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Secondo disco per gli Spectral Darkwave, gruppo tutto inglese ed alquanto peculiare: già la copertina richiama temi lovecraftiani benché ambientati in spazi siderali e luoghi lontani dal pianeta Terra. Si tratta di un album molto dinamico, che mischia vari generi e che colpisce sin dal primo ascolto, per l’approccio particolare, mai banale. Alcuni passaggi mi ricordano i The Vision Bleak, ma decontestualizzati e ricreati a immagine e somiglianza di qualche orrore cosmico.
La cartella promozionale parla di “dark industrial death e doom metal” e devo dire che la miscela creata dagli Spectral Darkwave può essere intesa come figlia di tali propensioni. Sono rimasto particolarmente colpito da At Outer Dark, nonostante io non sia un fan del genere, e a mio avviso costituisce un buon biglietto da visita per il trio inglese.
Le undici canzoni scorrono come un macigno che, piano piano, viene trascinato per andare a comporre una costruzione megalitica: le contaminazioni e le sorprese sono dietro l’angolo ogni maledetto secondo ed a volte è piuttosto difficile scovarle tutte. Sicuramente ci troviamo di fronte ad un disco ricco sotto il profilo compositivo e questo mi è piaciuto molto.
In definitiva, posso dire che gli Spectral Darkwave hanno dato alla luce un album di qualità, sia per gli appassionati del genere sia per chi, senza paure o preconcetti, vuole tentare ascolti nuovi per trovarsi catapultato nello spazio alieno, al cospetto di divinità folli e antiche come l’universo. Nell’attesa di potere un giorno vederli dal vivo, vi consiglio il classico ascolto qui sotto prima di buttarvi nell’acquisto…