ELDRITCH – Eugene Simone


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ELDRITCH – 30 anni di musica

A poche settimane dall’uscita di Eos, mi sono fatto una chiacchierata con Eugene Simone, chitarrista e co-fondatore dei toscani Eldritch. 

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Ciao Eugene, non posso che iniziare facendoti i più sentiti complimenti per questo vostro Eos. Come ho scritto nella recensione (HMW Top Album!), penso che non avreste potuto celebrare in modo migliore i vostri trent’anni di carriera!

Grazie mille! Onoratissimi di essere Top Album!

 

Parliamo quindi del disco. Raccontateci qualcosa di più: dal processo di composizione (come sono nati i pezzi? chi ha scritto cosa?) a quello di registrazione (come, quando e dove?).

La stesura dei pezzi è iniziata verso i primi del 2020. Ce la siamo presa comoda, diciamo, sia perché volevamo fare qualcosa di cui essere davvero sicuri, sia perché la pandemia ha tolto qualsiasi altra possibilità ai gruppi eccetto quella di stare chiusi a suonare in casa o in studio singolarmente. Riguardo agli autori di musica e arrangiamenti, ti dico che introduzione (“Dead Blossom”), “The Cry Of A Nation” e “Fear Me” sono state scritte da Oleg, la ballata “I Can’t Believe” è stata scritta dal bassista Dario Lastrucci, mentre tutto il resto è opera del sottoscritto. Testi e linee vocali sono opera di Terence. Quindi puoi ben capire che il processo di composizione è nato da un lavoro individuale condiviso però con tutto il gruppo, attraverso scambio di file ecc. La batteria è stata registrata nei Magnitudo Studios del nostro fonico che ci segue dal vivo, Maro Ribecai, chitarre e voci nel mio studio, mentre Oleg e Dario hanno fatto le riprese dei propri strumenti, rispettivamente, nei loro studi. La parte di missaggio e masterizzazione è stata affidata, come sempre da dieci anni a questa parte, ai Domination Studios di Simone Mularoni.

 

Per quanto riguarda i testi, da cosa sono stati inspirati? C’è qualche brano al quale siete più legati e, se sì, perché?

I testi si ispirano a situazioni di vita vissuta e trattano principalmente i risvolti psicologici che spesso ne derivano. Terence riesce a rendere al meglio se canta qualcosa che sente ed è giusto che sia così, secondo noi. Crediamo inoltre che quanto scrive e interpreta ben si adatti alla nostra musica. Il pezzo a cui siamo forse più legati è “Sunken Dreams” perché è quello che rispecchia maggiormente quello che gli Eldritch sono adesso e sono stati in passato.

 

In generale qual è o quali sono i vostri pezzi preferiti? Io mi sono gustato parecchio “Failure Of Faith” e “I Can’t Believe It”. Devo ammettere che ho un debole per i vostri lenti! 

Come già anticipato nella precedente risposta, sicuramente “Sunken Dreams”. Per il resto, è difficile fare una selezione perché ci piacciono tutte in egual misura. Mi fa piacere che ti siano piaciute sia “Failure Of Faith” sia “I Can’t Believe It”. La prima, essendo il pezzo che apre l’album, è evidentemente riuscita nel suo intento di rimanere subito in testa pur essendo un pezzo non immediatissimo. L’altra poiché rispecchia il nostro umore nelle ballate, che è sempre intimista e malinconico, con la differenza che mai prima d’ora avevamo usato strumenti ad arco.

 

Quali aspetti di questo album sono più legati alla vostra tradizione sonora e in cosa invece questo lavoro risulta essere, se non unico, almeno diverso dai precedenti lavori?

Il rientro di Oleg ha inevitabilmente riportato echi del passato più lontano e di questo siamo davvero contenti, perché era quello che in parte volevamo. Questo però non ha assolutamente spinto a fare l’album fotocopia di Headquake o El Niño. Per noi è sempre stato fondamentale un graduale rinnovamento e penso che siamo riusciti nell’intento di portare avanti un discorso musicale nuovo ma con spruzzate del nostro passato più celebrato. Vorrei menzionare anche Dario Lastrucci, perché il suo modo di suonare, non lontanissimo da quello del nostro bassista storico Martin Khyn, ha contribuito a far riassaporare i primi Eldritch.

 

Parlando della prova vocale di Terence (che ho adorato, come sempre), cosa è cambiato, se qualcosa è cambiato, durante gli anni nel suo modo di cantare?

Terence, nonostante il passare degli anni, non ha perso minimamente le potenzialità della sua voce. Ha solo imparato a gestirla meglio. Gli basta un po’ di allenamento per tornare al suo livello. Negli ultimi album abbiamo preferito restare su una gamma vocale equilibrata, ma su Eos si è spinto sulle note alte come non faceva da un po’. Considerando che ha registrato le sue parti dopo alcuni problemi di salute lasciati alle spalle pochi giorni prima, direi che ha fatto un gran lavoro.

