SIX FEET UNDER – Nightmares Of The Decomposed

Six Feet Under
Titolo: Nightmares Of The Decomposed
Autore: SIX FEET UNDER
Genere: Death metal
Anno: 2020
Voto del redattore HMW: 8 - -
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Ehhh… già… i gruppi di una volta… No, stavolta non è il nostalgico e vacuo tormentone farfugliato da chi ha qualche primavera di troppo né il moto di stizza che si attiva, in alcuni, dopo che la propria discoteca ha superato le quattro scansie. La nuda realtà è che, per quanto riguarda gran parte dei versanti musicali trattati in questa rivista, una volta ciascun artista faceva davvero storia a sé ed aveva un proprio stile, unico e riconoscibile. Possono piacere o meno – per i più disparati motivi, più o meno rispettabili che siano ­– ma non si può dire che i gruppi di rilievo artistico della generazione di cui i Six Feet Under fanno ancora parte possano essere confusi l’uno con l’altro.

Dal loro primo video (non ricordo se fosse “Insect” o “Lycanthropy”) la storia è stata lunga; chi ha voluto, l’ha seguita. Il sottoscritto ne ha perso il filo da circa un decennio; non per mancanza di interesse nel gruppo in sé – tutt’altro –, piuttosto per sfiducia verso un universo musicale alla deriva e per lasciarli dunque andare quando la formazione Barnes-Butler-Gall-Swanson si sfaldò.

Se in passato, tra le altre eminenze storiche, la sola presenza di Butler era di per sé garanzia di alto livello, apprendere ora che Jack Owen è della partita ormai dal 2017 sembra mettere per lo meno in pausa il lungo e grigio periodo caratterizzato anche da formazioni tra l’instabile e l’inesistente e dall’occasionale, ingiustificabile ingaggiamento del turpe Zeuss.

Di nuovo in simbiosi col valente Christopher Carroll, i Six Feet Under non riprendono lontano da dove li lasciai: la disturbante pressione innescata dal loro death metal spoglio, marziale e opprimente dà vita agli asfittici incubi ai quali ci ha abituati da quasi tre decenni. Dentro la gola di Barnes ribolle lo stesso orripilante calderone di un tempo, infuocato dal ventre stesso del mostruoso ed intossicatissimo cantore. Pitruzzella e Hughell sono ormai ben calati nel ruolo e funzionali alla messa in scena dei tormenti del gruppo; da canto suo, il jazzista Roy Suhy pare uscito dalla condizione di gregario esterno, benché ora inspiegabilmente relegato a contributi solisti. Owen, infine, non avrà dovuto faticare più di tanto per ri-entrare in sintonia con le terribili fantasie sanguinarie di Barnes.

Dei dodici brani qui dispiegati, segnalerei che ben due (“Amputator” e “Without Your Life”) viaggiano a velocità sostenute – diciamo in stile Fred Estby – e che poco più della metà di essi contiene addirittura un assolo di chitarra. A chi li ha sempre amati basterà sopportare le bruttine “Death Will Follow”, “Migraine” e “Labyrinth Of Insanity” per poter tornare a fissare il pavimento in preda alle vecchie ossessioni. Per quanto riguarda gli altri, non sarà certo Nightmares Of The Decomposed a conquistarli.

Come dall’alba dei tempi, fuori per la leggendaria Lama di Brian Slagel.

Tracce:
01.  Amputator
02.  Zodiac
03.  The Rotting
04.  Death Will Follow
05.  Migraine
06.  The Noose
07.  Blood Of The Zombie
08.  Self Imposed Death Sentence
09.  Dead Girls Don’t Scream
10.  Drink Blood, Get High
11.  Labyrinth Of Insanity
12.  Without Your Life

Formazione:
Chris Barnes: voce
Jeff Hughell: basso
Jack Owen: chitarra ritmica, chitarra solista
Marco Pitruzzella: batteria
Ray Suhy: chitarra solista

https://www.instagram.com/chrisbarnes420/
https://www.cameo.com/5f244f9fffa53b00215fd081
https://www.metalblade.com/

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