BLUE OYSTER CULT – The Symbol Remains

Titolo: The Symbol Remain
Autore: Blue Oyster Cult
Genere: Hard Rock
Anno: 2020
Voto del redattore HMW: 7,5
Voto dei lettori: 8.5/10
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Sono passati diciannove anni dall’uscita dell’ultimo “Curse Of The Hidden Mirror” e adesso con il nuovo disco, “The Symbol Remains”, ascoltiamo una band che non è stata rallentata dal tempo e dai successi del passato, con un solidissimo sound hard rock da riscoprire e gustare in queste nuove quattordici canzoni. In questi lunghi anni di lontananza dalle sale di registrazione i Blue Oyster Cult hanno subito la perdita di uno dei membri originari, Allen Lanier, deceduto nel 2013 e lo split del batterista Bobby Rondinelli.  In sostituzione, adesso ci sono rispettivamente Richie Castellano alla tastiera e Jules Radino alle pelli. Gli altri membri della band sono Danny Miranda al basso e i fondatori: Eric Bloom e Buck Dharma.

L’importanza degli americani è stata fondamentale per l’evoluzione dell’hard rock e dell’heavy metal mondiale. Sono stati anche fonte di ispirazione per band psichedeliche, rock, sperimentando anche con il genere progressive e avendo successo tra gli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80. Chiarisco subito che, “The Symbol Remains” non è un capolavoro perché il suo contenuto mostra un gruppo che suona un rock tecnico ma con alcune song normali e altre piuttosto semplici.

Nel complesso è buono, con un sound un po’ diverso rispetto al passato, più orecchiabile ma sempre rumoroso e duro quando serve. Oserei dire anche ispirato e a tratti dinamico. La parte vocale è gestita dai soliti Bloom e Dharma ma anche da da Richie Castellano in un paio di brani. Il tastierista non è solo un musicista fantastico, ma anche un grande scrittore e cantante. L’ugola di Eric Bloom non è più buona come una volta, ma è sempre affascinante e incisiva, almeno in studio.

L’apertura del disco è affidata alla carina “That Was Me”, un rock and roll semplice e spassoso con dei bei riff che compensano la poca creatività. Per la cronaca nel video clip del singolo si vede l’ex membro Albert Bouchard  suonare i campanacci in quest’abile pezzo moderno con un eccelso senso della melodia. Le cose prendono una buona piega con “Box In My Head”, song radiofonica con dei cori fantastici e sognanti che piacciono al primo ascolto.

L’ottantiana ballata blues “Tainted Blood” è il primo brano di puro AOR,  in pieno stile Toto. Nonostante la partenza in quarta, è la parte centrale dell’album che colpisce di più. Si parte con “Nightmare Epiphany”, un disinvolto country rock melodico, per continuare con “The Return Of St Cecilia”, brillante brano hard rock con gustose sfumature power-pop. Entrambe meritano perché molto vicine al suono classico degli statunitensi e ai loro leggendari testi ironici.

L’opera non suona come un album degli anni ’70, ma non è neanche troppo moderna e commerciale, a parte alcune parti vocali incentrate sul pop, come in “Edge Of the World”, dove Bloom canta benissimo.  Segnalo l’heavy metal di “Stand And Fight”, una traccia davvero pesante e insolita per gli americani che prende l’anima per la sua forza e per l’eccezionale interpretazione di Eric Bloom alla voce.

“The Machine”, cantata da Castellano, è invece uno sporco rock dallo stile californiano che sarà amato da parecchi fans. Simpatico lo squillare iniziale del cellulare e l’ipnotico sound metallico del pezzo contenente una lirica che parla del nostro difficile rapporto con gli smartphone e con la tecnologia in genere. Mediocre la successiva “Train True” dato che si tratta di un semplice brano di rock’n’roll veloce e vecchio stile che sa già di sentito.

La coda dell’album riserva molte sorprese interessanti, come “Florida Man” interpretata da Dharma, dove abbiamo un grande rock ricco di sfumature e  un groove passionale ed energico. L’esoterica “The Alchemist”, sebbene arrivi decenni dopo, riprende lo stesso spirito settantiano della band newyorchese. Brano stratosferico con grandi e sinistri riff e un meraviglioso finale up-tempo che la piazza come una delle migliori song del combo. Un’altra bella traccia è “Secret Road” con il suono classico anni ’70 tipico dei cinque artisti a stelle e strisce, e con l’eclettico Buck Dharma come vocalist.

In conclusione “Fight” è la traccia finale ed esplosiva, degna di chiudere bene un platter convincente e per certi versi sorprendente e altalenante. Tanta varietà negli stili, un tocco di modernità, tanto rock, un pizzico di metal, prog e psichedelica che rendono l’ascolto complessivo dell’album avvincente e non stancante. Insomma un grande e inaspettato ritorno per una band ormai senza tempo che adesso sembra più orientarsi alle melodie e meno ai misteri e all’oscurità.

Tracce:
1. That Was Me
2. Box In My head
3. Tainted Blood
4. Nightmare Epiphany
5. Edge Of The World
6. The Machine
7. Train True (Lennie’s Song)
8. The Return Of Santa Cecilia
9. Stand And Fight
10.Florida Man
11.Alchemist
12.Secret Road
13.There’s A Crime
14.Fight

Formazione:
Eric Bloom – voce, chitarra e tastiera
Donald “Buck Dharma” Roeser ­– chitarra e voce
Richie Castellano – chitarra, tastiera e voce
Danny Miranda – basso e voce
Jules Radino – batteria

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