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CANTO DI UN PASTORE ERRANTE
Si ispira alla poesia leopardiana con la quale il poeta di Recanati restituiva le sue riflessioni attraverso la voce di un umile pastore. Canto di un pastore errante è il secondo appuntamento di Suonar Lontano, progetto del Montelago Celtic Festival ideato e organizzato da Luciano Monceri e Maurizio Serafini, padri fondatori del Festival. Nasce in tempi di quarantena per il COVID-19 con l’obiettivo di collegare musicisti italiani e non solo, costretti in casa senza attività concertistica e connessi tra loro dall’amicizia e dalla passione per la musica celtica e folk in generale. Brani originali, affini alla mentalità del festival celtico numero uno in Italia, a cui ognuno dà il proprio contributo registrando da casa una parte audio/video, per poi venire assemblata nel videoclip.
Il Festival in quasi diciotto anni ha sviluppato un immaginario libero di se stesso, tanto che il suo “popolo” – come si definiscono gli appassionati che ogni anno raggiungono da tutta Europa Taverne di Serravalle di Chienti (Mc) – sa che al di là dei concerti, l’essenza della tre giorni si trova nell’esperienza partecipativa, fondata nella condivisione e nell’amicizia. La musica può evocare quegli spazi e quell’esperienza, magari tramite suggestioni lontane ma affini al rituale del viaggio e della festa che Montelago Celtic Festival rappresenta.
Il primo brano dal titolo Suonar Lontano ha ottenuto oltre 100.000 visualizzazioni, il secondo capitolo Canto di un pastore errante è un passaggio con cui gli autori hanno voluto rovesciare il contesto chiuso nel quale siamo stati relegati per necessità sanitarie a quello aperto e primordiale del pastore dell’Asia. Una raffigurazione dell’uomo solitario che si interpella sul mondo in una prospettiva nomade, “di chi sa parlare alla luna”. Una canzone dedicata anche al popolo tibetano e alle note vicende di sopraffazione subite. Il brano nasce attorno al canto di un nomade pellegrino registrato durante una spedizione marchigiana sulle orme di Giuseppe Tucci nel Tibet occidentale nel 2003 che toccò i luoghi sacri del lago Manasarovar e del monte Kailash e rimasto per quasi 20 anni nei nastri dell’epoca. Ora quel canto è diventato la traccia portante su cui si è dipanato l’arrangiamento musicale.
CANTO DI UN PASTORE ERRANTE
Angelo Casagrande – violoncello
Caterina Sangineto – voce
Fabio Mina – alto flute, hulusi, mukkuri
Francesco Savoretti – tabla e percussioni
Fulvio Renzi – violino
Luciano Monceri – morin khuur, canto khoomei
Maurizio Serafini – piva emiliana
Vincenzo Zitello – arpa bardica, dizi