Visualizzazioni post:799
Ladies and gentlemen, è con immenso piacere che mi accingo a recensire il ritorno discografico degli svedesi Havamal, progetto nato nel 2016 dall’unione dei chitarristi Lennie e Kjel, del cantante Björn, del bassista Pontus e del batterista Rodrigo Valenzuela e che, sin dagli esordi, si è votato alla ricerca di sonorità che fossero un’alchemica e letale miscela di viking, black, power e death metal, splendidamente impreziosita da parti sinfoniche ed orchestrali. Dopo essersi ritrovata senza batterista, la band riesce a pubblicare l’EP di debutto “Call Of The North” – in cui il chitarrista Lennie suona anche le tastiere – e completa la formazione con l’ingresso dell’ex batterista di Hostile Reaction, Mort e Write Your Will, Andreas Herlogsson. Da qui gli Havamal iniziano una durissima, estenuante ma altamente fruttuosa gavetta live che contribuisce a migliorare la loro amalgama nonostante la defezione, nel 2018, del bassista Pontus, poi splendidamente sostituito dalla bassista Sandra. Dopo essere stati notati dall’etichetta Art Gates Records, nel 2019 riescono a pubblicare il loro meraviglioso e spettacolare CD di debutto, “Tales From Yggdrasil”, e ricominciano la loro frenetica attività dal vivo. Prima di rinchiudersi in studio, la band si trova a dover affrontare un altro cambio di formazione, a causa dell’abbandono della bassista Sandra, sostituita dal talentuoso ed eclettico Tino “Saurus” Vesanen (ex membro di Maggot Therapy ed Ashard). Dopo aver ricompattato nuovamente la formazione, il gruppo è riuscito a dare vita, dopo due lunghissimi ed interminabili anni di attesa, ad uno dei loro progetti più ambiziosi: “The Shadow Chapter”, il successore del proprio debutto. Ma lasciamo che sia la musica a parlare.
Sin dalle prime note di “The North Awakens”, l’ascoltatore è letteralmente travolto da un’aura malvagia e sulfurea che lascia ben presto il posto alle potentissime ritmiche, assassine e terrificanti, di “Fenris”, un’autentica mazzata in pieno stile folk, viking, black, melodic death e power metal, splendidamente impreziosita da inserti orchestrali che fanno tornare in mente i vecchi fasti di Ensiferum, Wintersun, Kalmah, Equilibrium e Brymir. “Nidhoggr” ed “Empire Of The Ashen Sun” sono caratterizzate da sonorità molto rotonde e sinfoniche, con le tastiere che fanno la parte del leone ed un cantato molto gutturale. Ciò che sorprende è che il gruppo non si limita a pure e semplici scopiazzature, ma rende il tutto molto originale, grazie anche a delle ottime parti cantate, leggere e dannatamente coinvolgenti. Gli amanti dei brani epici troveranno piena soddisfazione ascoltando le oscure e malvagie “Kraken” e “Jormungandr”, mentre si torna a premere sull’acceleratore durante l’esecuzione di “Nornir’s Call”, una vera e propria mazzata nei denti caratterizzata da riff di chitarra taglienti splendidamente intervallati da inserti di death melodico. I fan delle sonorità black e viking raggiungeranno il proprio nirvana ascoltando le sulfuree, atmosferiche, melodiche e terrificanti “Hel” e “The Curse Of Grendel” – quest’ultimo, brano caratterizzato dal cantato dannatamente gutturale efficacemente sorretto da sonorità sinfoniche: il brano narra, manco a dirlo, la storia del demone Grendel e chiude in maniera maestosa questo splendido lavoro, un album che non deve assolutamente mancare nella discografia degli amanti della musica di gran classe.