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Con un nome che si presume ispirato da The Final Agony degli Zouo, viene naturale aspettarsi la rissa crust che è in effetti The Imminent Slaughter. Voce, chitarra, chitarra, basso, batteria, cassetta, dodici pollici, otto canzoni, diciotto minuti e trentacinque secondi. La discografica parla di influenze britanniche, statunitensi, svedesi e, appunto, giapponesi (G.I.S.M., Death Side, Zouo, Gauze, Disclose…): tutto vero, a proprio modo, come spesso in questi casi, tuttavia pare in netto svantaggio lo stile svedese – per lo meno quello classico. Né si arrivano ad incorporare molti elementi metal, come fanno o facevano –che so?– i Nails, per menzionare una leva nuova.
I pezzi presentano una certa varietà e troviamo il fattore D-beat (“Propaganda Bleeds”), il fattore americano (“Closing Curtain”), il fattore Napalm Death e loro diretti ispiratori (“Diabolism”) e il fattore che è lì con te sottopalco e, senza tanti complimenti, ti scaglia contro il soffitto del centro sociale putrido nel quale i cinque stanno macinando di tutto in compagnia di gente di simil risma (“Hacked Pieces”).
Le differenze coi loro predecessori degli anni ottanta sono le solite: la batteria del disco dei Last Agony è ripassata, i Last Agony si fanno docce con regolarità, i Last Agony non dicono nulla di nuovo, i Last Agony pubblicano i dischi anche in formato incorporeo e via dicendo. Inoltre, vengono dall’Ontario, in Canada, e forse non sono poi così esageratamente tanti i gruppi crust dell’Ontario.
Se vi càpitano sotto tiro. O viceversa.