo al di fuori delle mode, è sempre in auge nel cuore di chi lo ama davvero. L’unica nota stonata il poco pubblico alla chiusura del live, perché gli Jorn meritano sicuramente più attenzione e un seguito maggiore.
In conclusione posso affermare che, nonostante la stanchezza dei due giorni e il poco sonno, le previsioni negative sono state smentite alla grande da eccellenti esibizioni, buona musica, tanta qualità artistica e un’esemplare organizzazione, che ripaga e carica le nostre anime di nuove energie positive. La maratona musicale ha avuto il culmine con il bellissimo concerto degli FM, che è stato sicuramente il migliore della seconda serata milanese, ma nel complesso il Festival è riuscito, lasciando nei cuori degli appassionati metalheads emozioni e ricordi indelebili. Non ci crederete, ma io sto già pensando alla prossima edizione del mitico, irrinunciabile e insostituibile Frontiers Rock Festival, che anche stavolta ha fatto centro riempendo di gioia e di energia il nostro animo metal. Alla prossima!
Live report a cura di Massimo Incerti Guidotti (FM, Pretty Boy Floyd, Kip Winger, Issa, Animal Drive, Perfect Plan) e Christian Rubino (Coreleoni, Jorn). Foto di Giuseppe Scordio. Di seguito altre foto del festival.
Perfect Plan:
Animal Drive:
Issa:
Kip Winger:
Pretty Boy Floyd:
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Coreleoni:
Jorn: