BAD HABIT – Adult Orientation

Titolo: Adult Orientation
Autore: Bad Habit
Nazione: Svezia
Genere: Rock Melodico/Hard Rock/AOR
Anno: 1998
Etichetta: MTM Music

Formazione:

Bax Fehling: Voce e Cori
Hal Johnston: Chitarre
Sven Cirnski: Chitarre
Jaime Salazar: Batteria
Patrik Sodergren: Basso
Christer Hermodsson: Tastiere (ospite)
Sara Heurlin: Voce e Cori (ospite)


Tracce:
  1. Shine Your Light On Me
  2. Heart Of Mine
  3. Everytime I See You
  4. Miss It When It’s Gone
  5. If I Could Do It All Again
  6. Lost Without You
  7. Suddenly
  8. When The Sun Goes Down
  9. Hard Rain Fallin’
  10. Make It Easy
  11. Makin’ The Headlines
  12. Girl
  13. Forever

Voto del redattore HMW: 8/10
Voto dei lettori: 8.2/10
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“Adult Orientation”. Titolo pratico, no? Anche un po’ irriverente, se vogliamo. Tutto sommato i Bad Habit hanno sempre avuto idee chiare sul percorso artistico da seguire; se pensate che qualsiasi complessino da prom di fine anno scolastico possa rivisitare con credibilità “More Than A Feeling”, recuperate “After Hours” (1989), poi ne riparliamo.

In realtà i cinque ragazzoni spaesati ritratti in copertina vogliono solo suggerirvi che il materiale che trovate inciso su questo dischetto, rilasciato dalla defunta MTM nell’ormai lontano 1998, è orientato verso un pubblico adulto. Ecco, state già pensando a contenuti sessualmente espliciti, violenza verbale e blasfemie assortite! Beh, siete completamente fuori strada. Ma li avete visti? Forza, alzi la mano chi ha pensato ai Back Street Boys… I primi tre probi che segnaleranno il proprio nominativo al Megadirettore Gaudenzi riceveranno un regalo con dedica personalizzata durante il consueto baccanal, ehm, banchetto dell’Epifania offerto da HMW, al quale siete tutti invitati. («Ma come non si farà, ma Direttore, me lo aveva promesso! Non lo consente? I contagi aumentano? Vabbè, non è giusto però!» Alle volte mi verrebbe voglia di scriverlo in cielo “Il Megadirettore è uno…” [rumore di scafoide e semilunare che si frantumano]).

Dicevamo? Scusate, allora (sto scrivendo con la sinistra), proviamo a fare i seri…che negli ottanta la scena scandinava fosse una fucina di talenti in ambito hard rock è storia nota. Abbiamo scritto hard rock, e aggiungiamo melodico, con cognizione di causa, poiché per entità come Europe e Treat, TNT o Skagarack – forse con l’unica eccezione degli Alien – l’AOR musicalmente inteso era più che altro un’influenza, un costituente chic mai troppo egemone. I Bad Habit nascono quindi in un ambiente musicale in costante evoluzione, quello dell’hard svedese, che solo nei decenni successivi svilupperà una scena adulta più ortodossa – e nostalgica – culminata per chi scrive nelle eccellenze di Street Talk e Work Of Art.

Aggirandosi sui confini labili tra i (sotto)sottogeneri del rock melodico, in questo quarto lavoro i nostri si sbilanciano verso la melodia pop più amabile e mettono in secondo piano tempra hard rock e riverberi ottantiani. Mica facile! Senso della misura e rispetto per la regola ferrea dell’arrangiamento sopraffino diventano aspetti fondamentali se la metà dei brani in scaletta è costituita da dolci semi-ballate, giocate sulle nuance giallo-brune tra zucchero liquido e caramello: “Everytime I See You” non può non ricordare i Roxette, “If I Could Do It All Again” sembra estratta da “Loud & Clear” (che cori, ragazzi) mentre “Make It Easy” parte da “Hysteria”; è il duetto languido tra Bax e Sara Heurlin in “Forever” a chiudere la prima parte di carriera del gruppo, riattivato dalla nostra Frontiers nel 2005 con la pubblicazione di “Hear-Say”, primo capitolo di una trilogia di nuovi classici in cui Johnston/Marabel e il prezzemolino Salazar (Allen-Lande, Last Tribe, The Flower Kings e cento altri) provano a riqualificare l’hard melodico moderno, centrando l’obiettivo con “Atmosphere” dieci anni fa. Va meglio con l’orientamento? Ce lo auguriamo. Se così non fosse, lo scorso ottobre Border Music ha pubblicato “Autonomy”, dopo ben due lustri di silenzio. E adesso comportatevi da adulti.

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