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Avvicinarsi con circospezione agli Hate & Merda fu ed è un atto istintivo (homo sapiens non ha istinti, ma concedetemi la figura). Come gestire qualcosa che, fin dal nome, è sempre parso ostentato e capzioso? Come scrostarsi eccezionalmente di dosso un po’ della cronica diffidenza? E poi, in fondo, chi diamine sono mai gli Hate & Merda per meritarsi tante attenzioni?
Il primo passo è stato scovarne le parole in rete (le parole sono importanti), il secondo frugar cupidamente nel nostro reparto «NOISE E INDIPENDENTE VARIA» quindi farne un ripasso (i dischi sono importanti). È spuntato solamente La Capitale Del Male – be’, poco? male: è comunque una buona porzione del loro catalogo.
Sono scorsi i giorni… poi altri giorni… fino a che… d’accordo… d’accordo, maledetti bastardi, mi avete convinta. Più vi conosco e più sono sicura che stiamo dalla stessa parte.
In Ovunque Distruggi, penetrante paronimia fondata sul settimo capolavoro del Vinicio nazionale, una scabra coppia tenta con le unghie e con i denti di esorcizzare l’astio e l’indecenza, la nausea interrelazionale e il baratro interiore, il tradimento. La palude di un presente che annaspa nel deserto del futuro (« I tronchi spezzati degli alberi […] Va tutto a fondo […] È troppo tardi, è tardi, è troppo tardi »). Un fascio enorme ed asciugato di Grinch, Massimo Volume, Cop Shoot Cop, OvO, Godspeed You! Black Emperor, Helmet e Suicide (chi ho tralasciato?) si illude di sfogare speranze infrante sul nascere, il dolore di una vita a senso unico (« Dove credi di andare? Non c’è uscita »).
“Zoster”, “Un Coltello Sotto Il Letto Divide Il Dolore In Due” … e soprattutto “Peculiar Cerbero” e “Cardioide” sono episodi forse apicali di un disco aperto da una (ulteriore) bellissima copertina e chiuso da un motto di rejezione forse tanto a senso unico quanto una vita che non conosce condoni: « o tutto o niente ».