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Tre mesi di ascolti. Inizialmente ripetuti, a raffica; poi intervallati da rassegne calligrafiche d’ogni sorta, alla ricerca di un parallelismo che osasse approssimarsi a tanta sfacciataggine: death metal vecchia scuola da sette in condotta, thrash neorealista, epic metal sull’isola di Attu, AOR nuova età dell’oro…niente da fare, Kids In A Ghost Town non si batte. E funziona. Eccome. Dopo diciotto secondi di “A Fanfare For The Reliable Rebel” si viaggia già in modalità sospensione dell’incredulità, sull’onda di verosimiglianza e uniformità logica. Solo così elementi “diversamente affini” possono saldarsi in un corpo del tutto coerente e rendere il patto tacito tra i Nestor e gli inermi ascoltatori solido come titanio.
Desmond Child e Holly Knight, Steinberg & Kelly, Jack Ponti e David Paich, Alan Pasqua e Jim Peterik… Sono tutti presenti alla festa di Tobias Gustavsson e Jonny Wemmenstedt, che brindano con Blue Lagoon (o Negroni Sbagliato?) a un decennio di trionfi irripetibile, durante il quale la melodia più cromata e muscolare ha scombinato palinsesti, lustrato rotocalchi e infiammato colonne sonore epocali, accumulando un patrimonio di suggestioni e simboli dal quale è possibile attingere ciclicamente, con la certezza di conquistare ogni volta nuovi estimatori, pronti ad ingrossare le file degli irriducibili nostalgici.
Una festa iniziata dalla fine, nel 1989, anno-ponte verso un futuro che avrebbe nuovamente mischiato le carte, per estrarre dal mazzo solo fiori e picche: riverberi settantiani ed estremismi pungenti soppianteranno romanticismo e perfezione formale, lasciando cuori e quadri nelle mani di pochi giocatori incalliti. Ad essi – e alla loro discendenza – è dedicato trent’anni dopo lo sforzo creativo di Ironlord e compagni, che recuperano stilemi e iconografia ottantiana con giocoso rispetto, frullando Zemeckis e Bon Jovi, Volvo 240 e Giant, Samantha Fox e class metal in un frappè iperproteico e multi-vitaminico che dona tonicità ad ogni fibra muscolare e leviga la pelle come un esfoliante alle tre ceramidi essenziali: Demi Moore e Sharon Stone ne sanno qualcosa, vero Tobias?
“Our mission:
To restore the glory of rock.
To protect the legacy and re-invent the
iconography of rock.
To be fresh.
To play as fast and loud as we can”.
Missione compiuta.
! Album enorme ! Coi Nestor non si può parlare di semplice band hardrock.. loro sono di più sono un movimento anzi i portavoce i leader di questa rinascita revival del vecchio(nuovo) rock.. di classe ovviamente. Certo qualcuno obietterà che già i NightFlightOrchestra hanno intrapreso questo cammino qualche anno addietro ma.. come già detto questi Nestor sembrano crederci di più ! e si sa volere è potere !
Musicalmente il discorso è semplice: prendete e chiudete in una stanza (ehm uno studio di registrazione sarebbe meglio) Survivor BonJovi Kiss e i suddetti NightFlightOrchestra e mixate a dovere..