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Dopo tre anni da Fury, i thrasher ungheresi Ektomorf, capitanati dal mastermind Zoltán Farkas, tornano con questo nuovo lavoro intitolato Reborn.
Come per le precedenti produzioni del combo magiaro l’espressione che descrive meglio questo disco è “una badilata nei denti”: energia e violenza allo stato puro, come nella opener “Ebullition”, nella title-track o nella conclusiva “Smashing the past”, proprio come in ventisei anni di carriera ci hanno abituato gli Ektomorf.
Se da un lato questo non può essere che un pregio, dall’altro, ancora una volta, l’album non è sicuramente una ventata di aria fresca ed originalità. Non che questa sia per forza una cosa negativa, anzi.
Rispetto alle innegabili influenze – in primis il modo di cantare di Zoltán – à la Cavalera (Sepultura/Soulfly), in questa occasione l’ispirazione maggiore sembra arrivare dai mostri sacri californiani del genere, soprattutto nelle parti più melodiche e, passatemi il termine, ricercate: si pensi alla – lunga e – strumentale “Forsaken” che suona molto Metallica della seconda metà degli ’80 o alle ben riuscite “And the dead will walk” e “Where The Hate Conceives” (la mia preferita nda), in particolare grazie alla sua struttura meno lineare e all’epicità dell’ intro (qualcuno ha detto “Battery” da Master of Puppets?) … prima di esplodere in un pezzo che vi invoglierà a spaccarvi il collo in un forsennato headbanging (ok ok anche gli altri pezzi non vi faranno stare fermi ma questo mi ha colpito in particolar modo).
Le immancabili mid-tempo “The Worst Is Yet To Come” e “Fear Me” sono discrete, ma nulla di più, anche se la seconda ha un bel passaggio melodico centrale, forse troppo breve per alzare di standard il pezzo.
Per quanto riguarda la produzione, devo dire, non ne sono rimasto entusiasmato. Attenzione: non dico che il disco suoni male ma spesso suona al limite del freddo, soprattutto la batteria. Questione di gusti, ovviamente.
Non posso esserne certo ma posso prevedere che l’album finirà ben presto nel dimenticatoio e difficilmente potrà essere fra le release memorabili di questo 2021. In ogni caso un disco valido, forse un poco troppo corto, così come il suo predecessore. Sicuramente consigliato agli amanti del genere e ai nostalgici del buon vecchio thrash americano.
Tracce:
1 – Ebullition
2 – Reborn
3 – And the Dead Will Walk
4 – Fear Me
5 – Where the Hate Conceives
6 – The Worst is Yet to Come
7 – Forsaken
8 – Smashing the Past
Formazione:
Zoltán Farkas – Voce e chitarra
Szebasztián Simon – Chitarra
Csaba Zahorán – Basso
Kàlmàn Olàh – Batteria