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Chi conosce l’iconico logo avrà già l’acquolina in bocca… Il pantagruelico buffet al desco del Club Dead prevede un’unica portata, cruda e mostruosamente sapida.
Dopo Sacred Reich ed Exhorder, a poco più d’un mese dal rientro degli Heathen, anche i latinos di L.A. si rianimano miracolosamente, neutralizzando il rigor mortis che li aveva discograficamente paralizzati, se si esclude il tremito di “Blasphemy Divine” (2011), per quasi trent’anni. Abattoir, Agent Steel, Terror e addirittura Death (Gonzales fu vicario di James Murphy nel tour di “Spiritual Healing”): Garcia e soci hanno già impresso il calco dei loro palmi sudici nella Vine Street del metal americano, senza però ritirare il meritato premio alla carriera.
Piatto unico, si diceva, ingredienti genuini e materia prima di qualità superiore, a partire dall’incarto di Ed Repka. Sempre fresca la vis polemica, spesso corale, (chi ha detto Exodus?) contro la corruzione socio-politica a stelle e strisce, le teocrazie e le rivisitazioni arbitrarie del concetto di libertà; e non potrebbe essere altrimenti, poiché declamate da Phil Flores anche le tenere fantasie del Piccolo Principe parrebbero stralci de “Il Manifesto di Unabomber”; direttamente proporzionale l’aggressione strumentale, schietta come la produzione di Bill Metoyer: vecchia scuola, non scuola vecchia, qui non occorrono ristrutturazioni, tantomeno riforme, e i bulli sono i primi della classe.
Inevitabile qualche leggero (si fa per dire…) calo di tensione, considerata l’uniformità della trama, imperniata su tempi medi granitici, armonizzazioni da manuale e solismi calibrati; il livore hardcore di “Annihilation Of Civilization”(1989) e il dinamismo tecnico/zotico di “The Underworld”(1991) s’incarnano oggi negli spasmi di “Napoleon Complex”, “Without A Cause” e “No Difference” (dallo spiazzante incipit jazz), trovando il loro culmine nell’incesto Slayer/Coroner di “A.O.P./War Dance”. Giù il randello quindi, in favore di una chiropratica inversa tesa alla distruzione muscolare. Altro sistema, medesimo effetto: la frantumazione delle ossa.
Minore, di nicchia o celebrativo poco importa… “United $tate$ Of Anarchy” possiede i requisiti inderogabili del classico: è specchio d’un’epoca, rifugge le catalogazioni effimere, travalica le mode e i suoi protagonisti sono eterni. Che teppa, gli Evildead… lunga vita ai non-morti!
PS L’edizione limitata contiene una rivisitazione di “Planet Claire” dei B-52’s…io l’ho già prenotata.
Tracce:
1. The Descending 3:12
2. Word Of God 3:04
3. Napoleon Complex 3:08
4. Green House 3:59
5. Without A Cause 3:05
6. No Difference 4:20
7. Blasphemy Divine 2:57
8. A.O.P. / War Dance 5:21
9. Seed Of Doubt 5:27
Formazione:
Albert Gonzales – Chitarre
Juan Garcia – Chitarre
Rob Alaniz – Batteria
Phil Flores – Voce
Karlos Medina – Basso
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