 

Eos segna il ritorno in studio di Oleg: cosa ha significato la presenza, nuovamente, non solo di un membro importante come Oleg, di un tastierista fisso in formazione?

In realtà noi, da Gaia’s Legacy in poi, abbiamo usato le tastiere in modo stabile con l’ingresso di un signor tastierista come Gabriele Caselli, che poi però, dopo Tasting The Tears, è rimasto saltuariamente e come elemento esterno, per le registrazioni. Il rientro di Oleg ha significato molto sia in termini musicali che umani. È stato il tastierista dei primi tre dischi, quelli che in qualche modo hanno lasciato il segno. È stato uno degli artefici di quelle sonorità e sa bene cosa sono gli Eldritch e come far rendere al meglio i pezzi, con soluzioni in cui può spaziare a trecentosessanta gradi. È un grande tastierista, arrangiatore e compositore, ma anche un amico con cui abbiamo condiviso i momenti più belli della nostra carriera. Siamo felicissimi di riaverlo con noi.

 

Non è la prima volta che inserite una cover in un vostro disco – penso a “I Will Remember” dei Queensrÿche che compare in Tasting The Tears oppure a “My Sharona” dei The Knack, che è stato anche uno dei singoli di Reverse. Da cosa è stata dettata la scelta di “Runaway” dei Bon Jovi?

Inizialmente stavamo lavorando ad un’altra cover, di cui non posso rivelare il titolo perché probabilmente decideremo di proporla più avanti. Pensando che uscisse come brano extra, ci sembrava sprecata in quanto si trattava di un pezzo piuttosto elaborato. Abbiamo quindi optato per uno più leggero, sfruttando la vecchia passione di Terence per l’hard rock americano. Ho proposto “Runaway” perché mi immaginavo troppo bene la sua voce su quel pezzo e l’idea è stata accolta benissimo da tutti gli altri, in particolare dallo stesso Terence che infatti lo ha cantato alla grande. In realtà, poi, ai ragazzi della Scarlet (la nostra etichetta) è piaciuta a tal punto che hanno deciso di inserirla nella scaletta ufficiale e non come bonus :)

 

Come ho detto all’inizio, quest’anno celebrate i trent’anni di attività. Sicuramente avrete avuto dei momenti importantissimi e fondamentali per la vostra carriera, quello che però mi farebbe piacere sapere sono alcuni degli episodi più divertenti, sul palco e dietro le quinte, che vi sono capitati.

Se hai un’oretta di tempo, ti racconto… ahahah… Cercherò di essere sintetico ma ci vorrebbe davvero una vita per raccontarli tutti.

Alcuni litigi tra Martin e Oleg in studio e in tour, culminati con frasi rimaste storiche. Il famoso mix analogico di Seeds Of Rage negli studi Cappanera terminato alle cinque di mattina e durante il quale al fonico dell’epoca, Marco Viciani, veniva urlato di tutto, per ricordargli le operazioni da fare a pezzo in corso (panpot! delay! alza chitarra! ecc.) e lui doveva essere bravo a farle, altrimenti dovevamo ripartire da capo. Poi, vabbè, venticinque giorni di tour in camper partiti con tutte le buone intenzioni, ma dopo tre giorni già tutto sfuggito di mano :D

Un episodio divertente che ricordo, accaduto sul palco, si verificò a Bochum tanti anni fa: nessuno di noi si era accorto che Martin si stava togliendo la camicia e siamo partiti a fuoco con un altro pezzo mentre lui ci urlava, inutilmente, che non era ancora pronto :D. Ce ne sarebbero a migliaia da raccontare, anche molto più recenti…

 

Oltre ai trent’anni di carriera, quest’anno celebrate anche i dieci anni con la Scarlet Records. Come è nato l’interesse dell’etichetta milanese per gli Eldritch e come si è sviluppato, fino ai nostri giorni, questo rapporto?

Non ricordo di preciso come è avvenuto il primo contatto ma posso dirti che ci conoscevamo già da tempo. Avevamo bisogno di un’etichetta che non ci creasse problemi dal punto di vista artistico e con cui avere dei contatti un po’ più stretti. Con Scarlet non abbiamo mai avuto problemi. Certo, ogni tanto qualche confronto c’è, come è normale che sia quando si lavora insieme. Per il resto, ci hanno sempre dimostrato una stima infinita senza mai mettere bocca sul nostro operato artistico. Lavoriamo insieme per cercare di ottenere il massimo e far conoscere la nostra musica.

 

Grazie, ragazzi, della disponibilità dedicata ad Heavy Metal Webzine. Speriamo di vederci ad un prossimo vostro concerto o, mal che vada, a gustarci della carne di gran qualità alla Porkeria BBQ di Mr. Holler :P

Grazie a voi! Eh, magari qualche concerto… Speriamo! Altrimenti a cena da Terence, lì non si sbaglia mai :D

 

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