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Approcciarsi a recensire un disco di una band di cui si ha sentito parlare qui e là rosicchiando informazioni da addetti ai lavori o appassionatissimi del genere è un po’ come sentirsi archeologi davanti ad una modesta piramide egizia dimenticata, parente delle più magnificenti e fortunate sorelle, ma distaccata nel suo percorso di vita autonoma che, seppur con meno gloria, rimane sempre vita pulsante. Ecco dicevo, essere lì a vedere per la prima volta quella piccola ma intensa piramide e chiedersi se ad averla accantonata sia stata la qualità di un destino mediatico meschino che non ne ha dato il giusto spolvero o, semplicemente, la visione di predecessori intransigenti che, davanti alla maestà dei soliti Iron Maiden , Metallica, Motorhead and Co. , hanno preferito il silenzio recensorio per porti e mari ben più facili, cliccati e ri-cliccati dal nemico numero uno della cultura musicale: le visualizzazioni.
Eh sì perché se davvero esiste ancora qualcosa che merita di essere visto e (ri)scoperto nel suo valore ed integrità, nel pianeta Visualizzazione dove tutto deve far parlare, o cliccare se preferite, questo diventa complesso come far passare Kerry King dentro la cruna di un ago. Complesso indubbiamente, ma, per quanto assurdo, statisticamente non impossibile. Ed è proprio lì dove la statistica si frantuma che viaggia il nostro ascolto di “Play That Rock N’Roll” dei Supersuckers, in virtù di un disco validissimo per ascoltatori senza pretese che dalla vita hanno rinunciato ai ricami ornamentali molto fumo e poco arrosto dei figli di Narciso per un più solido metallo di zio Efesto, forte quanto basta per proteggersi dalle intemperie della vita. E dunque?! Dunque questo disco spacca il culo ai passeri, usando un raffinato francesismo, presentando sonorità da produzioni umane, quindi non ultra miliardarie, ma comunque all’altezza di un lavoro egregio. Bella la cinetica del trio che, apparentemente divertito, ci guida ad un ascolto tutto highway, motocicletta e maltato nettare di bionda divinità. Chissà se dal vivo, in quel di Parma e Treviso, rispettivamente il 6 e il 7 di Marzo ci daranno le stesse impressioni… Nel mentre, se avete voglia di staccare la spina dalla severità di una vita al soldo del capitalismo consumistico, mettete le orecchie su questo album in grado di dare ai suoi ascoltatori tutto quello che si può chiedere alla musica del Diavolo.
Tracce:
01 – Ain’t Gonna Stop (Until I Stop It)
02 – Getting Into Each Other’s Pants
03 – Deceptive Expectation
04 – You Ain’t The Boss Of Me
05 – Bringing It Back
06 – Play That Rock ‘N’ Roll
07 – That’s A Thing
08 – Last Time Again
09 – Die Alone
10 – Dead, Jail Or Rock N’ Roll
11 – A Certain Girl
12 – Ain’t No Day
Formazione:
Eddie Spaghetti – basso, voce
“Metal” Marty Chandler – chitarra, cori
Christopher “Chango” Von Streicher – batteria
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