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Ho atteso di avere la mia copia fisica (acquistata ovviamente, sempre per quel discorso di supporto alle band che popolano l’underground) e di rimettermi un minimo in pari con HMW prima di lanciarmi negli ascolti di Possessed By The Moon, il nuovo album che i nostri connazionali Gengis Khan pubblicano a poco più di un anno di distanza dal valido Colder Than Heaven.
L’album è foriero di diversi cambiamenti, come l’approdo nei ranghi dell’etichetta americana Stormspell Records ed i movimenti in formazione, che vedono l’avvicendamento dietro le pelli tra Giannantonio Lassi e Gianni Lorenzini (ex Rex Inferi e Midway, tra gli altri!) e l’ingresso delle tastiere di Lee Under. Ecco, la presenza in lineup di un tastierista è l’elemento che ci introduce alla novità più grande di Possessed By The Moon, ovvero una variazione importante nel sound complessivo della band: rispetto al recente passato e pur mantenendone la potenza e l’impatto, l’heavy metal dei Gengis Khan si è sviluppato in una forma decisamente più melodica e dalle atmosfere più marcate, siano esse evocative o maggiormente oscure.
Anche un ampio uso dei cori a supporto della voce di Frank Leone – sempre abrasiva ma dalla grana meno ruvida, mi ha ricordato i Powerwolf – contribuisce a rendere più orecchiabile la proposta dei Nostri, sostenuta da una produzione ottima e dal taglio piuttosto attuale ottenuta, ancora una volta, presso i Domination Studio di Simone Mularoni. In generale, non ho niente da dire sulle canzoni, potenti e divertenti come devono essere, ben suonate e dal buon tiro: l’energica opener “Possessed By The Wolf”, “Possessed By The Moon” e le suggestioni generate da “In The Name Of Glory” rappresentano a dovere il percorso intrapreso dalla band, che in questo nuovo album inserisce pure una ballad dalle atmosfere oscure come “Eternal Flame”, dove il contrasto creato dalle vocals di Frank mi è risultato di non facile digestione.
Inoltre, ho apprezzato il travolgente heavy metal di “Sandman”, “Extreme Power” – se non erro gli unici due brani dove il gruppo italiano non ha inserito tastiere – e “Long Live The Rebels”, tre buoni pezzi che trovo più vicini alla via sonora battuta con il precedente album. Detto della musica, voglio spendere due parole per la bellissima copertina di Possessed By The Moon firmata da Alan Lathwell e, a differenza di Colder Than Heaven, nel libretto ci sono i testi delle canzoni, altro fattore che ho molto gradito.
In conclusione, con Possessed By The Moon i Gengis Khan cercano di ampliare non solo la loro proposta musicale, ma anche la fetta di pubblico a cui è rivolta: in questo senso, missione compiuta grazie ad un buonissimo disco anche se, personalmente, li preferivo più grezzi e ruvidi come nel recentissimo passato. Al di là dei gusti personali, i Gengis Khan valgono le vostre attenzioni: dategli una possibilità, se la meritano.