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2020: esce il nuovo album della band di Robin Staps, The Ocean. Sarebbe troppo semplice, quindi iniziamo a complicare il discorso; dalla creazione intorno al 2000 della band The Ocean il suo fondatore Robin ha sempre considerato il progetto come “Collective“, vista la possibilità di avere ospiti e partecipazioni esterne al gruppo sia in studio che live. Con l’arrivo di una band stabile dal 2018 questa idea sembrava fosse destinata a sparire, ma sulla copertina di questo nuovo disco riappare la scritta del collettivo.
Bene: a questo punto passiamo alla musica. Roba semplice, anche solo dopo questa premessa, è facile immaginare che sarà difficile trovarla nei loro prodotti, e passando al titolo risulta chiarissimo che si tratta non solo di musica di spessore ma che anche la parte di ambientazione riveste una parte fondamentale. Si parla di ere geologiche, del passaggio tra Mesozoico e Cenozoico, proseguendo il viaggio iniziato negli album precedenti. Il risultato è un’opera che va ascoltata e compresa mettendo insieme i pezzi tra i vari dischi pubblicati. Il genere musicale è un altro fattore complicato e difficile da gestire: che roba è questa??? Probabilmente ad ogni ascolto troverete una risposta diversa, per definire tutto il disco; se invece analizziamo singolarmente i brani su questo lavoro troviamo dalla musica ambient alle rabbiose parti death metal, dal progressive al doom/sludge, dalla psichedelia a dell’atmosferico black metal. Così come il tempo scorreva e il nostro pianeta cambiava anche la musica dei The Ocean è un continuo mutuare, evolvere, cambiare.
Un avvio soft del disco con “Triassic” intervallato da violenti break con un potentissimo growl porta l’ascoltatore a circa 200 milioni di anni fa e l’alternanza di sezioni con arrangiamenti differenti lascia spazio all’immaginazione. Il brano più lungo del disco, oltre 13 minuti, che vede la partecipazione di Jonas Renske dei Katatonia, “Jurassic | Cretaceous” è anche uno dei più pesanti. Sia inteso sulla pesantezza del sound che sul contenuto visto che siamo nell’Età dei Rettili, spaccatura della Pangea e creazione di nuovi supercontinenti, estinzioni di massa, insomma di cose interessanti se ne sono viste. Sia l’utilizzo di elettronica e campioni che archi ed ottoni è davvero azzeccata, frutto di un sapiente songwriting; nulla è lasciato al caso.
Seguono tre brani che fanno parte della stessa era (Paleogene) e che, in effetti, seppure con differenze richiamano alle stesse sonorità. Più aggressiva “Palaeocene”, chitarre e voce pulita per “Eocene” (forse una dei brani più facili del disco) ed infine “Oligocene” più ambient e progressiva. Con la successiva era geologica arriviamo al sollevamento delle catene alpine ed eruzioni sparse per il mondo, “Miocene | Pliocene” è caratterizzata da delle linee vocali pulite con influenze orientali, un growl invece mixato molto indietro, distante, una breve apparizione.
Si passa alle glaciazioni del “Pleistocene”, un inizio con batteria/basso che producono una sessione ritmata ed un procedere marziale, nella seconda parte diventa tutto più estremo (del resto si sa, le band estreme vengon su meglio con il freddo), un mescolarsi di death e black metal con finalmente una bella parte tirata da parte degli strumenti per oltre 6 minuti e mezzo di musica. Si conclude il viaggio con l’era in cui ci troviamo anche noi, “Holocene”. Brano moderno con inserti elettronici (ma senza esagerare) ed una voce quasi saltellante e con una dose di ansia per l’evoluzione del pianeta dall’aumentare della razza umana. L’inserimento di archi dona un’ulteriore livello di atmosfera, modificando l’essenza ambient del brano e spingendo verso il post-rock, degna conclusione per un disco fuori dal comune.
Cosa dire oltre le (troppe) parole di questa recensione? Un disco spettacolare, che assolutamente va inteso come parte di un’opera con i dischi precedenti. Sound e mixaggio ottimo, non trovo nulla messo fuori posto o calibrato male, un lavoro fine e musicalmente esagerato. Forse l’unico appunto (per non dare il massimo dei voti e rompere le scatole) va all’artwork non particolarmente accattivante. Le stampe su t-shirt e tutto il merch della band sembra di un altro livello, ma sicuramente le motivazione circa il disegno in copertina sono più profonde ed andrebbero approfondite.
Un disco che va assolutamente ascoltato seguendo i testi (che purtroppo non ho in questo momento) e con un bel libro di geologia sul tavolo, ulteriore segno che la Musica, quella con la “M”, porta ad approfondire ed aumentare la cultura di chi ascolta.
Meravigliosi: questo collettivo merita tutta la nostra attenzione ed il nostro supporto.
Tracce:
01 Triassic
02 Jurassic | Cretaceous
03 Palaeocene
04 Eocene
05 Oligocene
06 Miocene | Pliocene
07 Pleistocene
08 Holocene
Formazione:
Robin Staps – Chitarra
Loïc Rossetti – Voce
Paul Seidel – Batteria
Mattias Hagerstrand – Basso
David Ramis Åhfeldt – Chitarra
Peter Voigtmann – Tastiere
Sito Ufficiale: https://metalblade.com/theocean/
Facebook: https://www.facebook.com/theoceancollective
Etichetta: Metal Blade Records https://www.metalblade.com/us/