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Uno dei primi investimenti dell’ascolana Dornwald fu il decimo lavoro di Dark Awake, maggiore tra gli sfoghi discografici di Shelmerdine e di cui i lettori più assidui ed onnivori di HMW potrebbero aver scorso il trafiletto riguardante Hekateion, circa due anni fa (allora stampò l’Aesthetic Death). Tre anni prima della dedica alla divina Ἑκάτη / Ècate, usciva Atropos Of Eudaimonia, disco musicalmente un po’ più a fuoco.
Fatto salvo il gradito excursus nel repertorio della creatura di Tony Wakeford, della quale fu riletto “Kneel To The Cross”, brano di Lex Talionis (album registrato nel ’90 in Sicilia, quasi come a pre-sancire un legame mediterraneo tra Sol Invictus e Dark Awake), l’opera abbraccia sonorità essenzialmente dark ambient. Ci sono aperture verso il cosiddetto death industrial e qualcosa di più vicino a una frangia neo-classica. Tematicamente è denso di simbolismi, impastato com’è di proposizioni a carattere alchemico, filosofico, astronomico – e, a proposito di pensatori, gli appassionati troveranno forse interessante la recitazione di uno stralcio greco di « Così Parlò Zarathustra », per bocca di Shelmerdine VI° stesso.
Nella massa praticamente sterminata di nomi che si dilettano nel genere, Dark Awake non è sicuramente una priorità ma, per chi avesse una discoteca già sufficientemente fornita, può divenire un nuovo cassetto in cui piazzare quattro o cinque titoli di valore.