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L’eroico Ronnie Atkins – dei leggendari Pretty Maids, fondatore anche della Nordic Union insieme al grande ed eclettico Erik Martensson (Eclipse, W.E.T.) e collaboratore degli ultimi album degli Avantasia di Tobias Sammet – dopo quarant’anni di carriera pubblica il suo primo album da solista in un momento triste della sua vita. È difficile recensire e dare un voto ad un’opera che potrebbe essere l’ultima visto che, purtroppo, al danese è stato diagnosticato un cancro incurabile ai polmoni nel 2019. Invece di lasciarsi sopraffare dallo sconforto e di piangersi addosso, il forte Atkins ha scelto di andare avanti con la sua musica, dando così alle stampe questo bel disco dal titolo “One Shot”. Con l’aiuto di Chris Laney (Pretty Maids) nella costruzione e nella produzione delle canzoni ed assistito da una serie di ospiti europei di grande livello, Ronnie mette in campo tutta la sua personalità, il suo carisma e la sua classe: lo sforzo compositivo è poi sostenuto dal tastierista Laney, compagno di band, e supportato da un cast impressionante di musicisti, tra cui degli ex Pretty Maids come il batterista Allan Sørensen (ex Royal Hunt) ed il tastierista Morten Sandager, il bassista di King Diamond Pontus Egberg ed una sfilza di chitarristi stellari come Kee Marcello (ex Europe), Oliver Hartmann (Avantasia, ex At Vance) e Pontus Norgren (Hammerfall).
“Intorno a Pasqua 2020 e solo sei settimane dopo che mi è stato detto che tutto andava bene per la mia salute, purtroppo mi è stato diagnosticato un cancro allo stadio 4 incurabile, il che è stata una notizia devastante per me. Inutile dire che è stato così. Sono entrato in una specie di situazione di panico per un po’! Ma quando la polvere si è posata ho capito che c’erano due modi per affrontare la situazione. Potevo sedermi, accettare i fatti e provare pietà per me stesso o potevo tirarmi su, fissare alcuni obiettivi, perseguire i miei sogni e continuare a vivere! Con il fantastico sostegno della mia famiglia e dei veri amici, ho scelto quest’ultimo”! (Ronnie Atkins)
Con la pandemia mondiale in corso che ha interrotto i tour per il prossimo futuro, compreso quello dei suoi Maids, Atkins intuisce che si presenta l’occasione giusta per lavorare a un suo album solista.
“Beh, non potevo cambiare i fatti in alcun modo. Il mondo intero era bloccato e le prospettive future dei concerti erano molto incerte e lo sono ancora oggi! Fondamentalmente, questo significava che se volevo realizzare l’idea di un album solista, doveva essere ora poiché non ho tutto il tempo del mondo. Avevo tutte queste idee registrate sul mio iPhone ed erano troppo belle per non portarle alla luce del giorno e stavo scrivendo molto in quel momento per alleviare le mie frustrazioni”.
Quindi, l’ottimo frontman decide di registrare le sue idee con il piano e la chitarra e le invia a Chris, che si occupa della strumentazione a Stoccolma. Prima è registrata la parte vocale perché nell’incertezza della sua salute il vocalist vuole finire il primo possibile l’opera; questa procedura è andata avanti lentamente durante l’estate e, alla fine, si è trasformata in un nuovo album di undici canzoni: “Non sarei stato in grado di realizzare questo progetto senza l’entusiasmo di Chris, che è stato il mio partner costante in questo progetto sin dal primo giorno. Inoltre, ho avuto il piacere di lavorare con una varietà di grandi musicisti e cantanti come Pontus Norgren, Kee Marcello, Olliver Hartmann, Pontus Egberg, Linnea Vickström Egg, Björn Strid e infine, ma non di meno, i miei ex amici di band: Allan Sørensen e Morten Sandager”.
Musicalmente e liricamente questo album è stato un processo diverso per l’artista dato il momento che sta passando ma, alla resa dei conti, siamo di fronte ad un album di rock melodico con un tocco leggermente metal. Il disco è, comunque, un’altra meravigliosa offerta melodica di puro hard rock, più morbido rispetto all’ultimo lavoro dei Pretty Maids (“Undress Your Madness” uscito nel 2019), “One Shot” è più imperniato sulla grande voce del danese, sui cori e sulle melodie AOR rispetto ai devastanti riff di chitarra della formazione madre. Qui si ascoltano e si percepiscono i sentimenti più intimi e la non rassegnazione di Ronnie. I testi sono anche diversi dal solito: “Ho trovato difficile scrivere di sesso, droga e rock’n’roll, ecc. a causa della situazione in cui sono coinvolto, quindi immagino che sia risultato un po’ più personale e forse malinconico a volte. Ma riflette i miei pensieri nel momento in cui questi testi sono stati scritti ” (Ronnie Atkins).
