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Carissimi amici di Heavy Metal Webzine, è con immenso onore che mi accingo a darVi conto del ritorno discografico di un’autentica icona del prog. Sto parlando degli olandesi Kayak, supergruppo nato nell’A.D. 1972 grazie all’unione del tastierista Ton Scherpenzeel e del batterista Pim Koopman, musicisti a cui si aggiunsero il cantante Max Werner, il chitarrista Johan Slager ed il bassista Cees van Leeuwen. Dopo essere stata reclutata dalla EMI, aver pubblicato il proprio esordio discografico ed averne riscosso un discreto successo, la band non dormì sugli allori, come si suol dire; anzi, sfornò una serie di album e di singoli che ne decretarono un certo successo e la proiettarono nell’olimpo del progressive.
Proprio quando tutto sembrava andare per il meglio, ecco che il gruppo dovette però affrontare la dolorosa sostituzione sia del batterista sia del cantante. Per fortuna, fu trovato Edward Reekers, un talentuoso cantante che era sempre stato anche un loro fan e che, coadiuvato da due voci femminili, riuscì a colmare la lacuna e permise ai Kayak di poter pubblicare il sesto album, Phantom Of The Night. A questo lavoro seguirono altre buone produzioni, a consolidazione del successo dei nostri. Ma la malasorte era in agguato. Nel 1982, a seguito di dissidi interni innescatisi dopo la pubblicazione di quella piccola “pietra miliare” del prog che è Merlin (di cui si segnala una vera e propria suite dedicata al leggendario mago medievale), fu deciso per lo scioglimento. Così, la fine della prima era della storia dei Kayak si poté dire conclusa.
Ma ecco che, come una vera e propria “araba fenice”, nell’anno 2006 la band letteralmente risorse, in una formazione ora a sette elementi. A seguito di Kayakoustic, fu pubblicato lo splendido Close To The Fire, album segnato dal ritorno del batterista Pim Koopman e dall’ingresso del nuovo cantante Max Werner. A causa di alcuni problemi di salute, quest’ultimo fu sostituito dall’ex cantante dei Vandenberg Bert Heerink, poi membro stabile lungo ben tre album, tra cui le splendide opere rock Merlin – Bard Of The Unseen e Nostradamus – The Fate Of Man. Ma la notizia più clamorosa fu il ritorno in formazione del cantante Edward Reekers e l’ingresso della cantante Cindy Oudshoorn. Dopo aver, nel 2008, celebrato i trentacinque anni di carriera, la band fu letteralmente distrutta, durante il tour di Letters From Utopia, dalla tragica ed inattesa morte del batterista e compositore Pim Koopman.
Nel 2010 la band risorse nuovamente e pubblicò Anywhere But Here, un autentico tributo a Koopman che vede la presenza del nuovo batterista Hans Eijkenaar. Dopo aver pubblicato l’altra opera rock Cleopatra – The Crown Of Isis, prima dell’inizio del tour a suo supporto, come un fulmine a ciel sereno i due cantanti della band, Reekers e Oudshoorn, annunciarono la loro decisione di lasciare. Nel 2018 il gruppo riuscì a ritornare in pista con una nuova formazione comprendente, come unico membro originale, Ton Scherpenzeel, splendidamente affiancato dal cantante Bart Schwertmann, dal cantante e chitarrista Marcel Singor, dall’ex bassista dei Pain Of Salvation Kristoffer Gildenlöw e dal batterista provvisorio Collin Leijenaar. Quest’ultimo suonò solo dal vivo e fu poi sostituito al momento del ritorno in formazione del mitico Hans Eijkenaar.
Sin dagli esordi la band si è votata anima e corpo alla ricerca di sonorità prog dannatamente sinfonico e melodico. Dopo essere entrati a far parte dell’etichetta Inside Out, ha potuto finalmente regalarci la perla che mi accingo a recensire.
Sin dalle prime note l’ascoltatore viene letteralmente proiettato in sonorità ed atmosfere che fanno tornare in mente i vecchi fasti degli Alan Parsons Project. Per farsene una chiara idea basta ascoltare “Out Of This World”, una delle punte di diamante dell’intero lavoro, caratterizzata dallo splendido duello chitarra-tastiera splendidamente affiancate dalla titanica sezione ritmica, dal cantato polifonico e dall’autorevole presenza dei violinisti Maria-Paula Majoor, Daniel Torrico Menacho e Francesco Vulcano. Gli amanti del pop rock troveranno piena soddisfazione ascoltando “Waiting”. Una citazione a parte meritano sicuramente “A Writer’s Tale” e “Ship Of Theseus”, due splendide suite di inestimabile valore, la favolosa, strumentale e dall’inconfondibile andatura prog “Critical Mass” e le meravigliose, amabili ed altamente emozionanti ballad “As The Crow Flies” e “The Way She Said Goodbye”.
Siamo dinnanzi ad un album che, grazie ad un’alchemica miscela di AOR, prog, rock, pop e parti sinfoniche e ad una produzione a dir poco maniacale, mette ancora una volta in piena luce, se mai ce ne fosse stato bisogno (considerata la lunghissima carriera della band), la classe, l’energia e la potenza che sono ormai un vero e proprio marchio di fabbrica dei Kayak.
Questo è un CD che tutti coloro che amano la musica con la “M” maiuscola non possono non ascoltare. Speriamo solamente di poter avere l’onore ed il piacere di poterli ammirare anche dal vivo il prima possibile, in modo da farci nuovamente travolgere dalla loro classe, dal loro carisma e dalla loro energia.