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Se non siete alle prime frequentazioni degli ambienti underground, quello dei canadesi Antioch non è certo un nome nuovo, così come sarete già al corrente che il nuovo “V” rappresenta la quinta release di una certa consistenza nella discografia dei Nostri ed anche il debutto assoluto sotto il vessillo della Iron Shield Records che oggi lo pubblica in CD e, più avanti, in vinile sia nero che colorato.
Al contrario, se ne avete scoperto da poco l’esistenza, eccovi qualche info: originari di Emeryville (Ontario) dove si formano nell’estate del 2013, pur attraversando le immancabili peripezie di formazione gli Antioch riescono a pubblicare ben quattro titoli, ovvero l’EP d’esordio omonimo (2014), il primo full length “Antioch II: First Strÿke” (2015), “Antioch III: Wings and Warlocks” (2017) e “Antioch IV: Land of No Kings” nel 2019: preso il ritmo con un’uscita ogni anno dispari, il gruppo non perde il passo e, come detto, oggi ci presenta questa nuova fatica contenente cinque brani per poco meno di trenta minuti di durata.
Come mi capita spesso di scrivere, non cercate qui innovazione ed originalità a tutti i costi, non ne troverete: gli Antioch sono votati anima e corpo alla causa di un heavy metal tradizionale che, oltre a quintali di grinta tutta canadese, molto deve alla Gran Bretagna (Judas Priest e, in misura minore, Iron Maiden) e alla Germania dei Running Wild di fine anni ottanta, oltre che a certi Accept, soprattutto per quanto riguarda il contributo del cantante.
Gli ascolti si aprono sulle note di “Hang The Eagle”, brano terremotante dalle coordinate heavy / speed reso ancora più ruvido dalle vocals nervose di Nicholas Allaire: un pezzo d’assalto, diretto come un pugno in piena faccia, mentre robuste dosi di melodia rendono decisamente più orecchiabile “On A Ledge”, brano magnetico con un chorus dannatamente efficace. Nella successiva “A Facade At The Third Castle” trovano un buon equilibrio l’urgenza metallica dell’opener e le melodie accattivanti di “On A Ledge”: un pezzo davvero riuscito, tra chitarre graffianti e ritmiche variegate, forse quello che più mi è piaciuto di questo “V”. La seguente “Demon Wick” si assesta su binari ritmici da tempi medi riportando al centro di tutto melodie catchy di rapida memorizzazione, mentre con la conclusiva “Cloven Hooves” siamo al cospetto di un brano dai connotati maggiormente heavy metal, più semplice e veloce, forse tirato un po’ per le lunghe nella sua parte finale, ma complessivamente trascinante e piacevole.
In conclusione, con “V” gli Antioch realizzano un disco genuino e divertente, di quelli che, senza pretendere di inventare nulla, lasciano un bel sorriso stampato in volto e tanta voglia di ricominciare daccapo gli ascolti: non poca cosa oggigiorno!