VIOLENTOR – Manifesto Di Odio

Titolo: Manifesto Di Odio
Autore: Violentor
Nazione: Italia
Genere: Thrash Metal
Anno: 2022
Etichetta: Time To Kill Records

Formazione:

Ale: Voce, Chitarra
Gigi: Basso
Micha: Batteria


Tracce:

01. Manifesto Di Odio
02. La Paura Uccide
03. Facciamo La Guerra
04. Vendetta Privata
05. Ballad of the Free Spirits
06. Senza Limite
07. Siete Tutti Morti
08. Tieni D’Occhio La Tua Strada
09. Il Fondo


Voto del redattore HMW: 9,5/10
Voto dei lettori: 6.0/10
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Il mondo non è più quello che conoscevamo. Oltre due anni di pandemia, crisi economiche ed ora un conflitto armato di cui nessuno sa prevedere lo sviluppo o le conseguenze.
C’è qualcuno però che non molla, che ha fatto di questa sofferenza uno sprone a lottare e a non piegarsi, qualcuno che ha deciso di dire basta e che istiga alla ribellione. Sto parlando dei Violentor.

Il loro ultimo lavoro si chiama Manifesto di Odio ed è un concentrato di rabbia, risentimento e furia iconoclasta. La copertina dice già tutto. Un campo di battaglia dove tra decine di scheletri inermi svettano croci rovesciate ed al centro del quale si erge minaccioso il tristo mietitore. Questo disco introduce una caratteristica nuova rispetto alle loro pubblicazioni precedenti. Il trio infatti per la prima volta adotta il cantato in italiano. Una scelta coraggiosa che risulta però vincente, in quanto i testi ne guadagnano in immediatezza. Spinti probabilmente dall’urgenza artistica di gridare il proprio disappunto e feroce dissenso contro la società e questo nostro tempo malato.

In circa mezz’ora di durata del disco nove brani velenosi ci vengono sputati in faccia.

La formazione toscana non fa sconti a nessuno e vengono prese di mira tutte le istituzioni, lo Stato, la chiesa, Dio e persino l’uomo comune, disprezzabile come i suoi carnefici. Il disgusto per la società è tangibile ed il verdetto finale è la pena capitale. La tecnica del gruppo è notevole, la chitarra serratissima, tesse ritmiche precise e taglienti, seguita da un basso sferragliante che si amalgama ad una batteria che molto di frequente si produce in sfuriate blast-beat affrancandosi così dai canoni più stretti del thrash. Il loro sound nell’insieme non si allontana troppo dal suono a cui ci avevano abituato coi dischi precedenti eccezion fatta per il brano che sancisce la metà del disco. “Ballad Of The Free Spirits”, unico episodio cantato in inglese, una sorta di intermezzo allucinato che consente all’ascoltatore di riprendere fiato prima della battaglia finale.

Non é un messaggio di pace e speranza questo viaggio coi Violentor, semmai l’esatto contrario. Ci sono cose che andavano dette e loro lo hanno fatto con brutale schiettezza.

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