HALLOWED BUTCHERY – Deathsongs From The Hymnal Of The Church Of The Final Pilgrimage

Titolo: Deathsongs From The Hymnal Of The Church Of The Final Pilgrimage
Autore: Hallowed Butchery
Nazione: Stati Uniti D'America (Maine)
Genere: Death Doom Metal, Noise Apocalittico, Folk
Anno: 2021
Etichetta: Aesthetic Death

Formazione:

Ryan Scott Fairfield: voce, programmazioni, chitarra, sintetizzatore
Edward Tardiff (ospite): basso


Tracce:

01. Ever Gloom
02. The Altruist
03. Flesh Borer
04. Death To All
05. Internment
06. On The Altar

https://www.instagram.com/hallowedbutchery/
https://deathscreamrecordings.bandcamp.com/


Voto del redattore HMW: 8,5/10
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Qualche nozione: registrato nel 2018 e nel 2019, uscito su cassetta autoprodotta nel 2020, ri-pubblicato ora sia su cassetta (Death Scream Recordings) sia su CD (Aesthetic Death); Greg Chandler si è occupato della ri-masterizzazione di entrambi i formati della nuova edizione. Espressione artistica del fosco Ryan Scott Fairfield, Hallowed Butchery è alla sua sesta creazione ed è interessante notare che sulla stampa originaria di DFTHOTCOTFP è indicato Edward Tardiff al basso (i due condividono esperienze in tali Toxic Cross e Terrible Old Man, veniamo a scoprire) e che l’accreditamento è però scomparso sulla ristampa; in questo articolo, è stato scelto di mantenere la menzione di Tardiff.

Se musicalmente l’opera è un manifesto di creatività e personalità, tematicamente presenta e rappresenta un’esperienza personale di Fairfield, vissuta anni addietro quando si imbatté in una micro-comunità domiciliata in un bosco del Maine. lo stile di vita di quelle persone prendeva (e tutt’ora prende, ci si auspica) le distanze da ciò che è, filosoficamente ma anche il più possibile materialmente, « modernità ». È l’approccio pagano, pre-moderno, alla morte ad aver funto da comburente concettuale a Deathsongs From The Hymnal Of The Church Of The Final Pilgrimage – per inciso, oltre ad un libretto dai crismi soliti, nella confezione ne è accluso un secondo, che raccoglie alcuni scritti/dogmi del creatore della succitata comune.

Tra la sontuosa “Ever Gloom” – un affresco di chitarre prima pulite poi distorte, di vocalità metalliche prima epiche poi death, di Type O Negative e di gelidi programmi – e la folk-apocalittico-meditativa “On The Altar”, si schierano disordinatamente i freddi sussurri di “Death To All” (poi squarciata da profonde ed ancor più fredde rasoiate), la malsana e sempre più elettronica “The Altruist”, “Interment” e il suo abisso paludoso, il singhiozzo noise apocalittico e poi neo-folk di “Flesh Borer”.

Lontano dalle porcherie occidentali, lontano dalle porcherie monoteiste, le strade della morte sono infinite.

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