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Lì dove i segreti godono di gran favore generale. L’intimità, la segretezza, il piacere di non sapere ciò che non vuol esser saputo; il godimento dell’attesa e nell’attesa, ma in completa assenza di attese. O di aspettative. Lì dove ci si batte per proteggere la sacralità dello stupore e della mancanza, l’ingenuità della sorpresa. Lì dove ci si affanna a sostenere la curiosità benevolente, lo stimolo culturale – stimolo tradito spesso ma assecondato sempre. Moluchtas si rivela quanto basta.
La sua musica è un treno nella notte, un convoglio semi-deserto che corre diritto, su rotaie costruite dagli spettri della mente. Poche fermate, pochi derelitti. Nessun biglietto di favore. Tutto da evitare: una stazione vale l’altra. Non è consentito il riposo, qui è richiesta la resistenza.
Telos Terminus è la raccolta di quanto contenuto nelle due cassette pubblicate da Moluchtas nel 2021, Into Nothingness a maggio e The Inexorable Imprecation Of Being a novembre. Quando il death metal si fa insensibile e ottuso. Sorta di Master spinti un parallelo più su. I suoni sono cupi e solitarî, la voce sorda, filtrata, rasa, spettrale. Difficile dire quali strumenti siano veri (chitarra, basso e tastiera lo sembrano) e quali no (batteria e percussioni, appunto, no). Pur in un binario di omogeneità e ripetitività – ma i pezzi hanno invero frequenti variazioni interne –, qui al covo hanno per ora prevalso “The Awakening” e “The Quintessence Of Emptiness”.
Per menti salde.