PHIL STILES – The Anchorhold

Titolo: The Anchorhold
Autore: Phil Stiles
Nazione: Regno Unito
Genere: New Wave/Post-Punk, Elettronica e Noise Rock
Anno: 2021
Etichetta: Trepanation

Formazione:

Phil Stiles: chitarra, programmazione, sintetizzatore, voce

Richard Allslop (ospite) chitarra solista in “I’m Not Done Yet” e “It Follows Me”
Mark Gatland (ospite): basso in “I’m Not Done Yet”
Kyle Brandt (ospite): voce in “C21H22N202”
Brett Minnie (ospite): basso, programmazione e voce in “Reflections From An Echo Chamber”
Pauline Silver (ospite): percussioni in “Reflections From An Echo Chamber”
Matt Steady (ospite): voce in “The Wanderer”
Tomek Wolski (ospite): basso in “Sleep Take Me”
Roger Morter (ospite): basso in “It Follows Me”


Tracce:

01.   I’m Not Done Yet
02.   C21H22N202
03.   Reflections From An Echo Chamber
04.   Dance Fucker
05.   End This Way
06.   The Wanderer
07.   Sleep Take Me
08.   Silence
09.   It Follows Me


Voto del redattore HMW: 6,5/10
Voto dei lettori: 5.3/10
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Non siete anche voi colpiti dalla grande massa di testimonianze di coloro che, durante l’isolamento pandemico del 2020, si sono trovati a tu per tu la sconfortante realtà di non riuscir a tollerare la convivenza con sé stessi? Persone in condizioni di efficienza fisica – casomai perfettamente a proprio agio allo squallido cospetto di lettori ottici che ne scandiscono i codici a barre della spesa, di caselli autostradali disabitati, di invalicabili centraliniste sintetizzate e pre-registrate, di multe elevate grazie ad obiettivi fotografici che non sentono ragioni, di grigi armadî in plastica che erogano rivoltanti sputi all’odor di caffè.

Ma c’è sempre qualcuno che trae vantaggio dai patimenti altrui. Nel caso di specie, il patimento genera arte, l’arte può trovare un pubblico e quel pubblico oggi siamo noi.

Phil Stiles ” e “ The Anchorhold ” sono solo parole che, come già altre prima di loro, hanno solleticato la corda giusta nell’insondabile organo della curiosità. Sicché ci si è documentati quanto basta, si è scoperto che Stiles ha anche un gruppo – tali Final Coil –, si è scelto di non indagarvi troppo e si è così giunti ad un parere il più, come dire?, isolato possibile attorno al suo operato personale.

The Anchorhold mette mano a un’ampia gamma di stili, tutti figli di una sensibilità che da un punto a cavallo tra post-punk e new wave arriva al noise rock, passando per un’elettronica dal passo lento e autunnale, e si mostra come velata di un non so che di Gary Numan e curata con arrangiamenti sempre scarni.  Con l’eccezione di “C21H22N202” (sorta di muto tributo ai Deftones) e “It Follows Me” (scarto di Rob Zombie più un assolo metallaro?), l’atmosfera è parecchio britannica.  Qui abbiamo gradito particolarmente l’ipotetico blocco centrale: la nenia funeraria che è “The Wanderer”, il pavimento bristoliano di “End This Way”, l’introspettiva “Dance Fucker” (bel pezzo) e le tensioni di “Reflections From An Echo Chamber” (chi altri ci sente qualcosa di Big Thing, dei Duran Duran?).

Storie di confinamento; storie di sconfinamento.

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