FIT FOR AN AUTOPSY – Oh What The Future Holds

Titolo: Oh What the Future Holds
Autore: Fit For An Autopsy
Nazione: Stati Uniti D'America (New Jersey)
Genere: Deathcore
Anno: 2022
Etichetta: Nuclear Blast

Formazione:

Will Putney: Chitarra
Pat Sheridan: Chitarra
Tim Howley: Chitarra
Josean Orta: Batteria
Joe Badolato: Voce
Peter “Blue” Spinazola: Basso


Tracce:

01. Oh What the Future Holds
02. Pandora
03. Far From Heaven
04. In Shadows
05. Two Towers
06. A Higher Level of Hate
07. Collateral Damage
08. Savages
09. Conditional Healing
10. The Man That I was Not

Durata totale: 45:19


Voto del redattore HMW: 8/10
Voto dei lettori: 7.3/10
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Con la loro ultima pubblicazione, gli americani Fit For An Autopsy ritornano nelle cuffie dei patiti di deathcore, un genere tanto recente quanto abusato e non sempre qualitativamente apprezzabile, perlomeno per via dell’elevatissimo numero di uscite annuali che per forza di cose non consente di stare al passo con la possibilità di scoprire nuove leve, magari abili e capaci.

D’altronde se alcuni nomi nel corso degli anni tendono a spiccare maggiormente rispetto al marasma di gruppi con chitarre con un numero di corde pari o superiore a sei, si può desumere che tali nomi siano effettivamente rappresentanti e ambasciatori di buona musica.

Il nuovo Oh What The Future Holds è il sesto capitolo della discografia del gruppo del New Jersey e rappresenta senza dubbio un passo vincente e destinato ad essere ricordato, in primis nel novero della già citata discografia del gruppo ed in seguito per la genuina tensione emotiva che se ne può ricavare durante l’ascolto. Già dalle note del pezzo “Oh What The Future Holds“, posto in apertura, ci si possono creare delle aspettative: siamo davanti ad un disco duro, pesante, gonfio di pessimismo e, cosa che in fondo conta di più, assolutamente devastante sotto l’aspetto sonoro, nonostante alcuni ricorsi a passaggi con voce pulita da parte del cantante Joe Badolato.

Non potendo citare ogni singolo brano, mi limiterò a consigliarne alcuni: “Savages“, il più veloce del disco con all’interno un coro che facilmente vi si stamperà in testa; “Far From Heaven“, con il suo piglio che si può riscontrare all’interno delle opere dei mitici Gojira; “Two Towers” e la sua aggressività calibrata con classe e con un occhio ad un certo tipo di progressive (leggi Jinjer). Valùto naturalmente tutti i restanti pezzi più che valevoli e possibilmente utili per coloro i quali non avessero confidenza con il deathcore.

Le ultime annotazioni sono relative ai testi, profondi e crudi e ben adatti a chiederci “cosa ci riserva il futuro?”. Forse l’annientamento da parte delle forze della natura? Chissà…

Copertina stupenda, vi invito ad andare a scoprire anche quelle precedenti.

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