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Cisza Po Tobie (traducibile approssimativamente con IL SILENZIO DOPO DI TE) è il quarto album in studio dei Faust, provenienti dalla Polonia, attivi nel panorama metal da ben venticinque anni. Questa loro nuova uscita è un disco molto intenso e curato nei dettagli, sia in termini strettamente musicali che di contenuti.
Un elemento che ho sempre apprezzato in un gruppo e che ritrovo qui è l’orgoglio e la fierezza per il proprio retaggio culturale. Si può infatti appartenere alla macro categoria del Metal (in tutte le sue varie declinazioni) pur mantenendo vive quelle che sono le caratteristiche uniche che ogni Paese possiede, a partire dalla lingua madre, in cui è cantato il disco.
La copertina ritrae una Madonna dallo sguardo triste con in braccio il suo bambino, contornata da frutta in deperimento e insetti; c’è un senso di malessere che si evince già da questa presentazione.
La formazione polacca in una recente intervista ha svelato la storia che si cela dietro le canzoni. È il racconto della fuga di un genitore col proprio figlio dalla guerra e dalla società. Una società i cui costumi, basati su valori cristiani, sono ormai diventati corrotti e marci. Quegli stessi valori in nome dei quali si odia, si combatte, si uccide, si discrimina e si ignora chi è in sofferenza.
Il contenuto musicale è allo stesso tempo, drammatico, aggressivo, furioso, malinconico e riflessivo.
L’uso degli strumenti folkloristici e come accennato sopra, del cantato in polacco, conferiscono all’intero lavoro una certa aurea di veridicità in cui possiamo solo vagamente immedesimarci.
Troviamo nelle varie tracce moltissimi elementi che arricchiscono la brutalità del loro ottimo Thrash Metal (qui anche in chiave antimilitarista) come l’utilizzo di una voce femminile evocativa ed ammonitrice, triste e consolatoria. La voce maschile si esprime invece con un registro rabbioso e potente ad enfatizzare i temi trattati: genocidi, stupri, immigrazione, persecuzioni e via dicendo.
Numerosi gli interventi strumentali, su tutti l’introduzione e la traccia conclusiva che funge al tempo stesso sia da orazione funebre che da ninna nanna perché nella filosofia dell’autore del testo (sempre in riferimento alle sue dichiarazioni) guardando a tutto questo attraverso la sua prospettiva, la morte non esiste.
Il ciclo è concluso.
Che dire, un gran disco, molto personale e ben realizzato. Consigliato!