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Cuore del XVII secolo, Russia, Mosca. Grazie all’appoggio dello zar Алексей Михайлович Романов / Aleksej Michajlovič Romanov (Alessio I) ed il decisivo beneplacito del sobor (il concilio ortodosso russo), il già arcivescovo di Новгород / Novgorod, Никита Минин / Nikita Minin, diede seguito con storico successo alle istanze di modificazione dei testi sacri tradizionali mosse da una crescente frangia di osservanti. Dall’altro lato della barricata, un’inamovibile sacca di resistenza respinse con forza l’apertura a precetti spurî, di sangue cattolico-occidentale. Fu quindi il raskol – lo scisma: da una parte i riformisti, pedine nel gioco politico del Patriarca Nikon, e dall’altra i dissidenti (gli Antichi Ortodossi o Vecchi Credenti).
Questo il tema di Ash. Il quale, come a voler realizzare un’inversione, un’antitesi all’idea di separazione, vive invece di unione – tra gli instabili Goatpsalm e i caotici Horthodox.
La cenere, quella delle migliaia che scelsero il martirio precoce del corpo a quello prolungato dell’idea, si posa a scacchiera su elementi indigeni, sui silenzi legnosi di “The Last Days”, sul respiro nebbioso che alimenta “Night Over Onega”, sull’inquietudine di “Horned Shades Of His Servants”. Mentre “When God Went Silent” vive dei suoi stessi mantra funebri: un riposo tormentato.
Non ci si lasci ingannare dalle promesse accattivanti in “A House With No Windows”.
Qui giace la quiete degli oppressi e brucia l’orrendo fuoco del sopruso.