L’iniziale “Real” ne è un esempio, una canzone dal gusto delicato e raffinato di classico hard rock melodico, con un ritornello molto orecchiabile sostenuto da una trascinante tastiera: Ronnie si apre ai fans in modo naturale e continua così, senza filtri, per tutta l’opera con le sue corde vocali pulite, acutissime e piene di vita. “Scorpio” è una delle migliori canzoni del lotto: parte in quarta con una melodia ipnotica emanata dalla tastiera e sostenuta perfettamente dal muro sonoro delle chitarre, e sulla stessa linea si pone “One Shot”, un lento guidato dal pianoforte con un incredibile ritornello che non si toglie facilmente dalla mente. Questa formula ritmata e super melodica è davvero coinvolgente ed è riproposta con cori ben riusciti nei brani successivi, come ad esempio in “Subjugated”, cantata in uno stile simile al repertorio di Alice Cooper ma meno tenebrosa, oppure nell’AOR di “Frequency Of Love” dove, dopo l’inizio acuto, si viene trascinati dalle sei corde elettriche in un ritornello meraviglioso. Le ottantiane “When Dreams Are Not Enough” e “Picture Yourself” hanno nella keyboard la loro base sonora, influenzate dal sound dei mitici Journey ma sempre guidate da un’armonia fresca e moderna. La prima è una specie di lettera d’addio del cantante che canta nel ritornello come i sogni non siano sufficienti per guarire da una malattia che ti distrugge lentamente, mentre la seconda è autobiografica e possiede una melodia straordinariamente coinvolgente. “Before The Rise Of An Empire” è un pezzo che somiglia moltissimo alle composizioni tipiche dei Pretty Maids, con alcuni ottimi riff di Chris e con le corde vocali di Ronnie semplicemente straordinarie. La seguente ballata “Miles Away” è un altro bel lento, caratterizzato da un triste e malinconico ritornello ma meno incisivo rispetto al precedente e sentimentale “One Shot”. L’hard rock affascinante di “ I Prophesize” è uno dei punti più alti del platter con un altro grande assolo di Chris che ricorda sempre la band principale di Ronnie. Un po’ di metal si ascolta alla fine nei riff di “One By One”, addolcita solo dalla morbida atmosfera creata dalle efficienti ed onnipresenti tastiere. “One Shot” è il commiato di Atkins alla sua storia artistica e un addio ai propri supporters ma, nonostante il dramma del singer, l’album trasuda tantissima speranza. Il talentuoso Ronnie merita il nostro sostegno e le nostre più sentite preghiere perché la sua vita sta terminando prematuramente e senza avere avuto quel grande riconoscimento internazionale che i Pretty Maids avrebbero meritato dopo aver contribuito alla crescita del metal in quarant’anni di onorata attività. Grazie Ronnie per la tua musica e non mollare perché i miracoli esistono e noi ti vogliamo ancora per lungo tempo con noi!
Tracce:
1. Real
2. Scorpio
3. One Shot
4. Subjugated
5. Frequency Of Love
6. Before The Rise Of An Empire
7. Miles Away
8. Picture Yourself
9. I Prophesize
10. One By One
11. When Dreams Are Not Enough
Formazione:
Ronnie Atkins – voce
Chris Laney – chitarra ritmica, tastiera e cori
Allan Sørensen – batteria
Morten Sandager – tastiera
Pontus Egberg – basso
Anders Ringman – chitarra acustica
Chitarre principali/assoli – Pontus Norgren, Kee Marcello, Olliver Hartmann, John Berg, Chris Laney
Supporti vocali – Chris Laney, Linnea Vikström Egg, Olliver Hartmann, Bjørn Strid
https://www.facebook.com/RonnieAtkinsOfficial
http://www.frontiers.it
Bella recensione. Sentita.
Leggerla è però un gran dispiacere vista la sorte che gli è toccata.
Grazie Icedman
Bella recensione, delicata e sincera. Non ho potuto non piangere nel pensare che potrebbe essere l’ultimo lavoro ed inizialmente mi faceva anche male il solo ascoltarlo, ma non potevo certo esimermi. Amo la sua voce e la sua forza, l’energia e l’entusiasmo. Concordo sopratutto quando dici che i Pretty Maids avrebbero meritato un successo internazionale.
Grazie Carmen. Anche io mi sono commosso scrivendola perché sono cresciuto con la sua musica.