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Nelle puntate precedenti… giunti all’ostello di Firenze il trio incontra un quarto elemento con il quale muoversi alla volta dei Metallica e così tra un discorso e l’altro esce fuori un evento che si sarebbe tenuto la settimana successiva vicino a Torino…
Ho avuto così modo di venire a conoscenza della serata organizzata al Barocchio di Grugliasco con ospiti vari complessi della zona torinese e limitrofi. Il locale, una vecchia chiesa sconsacrata, è adibito a luogo comune con sala concerti interna e ampio spazio esterno nel cortile dell’edificio.
Al mio arrivo, le danze sono già state aperte dagli Around The Deep e il sotto palco è gremito di persone che ondeggiano la testa al ritmo di questi ragazzi, dediti ad un metal vario e cangiante in ogni brano, senza però esimersi anche a qualche “spinta prepotente” in occasione di diversi pezzi, decisamente spinti e orientati verso il metal estremo; sono 3 attualmente i singoli pubblicati dalla band. Il cantante Antonino Spezzano si esibisce completamente ricoperto di pittura bianca, nera e rossa e devo dire che è sempre divertente vedere un po’ di sana devozione alla causa del metallo. Anche i quattro membri impegnati agli strumenti si dimostrano sereni e abili in occasione di passaggi complessi delle canzoni proposte, tra le quali alcune cover.
Antonino Spezzano a.k.a. Scream It alle vocals
Ciprian Grigore a.k.a. Gregowski al basso
Lorenzo Borlenghi alla chitarra
Riccardo Bazzinelli alla batteria
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Alessandro Villa dei Nabla Dot, turnista alla chitarra (non fa parte degli Around The Deep)
1) Intro “Jazz Session”
2) Bring A Gun To School (Emmure cover)
3) ”Untitled”(inedito)
4) 44 Days In Hell
5) Hazia Lethal Dose
6) Solar Flare Homicide (Emmure cover)
7) 2nd Sucks (A Day To Remember cover)
8) War (Burzum cover)
9) “Around The Deep” (inedito)
I secondi ad esibirsi dopo una mezz’ora, sono gli Hopeless Party, gruppo che propone una versione più sferragliante, schizofrenica, imperturbabile e tediosamente esistenziale di una sorta di post-punk o, come da loro identificato, Emo-core, in grado di far scatenare tutti i presenti fino alle ultime file tra balli e pogo. La proposta è divertente e rende bene anche dal vivo. Urge qui fare i complimenti a Federico Colzani, fonico situato al piano rialzato della struttura, in grado di far rendere bene gli sforzi di tutti i musicisti dei quattro concerti di serata. Dopo un po’ più di una ventina di minuti, è ora di scendere dal palco dopo una buona dose di applausi per i cinque.
Emanuele Belloni e Gheorghe Rusu – chitarre sferraglianti
Carolina Dema – voce e tedio esistenziale
Davide Facelli -batteria schizofrenica
Daniele Gozzi – basso imperturbabile
Scaletta:
1) stupor
2) ananke
3) croste
4) teknoranger
5) parallasse
6) i sotterranei
E’ il momento dei Fermi Paradox che con una formazione a quattro, propongono un incendiario spettacolo all’insegna di un veloce e scatenato punk il quale in diversi momenti riesce ad alternare efficacemente sezioni da baraonda assoluta, (dove addirittura interviene in aiuto al pogo anche un disastrato carrello della spesa all’interno del quale si riversano i festaioli spettatori) a breakdown massicci e pieni di groove. Il bassista del gruppo, Riccardo Paolucci, al quale va data una grossa fetta di merito nell’organizzazione della serata, picchia come un fabbro il suo strumento coprendo purtroppo, per via di alcune disattenzioni tecniche dalla console, la chitarra di Alessandro Ciffo per una buona parte della scaletta. Poco male! Ci pensa la cantante Febe Gili a tenere alta la tensione, scendendo anche dal palco in mezzo al pubblico in un momento particolarmente concitato in prossimità della conclusione del set. Finale affidato a “Territorial Pissing” e via di nuovo con le scarrellate alle caviglie dei presenti!
Riccardo Paolucci al basso
Davide Lodato alla batteria
Febe Gili alla voice
Alessandro Ciffo alla chitarra
1) Territorial Pissing
2) Thunderbolt + Security
3) Never Fight a Man With a Perm
4) Suburban Home
5) Bluebell + Sueg
6) Hertz
7) Blackout
8) Bjork SHH SHH + Colossus
9) Ducter
10) Heel/Heal
11) War
(Bis) Territorial Pissing
Infine, è il momento dei No More Extasy, artefici di un post-metal di grande impatto e violenza, accolti decisamente bene dagli spettatori consci di dover resistere un’ultima volta ad una mezz’ora di deflagrazione sonora di grande impatto. La capacità del quartetto risiede nel coinvolgimenti di tutti i presenti chiamati addirittura ad un wall of death nello spazio angusto del locale oltre che all’assoluta intransigenza stilistica e lirica. Si porta ad esempio di quanto appena dichiarato il brano “Fuck The Church” il cui testo, seppur non particolarmente vario, ha il merito di caricare a molla tutti quanti con le blasfemie sbraitate dal bassista Ludovico Ameli. Verso l’una di notte si conclude anche l’ultimo concerto ed è tempo di fare un conteggio delle vittime e delle tibie sparse sul pavimento. BRAVI TUTTI!
Diego Tasca – voce e urla mortali
Andrea Molino – fabbro della batteria
Enrico Micalizio – chitarra solista micidiale con i soli infernali
Ludovico Ameli – basso slap ai 400bpm
Scaletta
1- Prisoner (death brain)
2- cheddar
3- H.H.
4- Too many Puppies (cover dei Primus)
5- Fuck the Church (interpretazione libera violenta a suon di blasfemie)
6- Parents Pollution
Per concludere vorrei ringraziare i ragazzi del Mostro Collective di Torino che dopo alcuni scambi a ping pong e quattro salti in pista al ritmo del dj KABX, mi hanno dato un passaggio verso il centro città, soccorrendo un appiedato e malconcio redattore. Squisiti.
I grandi eventi sono da sempre l’apice per chi segue e adora il metal e la musica dura in generale, ma è soltanto grazie a piccole realtà come queste che si riesce a tornare a contatto con l’essenza e lo spirito che in origine animarono i pionieri della musica estrema: passione, ribellione e rabbia esplosiva. Hail!